A Strasburgo gli europarlamentari, schiacciati dalle pressioni delle lobby di gas e del morente sogno dell’atomo, dirottano malamente i fondi destinati alla transizione green.
In questa torrida estate resa ancora più soffocante dai preoccupanti scenari internazionali di un mondo che non sembra trovare pace, tra scenari pandemici, guerre alle porte dell’Europa, mercati a picco e caro prezzi, i temi ambientali a fatica tornano a squarciare il cielo plumbeo, come fulmini in un temporale estivo. O se vogliamo, come flash abbaglianti in una memoria appannata e confusa, ci ricordano improvvisamente che il lungo periodo di siccità che sta seccando i fiumi di mezza Europa non è “bel tempo” prolungato o che il dramma della Marmolada non è un evento realmente così “imprevedibile” come abbiamo letto e ascoltato da più parti in questi giorni. Sono, anche e soprattutto, gli effetti dei cambiamenti climatici.
É bene ricordare – e imparare una volta per tutte – che la parola “crisi” non può essere associata solo all’economia, alla finanza o alla politica, ma che esiste la crisi climatica che colpisce forte già oggi e lo farà con ancora più devastante violenza nei prossimi decenni, soprattutto se non prendiamo provvedimenti di contrasto e adattamento realmente efficaci.
Per questo non è di buon auspicio quanto votato la scorsa settimana al Parlamento Europeo: la nuova Tassonomia Verde che ora include anche il gas fossile e il nucleare. Una scelta compiuta nonostante il parere fortemente contrario di gran parte della comunità scientifica e degli esperti, anche quelli direttamente interpellati dalla stessa Commissione per la stesura del nuovo regolamento, riuniti nella Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, oltre al voto contrario delle Commissioni Ambiente ed Economia.
Facciamo un piccolo passo indietro e definiamo, a scanso di equivoci e in estrema sintesi, di che cosa si è discusso negli ultimi mesi. La Commissione Europea nel 2019 si è impegnata in un poderoso “deal” (lo European Green Deal) promettendo di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050. Chiaramente per realizzare una transizione verso un’economia climaticamente neutra servono ingenti investimenti in tutti i settori economici. Compito della Commissione Europea è dunque quello di definire azioni e progetti capaci anche di incrementare l’ammontare degli investimenti privati necessari al raggiungimento degli obiettivi dell’European Green Deal. Non esistendo una concezione condivisa di cosa è sostenibile e cosa non lo è, risulta pertanto indispensabile redigere una definizione ufficiale comune a tutti gli Stati Membri e tutti gli operatori di mercato. Uno strumento che settore per settore classifichi cosa è sostenibile dal punto di vista ambientale, una sorta di vocabolario della sostenibilità. La Tassonomia verde.
Con la nuova versione, che include appunto gas e nucleare, il futuro della transizione energetica dell’intero continente e pertanto la qualità della vita di centinaia di milioni di cittadini e cittadine, rischia di essere seriamente compromessa, dato che centinaia di milioni di euro di investimenti potranno essere dirottati dalle rinnovabili a fossile e nucleare, rendendoci ancora più schiavi dal gas e ricattabili dai paesi esportatori, come la Russia, senza dimenticare che chi vorrà inseguire l’impossibile sogno di un rinascimento nucleare nel breve termine avrà uno strumento in più.
Tra gli aspetti che lasciano interdetti è l’incredibile incoerenza tra il voto sulla nuova Tassonomia e la direzione intrapresa dai recenti dall’UE sulle politiche ambientali, concretizzatasi con i recenti Green Deal, Fit for 55, Next Gen Eu e RePower EU che anche il nostro Paese ha ratificato. Con questo provvedimento tiriamo una brusca frenata perché come per magia e con una decisione senza nessuna base scientifica, da oggi il gas fossile e le scorie nucleari secondo la maggioranza degli europarlamentari non avranno impatti negativi sull’ambiente. Chiaramente una responsabilità che mina il nostro futuro e che pesa sulle spalle anche degli europarlamentari veneti, cinque su sei hanno votato a favore della nuova tassonomia, che con il voto a favore di gas e nucleare si sono distinti per la loro insensibilità al tema.
Francesco Tosato, Coordinamento Giovani Legambiente Veneto