Un’inchiesta pubblica sull’inceneritore e poche, pochissime risposte. Ecco le quattro domande di Legambiente.
Legambiente ha partecipato all’inchiesta pubblica sull’inceneritore di S. Lazzaro tenutasi la settimana scorsa. Lo ha fatto ponendo quattro domande che riassumono le perplessità dell’associazione sul progetto della quarta linea presentato da HestAmbiente alla Regione Veneto. Sfortunatamente l’azienda ha dato una risposta specifica a solo uno dei nostri quesiti, sul quale ci rimangono comunque forti dubbi. Non ci resta dunque che ribadire i motivi per cui questo progetto non ci convince e riproponiamo le nostre domande in vista della Conferenza dei Servizi prevista il prossimo 22 novembre.
Si vuole infatti far passare per ammodernamento un progetto che sotto diversi aspetti continua invece a sembrarci vecchio. Crediamo che non ci si possa limitare ad un miglioramento tecnologico sostituendo le linee più obsolete con una nuova quarta linea, ma che debbano essere rivisti anche gli obiettivi che si pone un impianto come questo, aggiornando la capacità di incenerimento autorizzata. Altrimenti, proprio mentre si moltiplicano gli sforzi per aumentare la raccolta differenziata, avremmo un considerevole aumento di rifiuti bruciati proprio in un contesto urbano e inquinato come quello di Padova.
Così come, mentre tutto il mondo si adopera per diminuire gli sprechi energetici, non è una scelta al passo con i tempi quella di potenziare un inceneritore senza sapere se il calore prodotto verrà davvero sfruttato con il teleriscaldamento.
Quattro domande di Legambiente per l’inchiesta pubblica
Perchè bruciare a Padova il 60% dei rifiuti del Veneto?
A San Lazzaro si vorrebbero bruciare 245 mila t/anno di rifiuti, contro i 160 mila degli ultimi anni. Si tratta di fatto di un grosso potenziamento dell’impianto. Stando ai dati comunicati dalla Regione proprio in questi giorni, nei prossimi anni a San Lazzaro si potrebbe così bruciare più del 60% del rifiuto secco residuo di tutta la Regione. Non si può accettare un impianto così grande in un contesto urbano già molto inquinato come quello di Padova, oltretutto a due passi dal nuovo ospedale.
Esistono certezze sull’incenerimento dei PFAS?
Nella nuova linea dell’inceneritore di S. Lazzaro è previsto anche lo smaltimento di fanghi contaminati da PFAS. Eppure lo stesso Assessore Regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ha dichiarato che non c’è certezza sulle tecniche da mettere in atto per scongiurare possibili conseguenze sul piano ambientale e per la salute dei cittadini. L’incenerimento dei PFAS è stato recentemente stralciato dalle autorizzazioni dell’impianto veneziano di Fusina e non si capisce come si possa pensare di farlo ora a Padova, in mancanza di basi scientifiche avvalorate da istituzioni nazionali competenti come l’Istituto Superiore di Sanità.
Che garanzie sul teleriscaldamento?
Il progetto prevede l’ipotesi di sviluppo di una rete di teleriscaldamento che sfrutti il calore prodotto dalla nuova 4a linea dell’inceneritore. Anche in occasione della realizzazione della 3a linea dell’inceneritore 10 anni fa venne prevista l’ipotesi del teleriscaldamento ma poi non se ne è fatto nulla. Nell’inchiesta pubblica Hestambiente ha dichiarato che senza teleriscaldamento non si spreca energia perché l’energia termica prodotta dalla combustione dei rifiuti, oggi viene convertita in energia elettrica. Eppure ci sembra che con il teleriscaldamento e un impianto di cogenerazione di energia sia elettrica che termica, si avrebbe un’efficienza molto più alta e un minor spreco energetico. Altrimenti perché predisporre l’impianto al teleriscaldamento se quest’ultimo non porta benefici?
Perché lo studio epidemiologico non si fa prima di potenziare l’impianto?
HestAmbiente si impegna a collaborare con le istituzioni per uno studio epidemiologico indipendente ma intanto vuole realizzare la quarta linea. Visto che lo studio serve ad escludere che le emissioni dell’impianto abbiano un impatto negativo sulla salute dei cittadini, riteniamo sarebbe più opportuno svolgere lo studio prima e non dopo aver potenziato l’impianto.
Sandro Ginestri, Presidente Legambiente Padova