Sabato 26 novembre dalle 15,30 si terrà a Padova in via Vescovado l’happening “L’eccezione che migliora la regola”.
Lo promuove la rete “Muoviamoci – a ruota libera” per richiamare l’attenzione della cittadinanza e della politica su varie questioni riguardanti la mobilità, in particolare le Zone 30 e i doppi sensi per le biciclette.
I doppi sensi per le biciclette nelle strade a senso unico, recentemente legittimate da un parere del Ministero dei Trasporti, consentono sia uno snellimento del traffico in zone urbane, la diminuzione del numero di veicoli inquinanti ingombranti e maggior sicurezza per tutti gli utenti della strada. Le strade del centro di molte città storiche, tra cui Padova, erano state pensate e costruite quando gli utenti erano pedoni e cavalli, non certo automobili e SUV.
È per questo che è necessario oggi ripensare la mobilità, tornando a mettere al centro mezzi di trasporto conformi al tempo e al luogo in cui viviamo. La rete “Muoviamoci – a ruota libera” chiede dunque una regolamentazione specifica e la relativa segnaletica che consentano il doppio senso per le bici nelle vie in cui la questione è particolarmente sensibile (via Vescovado, via Tadi, via Barbarigo, via S. Francesco) e in generale in tutta l’area del centro storico di Padova, che diventi di conseguenza una grande Zona 30.
Le zone 30 (di cui noi di Ecopolis abbiamo già parlato qui) sono aree urbane in cui la velocità è limitata a 30 km/h, che producono benefici molteplici: dalla riduzione di oltre la metà dello spazio di arresto dei veicoli a quella del numero di incidenti, dalla diminuzione del numero e dell’entità dei feriti al minor consumo di carburante, fino alla generale diminuzione dell’inquinamento atmosferico e acustico. La riduzione della velocità a 30 km/h non avrebbe un vero impatto sui tempi di viaggio: in un centro storico di una città europea fattori come il traffico, i semafori, gli attraversamenti pedonali ed, infine, la ricerca di parcheggio producono una velocità media generale di poco superiore ai 15 km/h.
Le zone 30 e i doppi sensi per la bicicletta hanno insomma un’enorme ricaduta sulla qualità della vita di tutti, anche di chi la bicicletta non la usa: non è un caso, infatti, che la cultura della ciclabilità è più diffusa in Europa proprio nei Paesi con qualità della vita più alta. In molte città italiane le zone 30 e i sensi doppi per le bici sono presenti in modo più incisivo; all’estero tali misure sono addirittura vere e proprie regole a cui gli utenti della strada sono ormai abituati. Non così a Padova che nell’ultimo periodo ha visto aumentare divieti nei confronti delle biciclette, che, dove possono passare si trovano spesso in presenza di pedoni, in una situazione pericolosa per entrambi: solo in via Manin è presente il doppio senso per le bici.
L’evento di sabato si svolgerà in via Vescovado (segui l’evento su facebook qui), una delle vie più critiche per la convivenza di biciclette, automobili e pedoni. Dalle 15,30 verrà spiegato ai passanti cos’è una zona 30 e un doppio senso per le bici, e in che modo tali misure possono migliorare la mobilità urbana di tutti.
Verranno esposti i cartelli che in tutta Europa regolano il fenomeno della cosiddetta “ciclabilità diffusa” e verrà disegnata una pista ciclabile che dall’incrocio tra via Vescovado e via Barbarigo, andrà verso l’esterno del centro, in direzione di via Euganea. Sabato pomeriggio la partecipazione di tanti ciclisti e non solo sarà un’occasione di festa ma anche di riflessione, in particolare sulla direzione che la nuova amministrazione della città dalla primavera prossima vorrà prendere. È necessario che anche a Padova la politica si interessi della ciclabilità diffusa, questione sentita dai molti residenti che si spostano in bicicletta.
Diego Zarrella, referente Ciclofficina de La Mente comune
In realtà un’automobile a 30 km/h consuma ed inquina sensibilmente di più rispetto a quello che fa andando ai 50 km/h.
In quanto alla pericolosità, se un mezzo largo 2 m percorre una strada larga meno di 3 e incontra una bicicletta contromano indipendentemente dalla velocità non è una situazione sicura.
Per quanto riguarda l’esempio di via Vescovado, per una bicicletta basterebbe scegliere via dei Tadi per non essere contromano, la deviazione al massimo sarebbe di 300 m (circa 1 minuto di percorrenza).
infatti, non è una questione di inquinamento (per altro gli studi dimostrano che le emissioni andando a 30 o 50 km/h sono paragonabili, è superati i 50 (ed in accelarazione da fermi) che aumentano le emissioni (cfr. Royal Automobile Club Foundation for Motoring).
Il problema è il rischio incidenti; aumentando la velocità aumenta esponenzialmente la distanza di frenata e le conseguenze dell’impatto.
Per altro il codice italiano è dettagliato; i doppi sensi di marcia per bici si possono fare in strade larghe almeno 4,25 metri, come via Vescovado che è larga fra i 5,2 e i 6,8 metri, salvo un solo punto (per la presenza di una colonna) che è larga 4,18 m.
Sul tempo in più percorrendo via Tadi: se ci sono centinaia di bici al giorno che fanno – non in sicurezza – via Vescovado un motivo ci sarà. I fenomeni largamente diffusi o si reprimono (quanti vigili? per quante settimane? con che costi?) oppure si cerca di governarli, legalizzandoli e mettendoli in sicurezza, facendo un’adeguata segnaletica stradale prevista dal codice. E’ la scelta fatta a Parigi, Berlino, Londra, Budapest e nelle nostre Reggio Emilia e Piacenza.