I portici di Padova: una realtà misconosciuta. Memorie di pietre, effegie e affreschi votivi

portici_padova_BonomoNon si sa quanti siano, ci sono solo ipotesi sulle loro origini, a volte fantasiose; non risultano norme sulla loro costruzione, almeno nei primi 200 anni dal primo riscontro. Eppure, ad alcune di queste incognite è oggi possibile dare una risposta.

Conoscere la lunghezza dei portici di Padova è un modo per avere un’idea del patrimonio esistente. Qualcosa di non molto diffuso: si può dire che solo Bologna è paragonabile a Padova, che non a caso ha chiesto di inserire la propria rete di portici fra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco.

Ma cosa s’intende per “portico”?

Quando si parla di “città porticata” il riferimento è il portico stradale, un percorso coperto parallelo alla strada, verso la quale si apre generalmente con un colonnato creato al pian terreno degli edifici o davanti ad essi. Deve essere ad uso pubblico, indipendentemente dalla proprietà, in genere privata.

Tutte le guide pubblicate negli ultimi anni su Padova riportano una rete porticata di 12 km. La spiegazione è da ricercarsi nell’enciclopedia on-line Wikipedia, che riporta questo dato sia sotto la voce “Padova” sia sotto la voce “portici”. In entrambi i casi la fonte è anonima.

Tuttavia questa lunghezza non è corretta poiché i cinque grandi assi del centro storico da soli misurano 9 km. Aggiungendone altri 6 (Battisti, Vescovado-Euganea, Savonarola, Beato Pellegrino e le due Riviere) i km diventano 15.

Nel 2015, per permettere un aggiornamento delle mappe comunali, è stata realizzata una misurazione sistematica in loco. La lunghezza totale di 24,756 km, è stata rilevata per mezzo di un odometro, un semplice strumento che conteggiando i giri effettuati da una ruota calibrata misura velocemente la lunghezza. Misura che troverebbe conferma anche in altri studi precedenti.

Con i suoi 25 km di portici, Padova è la seconda città per estensione, paragonabile solo a Bologna, che possiede una rete di portici estesa e ramificata come nessun’altra in Europa. Per entrambe, però, non vengono considerati i portici che si estendono fuori delle mura, tra cui i 4 lungo il percorso che collega Bologna al Santuario di San Luca, considerato il portico stradale più lungo in Europa.

La rete “porticata” di Padova possiede molte altre peculiarità.

I portici, infatti, presentano alcune caratteristiche architettoniche che, per quantità e qualità, distinguono Padova dalle altre città italiane ed europee. Forse unici al mondo, ad esempio, gli spioncini zenitali, fori nel pavimento del primo piano sulla verticale dei portoni, per vedere chi bussa, sono, di fatto, delle telecamere ante-litteram che indicano un rapporto interno – esterno molto particolare. Se ne contano oltre 170 (vedi qui foto 1, foto 2 e foto 3). Ma ci sono anche pitture, memorie di pietra, (tra cui la celeberrima canzone della Nave) e campanelli a campanella (vedi anche foto 1 e foto 2).

I portici di Padova sono anche un grande contenitore di decine di affreschi, effigi, fregi ed iscrizioni che non appartengono alla sfera ufficiale della religione. Sono dedicati alla Madonna, a Cristo e ai Santi. Se ne contano 50 su 170 nel centro storico e almeno altrettante in tutta la città, di cui più di metà (27) nell’isola medioevale e le rimanenti (17) nella zona del Santo-Portello e in zona Savonarola (4). Sono forme di devozione che appartengono alla sfera del privato, individuale, familiare o al massimo di piccole comunità.

Dal Duecento gli edifici in muratura sostituiscono via via quelli in legno, così le pareti di molti portici e facciate di Padova vengono affrescate e si arricchiscono di colori vivaci, con motivi di vario genere, secondo le epoche, come ad esempio quelli festosi del tre – quattrocento. Purtroppo non ne sono rimaste molte, solo qualche lacerto che è emerso negli ultimi venti-trent’anni. Quelle documentate sono oltre 100 tra le quali 35 sotto i portici e un terzo di queste sono solo sotto gli archi esterni.

Sono poche ma possono ancora rendere l’idea di una città che è stata caratterizzata dal colore, ben diversa da quella cupa descritta dai viaggiatori europei negli ultimi secoli.

Fabrizio Bonomo

sintesi a cura della redazione di ecopolis

tutte le fotografie e mappe ci sono state gentilemnte fornite dall’arch. Fabrizio Bonomo. Sono visibili nel suo sito qui

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