A Padova il 2017 è stato l’annus horribilis del decennio per quanto riguarda la qualità dell’aria, fuorilegge per PM10, PM2,5 ed Ozono.
In particolare per il PM10 è da un decennio che non si registravano così tanti sforamenti del limite di legge giornaliero (50 microgrammi per mc d’aria da non superarsi per più di 35 giorni in un anno): ben 102. Bisogna tornare al 2007 per trovarne un numero maggiore (scarica tabella).
Ed è il 17esimo anno in cui Padova è consecutivamente fuorilegge per il PM10. Non solo, la nostra è anche la città più inquinata del Veneto. La media annuale del PM10 registrata nel 2017 è di 42 microgrammi/mc d’aria, contro i 40 del limite di legge ed i 20 che vorrebbe l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Ma anche ilPM2,5è a livelli record: la media annuale è stata di 32 microgrammi/mc, contro i 25 previsti dal limite di legge. Più dei 30 microgrammi del 2016, anno in cui Padova è risultato il capoluogo più inquinato d’Italia.
La sigla PM10 (Particulate Matter o Materia Particolata) si riferisce alla misura del particolato uguale o inferiore ai 10 millesimi di millimetro; uguale o inferiore a 2,5 millesimi di millimetro è invece quello indicato dalla sigla PM2,5.
Presenti in atmosfera come aerosol, sono il prodotto della combustione dei residui carboniosi, sia naturale che ad opera dell’uomo. Questo particolato è considerato, secondo gli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità e della Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), come carcinogeno di tipo 1. Le particelle sono costituite da una miscela che include carbonio, piombo, nichel, cadmio, arsenico, nitrati, solfati e miscele complesse come particelle provenienti dagli scarichi dei veicoli diesel.
Se le polveri sottili dal diametro di 10 micron sono inalabili e si accumulano nei polmoni, quelle dal diametro di 2,5 micron sono addirittura respirabili; significa che possono penetrare nei nostri polmoni fino ad accumularsi nel sangue e raggiungere varie parti del nostro organismo.
Così, se i danni legati alle PM10 sono circoscritti al sistema respiratorio, quelli legati alle PM2,5 si estendono anche ad altri tessuti. L’esposizione contribuisce al rischio di sviluppare patologie non solo respiratorie ma anche cardiovascolari ed aumentano il rischio di tumori e di morti premature.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2014, 50.550 morti premature sono state causate dall’esposizione a lungo termine a PM10 e PM2,5, e 2.900 all’Ozono. Inoltre emerge la notevole distanza dagli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: 20 μg/m³ per il PM10 e 10 μg/m³ per il PM2,5) dai dati registrati a Padova negli ultimi anni.
Infine l’Ozono: in città sono stati registrati 53 superamenti giornalieri del limite di legge per la protezione della salute umana che non dovrebbero essere più di 25 in un anno. Bisogna tornare al 2012 per trovarne un numero maggiore.
Va ricordato che reiterate esposizioni all’ozono aggravano tutte le patologie respiratorie ed anche le malattie croniche del polmone, dalle bronchiti agli enfisemi. Infatti l’ozono provoca l’infiammazione del sottile strato di cellule che riveste le vie respiratorie. Se succede frequentemente si possono procurare dei danni a lungo termine, con una riduzione della qualità della vita.
Purtroppo tra PM10 e Ozono sono stati 153 i giorni in cui abbiamo respirato aria avvelenata e fuorilegge: quasi un giorno su due. Soltanto in aprile e settembre l’aria di Padova è stata esente da sforamenti del limite di legge (vedi qui tutte le tabelle nel dossier).
E’ il traffico la principale fonte, diretta o indiretta, dell’inquinamento atmosferico urbano.
Attenzione: i mesi quando si registrano le concentrazioni maggiori delle polveri sottili sono ottobre, novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo. La nostra Amministrazione nell’immediato deve far fronte ancora tre mesi dannosi per la nostra salute. Il consiglio di Legambiente è quello di potenziare la limitazione del traffico in vigore dal 6 novembre 2017 al 13 aprile 2018 estendendo il divieto agli Euro3 diesel (a Torino ed in altri città è già vietata la circolazione degli Euro4).
Tuttavia per battere lo smog bisogna diminuire in modo permanente la mobilità automobilistica. Al di là delle misure tampone invernali servono misure strutturali: aspettando il tram, che salutiamo con favore, Legambiente indica una serie di provvedimenti, molti dei quali possono essere pianificati a breve su scala metropolitana (cfr. articolo successivo qui).
Lucio Passi – portavoce Legambiente Padova
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