Oggi 9 dicembre, dieci anni fa, usciva il numero 0 della newsletter da una idea originale di Lucio Passi, Donatella Gasperi e Franco D’Agostini, condivisa da subito con la segreteria di Legambiente Padova.
Ecopolis, poi diventata un blog, fu pensata come “un’opportunità per Legambiente e per tutti coloro che non sanno come far sentire la loro voce. Un “foglio” da riempire raccontando quello che spesso passa sotto silenzio, che si conosce solo per passaparola e troppo spesso emerge quando è tardi per poter fare qualcosa”.
Da allora il mondo è cambiato. Ma a leggere gli articoli dei primi tre numeri, spediti nel dicembre 2004, vengono i brividi: gli ambientalisti, “armati di pennelli e vernice, autocostruiscono 400 metri di pista ciclabile in via Facciolati” – è la prima notizia del numero 00 – per sollecitare l’amministrazione a fare la pista, quella vera. Sul numero 1 raccontavamo dei lavoratori immigrati extracomunitari che protestano “stufi di dover vivere sotto ricatto, con la legge Bossi-Fini che li tratta come merce, braccia da fatica e basta, non consente alcuna progettualità”. E sul numero 2, spedito il 24 con tanto di letterina a Babbo Natale, la notizia dell’approvazione da parte della Giunta Zanonato di una perequazione integrata “primo bell’esempio di pratica spregiudicata. Il prossimo, grande, regalo urbanistico si chiama “Proposta per un parco urbano integrato tra il parco Iris e il canale San Gregorio”; una massiccia colata di cemento che rovinerà per sempre il più appetitoso dei cunei verdi”.
Oggi in via Facciolati l’amministrazione neo eletta minaccia di smantellare la pista ciclabile (nel frattempo realizzata), i rigurgiti razzisti investono la nostra città, aizzati in modo irresponsabile per fini elettorali e non si riesce – ancora – a capire che gli immigrati sono una risorsa per questo paese che invecchia (il saldo tra contributi versati e spese di assistenza è positivo, cioè il Sistema Italia ci guadagna); e Bitonci, usando argomentazioni identiche a quelle del Sindaco suo predecessore, approva 7 giorni fa l’ultima colata di cemento in zona Iris, quella che mancava per distruggere definitivamente il cuneo verde progettato nel 1954 dell’urbanista Luigi Piccinato.
Ma allora cosa è mutato? 10 anni passati invano?
Non del tutto, sicuramente una parte della società è migliore.
Dal nostro piccolo osservatorio notiamo che è crescente il numero degli studenti universitari o neo laureati che ci cercano (per svolgere stage, tesi, fare l’anno di servizio civile). Sono arrivati all’ambientalismo attraverso i loro percorsi di studio o le prime attività professionali, conoscono l’Europa, hanno viaggiato nelle città eco-sostenibili straniere e vogliono portare innovazione.
La scommessa delle rinnovabili è vinta, chi ristruttura casa investe in risparmio energetico, non son più discorsi fra addetti ai lavori. Il confort domestico si abbina al tentativo di emettere meno CO2. Anche il biologico non arretra, anzi cresce a due cifre in tempo di crisi, magari re-invendandosi grazie ai g.a.s. e consolidandosi nella grande distribuzione.
Pure il mondo delle associazioni è attraversato da nuove intuizioni, dove la sperimentazione e la pratica di nuovi stili di vita sostenibili spesso diventa il tratto distintivo. Due fra le nate in questo decennio sono da ricordare: Biorekk (che ha quasi gli stessi anni di ecopolis) e La Mente Comune. Entrambe hanno dissodato in maniera originale, e con buona capacità aggregativa, temi tradizionali dell’ambientalismo: la prima concentrandosi su alimentazione, agricoltura in città, consumo critico. La seconda mettendo assieme persone che vogliono cambiare il destino degli oggetti rifiutati divertendosi, ripensandoli e trasformandoli, attraverso intuizioni creative e lavorazioni manuali.
Più recente ancora è l’apertura dello spazio di coworking CO+ creato dalla Cooperativa EST in piazza Gasparotto, zona Stazione. Una scommessa di sviluppo territoriale basato sulla rigenerazione dal basso, attraverso un presidio permanente del territorio. Cooperanti e coworker presenti quotidianamente per iniziative che vengono realizzate come accompagnamento del territorio, progettate con abitanti e frequentatori.
Il filo rosso di tutto ciò? Sono scelte individuali che si accompagnano alla consapevolezza di voler innescare cambiamento collettivo nella direzione della sostenibilità.
Per questo ecopolis non si scoraggia e siamo qui per i prossimi dieci anni a far parlare, e dialogare, il meglio di questa città. Vogliamo farlo in maniera più efficace, per questo vi chiediamo un piccolissimo contributo (clicca qui per scoprire il nostro progetto di crowdfunding lanciato oggi in coicindenza con i 10 anni).
Perché Padova non si merita di precipitare al 54esimo posto di Ecositema urbano 2014, ventesima edizione del rapporto Legambiente e Sole 24ore. La prima – guarda caso – che concentra l’attenzione sugli indicatori che descrivono quello che l’amministrazione locale fa (o non fa) per migliorare la qualità urbana (mobilità, consumo di suolo, gestione dei rifiuti e delle acque e – in generale – la qualità del proprio territorio….).
Andrea Nicolello-Rossi, direttore editoriale ecopolis
ps: in 10 anni mi vengono in mente due soli veri progetti di sostenibilità ambientale a Padova realizzati dalla P.A. (di hardware, diciamo così): il tram e il fotovoltaico sui tetti delle scuole. Dimentico qualcosa?