Caro futuro Sindaco, come ridurre il consumo di suolo a Padova?

Via_le_maniLe richieste di Legambiente sull’annoso tema del PAT sono facilmente riassumibili: rimettere in discussione le previsioni di piano, non per bloccare totalmente l’iniziativa edilizia bensì per condizionarne la quantità in funzione del reale fabbisogno e le localizzazioni in ragione di un disegno degli spazi pubblici e del sistema del verde.

La nuova amministrazione proceda rapidamente all’approvazione di una delibera che riveda il dimensionamento del PAT sulla base dell’effettivo andamento demografico del nostro Comune e quanto prima all’adozione di una Variante al Piano degli Interventi.

Sarà una delle questioni che porremo durante il confronto pubblico fra i candidati a Sindaco di venerdì 16 maggio, ore 17,45 alla Fornace Carotta, organizzato da Legambiente e altre 10 associazioni ambientaliste.

Il PAT approvato basa la sua “capacità edificatoria” (4.692.125 milioni di mc) su un fabbisogno abitativo derivante dalla previsione, sbagliata, di un incremento di popolazione stimabile in 24.185 abitanti nel decennio 2008-2018. Basta però consultare il bollettino di statistica del Comune per scoprire che la popolazione, dal 2008 al 2013, anziché aumentare è diminuita di 2257 unità ed è sufficiente consultare un’agenzia immobiliare in Internet per scoprire che attualmente sono almeno 10.000 gli alloggi invenduti in ambito comunale.

Anche per quanto riguarda l’edilizia commerciale e produttiva andrebbero fatte simili considerazioni: incuranti dell’enorme quantità di capannoni abbandonati, oltre a confermare le previsioni del PRG vigente (con circa 660.000 mq ancora inedificati), il PAT consente ulteriori ampliamenti per 413.000 mq.

Unica concessione alle nostre osservazioni è la riduzione del limite massimo relativo alla superficie agricola (SAU) trasformabile in aree con diversa destinazione, che il PAT del 2009 aveva “erroneamente” dimensionato in 667.994 mq, ridotti oggi a soli 197.142 mq (più un eventuale 10%).

Purtroppo però il verbale, reso pubblico in questi giorni, con cui Ivo Rossi e Mirko Patron hanno approvato in via definitiva il PAT, non richiede la modifica dell’articolo 11.3 delle Norme Tecniche di piano, con il quale si stabilisce che detto limite si applica solo alle nuove aree di espansione eventualmente previste dal PAT e non alle aree agricole che il PRG vigente già destinava all’edificazione: si contraddice quindi quanto stabilito dall’apposito Atto di indirizzo regionale, nel quale si richiede che nei conteggi venga considerata tutta la superficie agricola di fatto presente nel territorio comunale indipendentemente dalle destinazioni di piano regolatore.

Una norma chiaramente finalizzata a bypassare il limite SAU e a consentire l’urbanizzazione delle molte aree di “perequazione urbanistica” introdotte dalla Variante di PRG del 2004, con la quale in un colpo solo si cancellarono 4,7 milioni di mq di aree precedentemente destinate a verde pubblico avviando la cementificazione dei residui “cunei verdi” dell’originario piano regolatore di Piccinato.

In conclusione, come porre un freno al consumo di suolo, obbiettivo che quasi tutti i candidati sindaci dichiarano di avere a cuore?

Ribadiamo che risultano necessari ed evidenti il ridimensionamento del PAT e una Variante di PI che salvaguardi la rete ecologica e i terreni agricoli. In primo luogo si può evitare che le nuove espansioni residenziali, produttive e commerciali consentite dal PAT vengano poste in essere. Bisogna infatti ricordare che il PAT definisce il dimensionamento di massima del piano ed indica orientativamente in quali direzioni ampliare l’edificato, ma non per questo ha valore “conformativo”: senza l’approvazione di un apposito Piano degli Interventi gli ampliamenti previsti rimangono puramente virtuali. E’ dunque relativamente semplice, se ve ne fosse la volontà politica, evitare i 2 milioni di mc aggiuntivi del PAT.

Appare invece più preoccupante il problema relativo ai 2,6 milioni di mc costituenti la capacità residua del PRG, divenuto ora Piano degli Interventi, destinati per circa il 75% ad edilizia residenziale privata. Sono volumetrie che ricadono spesso in aree estremamente sensibili da un punto di vista ambientale e di importanza strategica per la formazione di una vera rete ecologica in ambito urbano.

Infine, chiediamo che nelle norme di piano si stabilisca l’obbligo di attivazione di un processo partecipativo per la progettazione dei Piani Urbanistici Attuativi riguardanti aree di particolare interesse urbano ed ambientale, preliminarmente individuate dal Comune, o nei casi in cui detta partecipazione venga richiesta da un determinato numero di cittadini.

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Sergio Lironi, Presidente onorario Legambiente Padova

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