Ancora scempio di alberi sulle rive dei fiumi

La difesa del territorio dal rischio idraulico è una priorità, ma il  Genio Civile deve espletare il suo mandato con un processo condiviso con la comunità.

 

L’ultimo circolo di Legambiente in ordine di tempo a protestare contro i misfatti del Genio Civile è stato il Medio Brenta che assieme al neonato Alta padovana ed altre associazioni locali proprio in questi giorni sono usciti con un comunicato stampa netto e deciso per il taglio ingiustificato di alberi da parte del Genio Civile lungo le rive della Brenta a Limena ed a Fontaniva Ma questo non è un caso isolato, anzi. È una cattiva abitudine dell’Ente che, in nome della massima sicurezza, affida a ditte private il compito di rimuovere le alberature perifluviali che possono genericamente rappresentare un pericolo per la sicurezza idraulica.  Effettivamente l’area golenale deve essere mantenuta pulita e priva di vegetazione che possa diventare un ostacolo per il corretto fluire delle acque, ma Il Genio Civile per assicurare ciò si rivolge a ditte locali con un mandato generico che si risolve non in tagli selettivi guidati da personale qualificato, ma in tagli a raso in un raggio arbitrario dal fiume con buona pace della normativa che regola la corretta gestione della vegetazione in prossimità dei corsi d’acqua. L’ente responsabile per giustificare queste stragi si trincera dietro il Regio Decreto n. 523 del 1904 che in alcune sue parti è ancora in vigore. Ma quella era un’epoca in cui, certamente, la sensibilità ambientale era di là da venire. Tanto che oggi si può fare riferimento ad una normativa ben più articolata ed attuale, a partire dal D.P.R. 14 aprile 1993 che introduce il concetto di “ecosistema fluviale”, alla Circolare Regionale 10/10/94 n. 32 che parla di “funzioni biologiche del corso d’acqua e delle comunità̀ vegetali ripariali”,  per finire con il “Piano di Tutela delle Acque” emanato nel 2006 della Regione Veneto, che definisce criteri precisi sull’importanza e sulla gestione della vegetazione perifluviale anche con preciso riferimento alla sicurezza idraulica ed alla solidità delle sponde arginali.  I corsi d’acqua e la relativa vegetazione rappresentano un bene collettivo e costituiscono un servizio eco-sistemico fondamentale per gli abitanti del nostro territorio.

Come dicevamo, quello denunciato dagli amici di Limena è solo l’ultimo episodio. Tre anni fa, proprio di questi tempi, nel comune di Vigonovo, alle porte di Padova, sempre in prossimità degli argini della Brenta, venivano rase al suolo decine di piante assolutamente incolpevoli perché distanti anche 50 metri dalla sommità arginale. Il Circolo di Saonara presentò un esposto in Procura ai fini di verificare eventuali irregolarità, all’epoca se ne parlò sulla stampa, ci fu l’interessamento documentato del Ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza, seguirono colloqui e deposizioni. Il capitano dei Carabinieri – Nucleo Forestale pareva davvero seguire l’iter con molto interesse, ma poi è stato trasferito, e così bisognerà ricominciare da capo con una domanda di accesso agli atti e così via.

Qui abbiamo raccontato due episodi, ma negli anni si sono verificati molti altri casi simili che hanno visto impegnati i nostri circoli nel vicentino, trevigiano, veneziano.

Tornando al comunicato stampa di questi giorni, bene fanno i due circoli ad invocare un approccio partecipativo da parte del Genio Civile che deve coinvolgere amministrazioni, cittadini, portatori di interessi, figure professionali del settore e, perché no’, anche Veneto Agricoltura. Solo così si potranno mettere in atto interventi di alta levatura tecnica sul fronte del contenimento del rischio idraulico senza mettere in pericolo la conservazione degli habitat e la fruizione delle arginature e dei corsi d’acqua.

Mauro Dal Santo, redazione Ecopolis

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