La proposta di legge regionale n. 143 (DGR 2/DDL del 24 marzo 2016) in materia di “Disciplina e valorizzazione della rete ecologica regionale e delle aree naturali protette” è imperniata sul concetto che “natura-ambiente-paesaggio-territorio” debbano (e dunque possano!) restare distinti tra loro nella gestione, e che i Parchi debbano occuparsi solo di “natura”.
Un’impostazione artificiosa e perniciosa per tutte le aree protette del Veneto, in modo particolare per un territorio come quello dei Colli Euganei il cui punto di forza è proprio l’intreccio tra singolarità geologico-naturalistiche e le diffuse testimonianze di vita e di cultura. Un territorio in cui proprio l’unitarietà tra natura e paesaggio antropico ha favorito anche prestigiose e redditizie opportunità sul piano turistico-economico.
La legge istitutiva del Parco Colli (legge 38 dell’89) riconosceva questa peculiarità e conteneva precise e concrete proposte di valorizzazione in una visione unitaria del patrimonio naturale, storico, architettonico e paesaggistico.
Che cosa non ha funzionato? Le proposte di valorizzazione sono state colte solo in minima parte e la gestione dell’Ente è risultata a più riprese insoddisfacente, sostanzialmente per il troppo potere dato ai sindaci e lo scarsissimo coinvolgimento degli altri protagonisti. Cambiare si deve, dunque, ma non stravolgendo proprio la parte più valorizzante senza toccare i veri problemi.
Entrando nel merito della nuova proposta, il pericolo più grave sta nelle nuove finalità che vengono previste per i parchi, il nostro in particolare, che dovranno occuparsi solo di natura, non di paesaggio, non di ambiente, non di territorio. E già nascerebbero su questa artificiosa frammentazione una montagna di perplessità. Pensiamo alle varie autorizzazioni, anche edilizie: l’Ente gestore dovrebbe rilasciare un nulla osta di compatibilità solo per quegli interventi “che possono alterare in modo permanente l’assetto ambientale e delle risorse naturali”. Invito a immaginare la confusione e i possibili contenziosi su questo concetto di “alterazione permanente delle risorse naturali”! D’altro canto le funzioni relative all’autorizzazione paesaggistica vengono invece delegate ai singoli Comuni, quindi vengono convogliati più poteri ai Sindaci.
Da una parte con lo sgretolamento dell’ottica unitaria si cancella la parte più qualificante del Parco, stravolgendone e immiserendone le finalità al solo campo (peraltro dai confini indefiniti) della protezione “naturalistica”, e prospettando di conseguenza un drastico ridimensionamento di tutto l’apparato (personale e sede); dall’altro si conferma invece, l’attuale “governance” affidata completamente ai soli sindaci, il che è la causa principale dell’attuale critica situazione. È una proposta che non migliora la situazione, anzi secondo noi la peggiora. Uccide il Parco! E ci fa fare un salto nel buio.
La vera sfida dev’essere invece quella di puntare a migliorare l’attuale gestione.
Accanto al ruolo fondamentale dei sindaci, è necessario allargare la partecipazione ad altre realtà del territorio (associazioni ambientaliste, culturali, produttive …); affidare Consiglio Direttivo e carica di Presidente a figure con requisiti credibili di sensibilità ed esperienza e introdurre obblighi di diffusione di periodici rapporti informativi sulla vita e le attività dell’Ente in modo da abbattere quel muro di disinformazione che si è creato tra Ente stesso e cittadini.
La comunità dei Colli ha saputo fare nel suo recente passato delle scelte all’avanguardia sul piano civile e culturale, la Regione non si renda ora responsabile del loro ingiustificato annullamento, piuttosto le esalti e le valorizzi come meritano.
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Per leggere le nostre critiche e proposte leggi qui (relazione di Gianni Sandon introduttiva all’incontro del 29 settembre 2016 a Battaglia).
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sintesi da una lettera di Gianni Sandon, comitato Difesa Colli Euganei