La fucina delle anime

fucina delle anime_padovaSi può scrivere un romanzo fatto di frammenti sparsi di vite? Una narrazione inizialmente quasi incomprensibile, che ti lascia interdetto, ma che alla fine si ricompone in una sola parola che da’ il senso finale: Amore?

Perché questo breve romanzo o lungo racconto se vogliamo, di Federica Chinaglia, narra soprattutto di questo. Della forza dell’Amore e della disperazione provata per la sua assenza. Di quel sincero amare qualcuno o qualcosa prescindendo da se stessi, dal proprio ego, rinunciando al voler sempre sembrare finti personaggi agli occhi degli altri.

E lo si fa con un’ambientazione che ricorda un po’ il mondo di William Gibson, il suo Neuromante. Una storia che sembra quasi uscita da una delle antologie di Bruce Sterling. Ma giusto un po’, così, senza spingere troppo a fondo.

L’ambientazione che viene descritta è plumbea, fredda, quasi metallica. La città in cui si svolge la storia è un luogo senza nome, ma che potrebbe rappresentare una qualsiasi megalopoli asiatica, ma non solo, di un prossimo futuro.

Si narra della scomparsa di una bambina dopo la morte dei genitori adottivi e ciò mette in moto storie parallele e intrecciate di un gruppo piuttosto stravagante di personaggi. Si va da un vecchio medico perfido e tormentato ad un’adolescente già piuttosto vissuta, da un barbone che vive dentro un luna park a una donna misteriosa rinchiusa in un centro psichiatrico.

Personaggi che nulla sembrano aver a che fare l’uno con l’altro. Come frammenti di uno specchio sparsi sul pavimento, sui quali ci si riflette e dove si rimandano immagini all’apparenza uniche e una consapevolezza di sé ogni volta diversa. Dove capita non ci sia causa né effetto, come spesso avviene nella vita. Ed è solo lo sguardo, posto alla giusta distanza, che può far cogliere alfine l’essenza di un tutto. Di quello che noi davvero siamo e vogliamo.

La trama non è lineare e si fatica un po’ a reggere il filo della storia ma poi tutto si compie, si svela e si comprende. E ciò avviene attraverso una scrittura curata e attenta alla parola adeguata, pur con un ritmo volutamente sincopato.

Una scrittura composta da frasi e periodi brevissimi, dove la punteggiatura disseminata sul testo fa da padrona. Ciò che se ne ricava è uno scritto coraggioso, dal sapore sperimentale e di forte personalità.

Federica Chinaglia è editor, copywriter e impaginatore editoriale. Vive a Padova e insegna, tra le altre cose, Redazione Editoriale e tecniche di scrittura professionale presso la Macademia, una scuola di scrittura e lettura, da anni molto attiva in città.

Un esordio più che positivo a mio parere. Una lettura che può risultare gradita non solo ai fans della fantascienza “futuribile”, genere al quale l’autrice dichiara di essere appassionata.

La fucina delle anime – di Federica Chinaglia, Aracne Editrice – narrativa

recensione a cura di Flavio Boscatto, redazione ecopolis

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