Acquisti cibo sottocosto nella GDO? E chi paga la differenza? Il nero sfruttato

agricoltura_immigrati_caporalatoHa fatto scalpore in questi ultimi giorni la notizia dell’arresto di titolare e moglie dell’azienda agricola Tresoldi Walter di Albignasego, per evidente sfruttamento di lavoro clandestino e in nero, con una serie di notizie e comportamenti che, se anche solo la metà saranno confermati in giudizio, non possiamo che definire criminali.

Ma ciò che impressiona ulteriormente è andare sul loro sito web alla voce “clienti” e leggerne l’elenco.

Infatti, a marchio “l’orto del contadino”, troviamo gran parte della Grande Distribuzione locale.

È da premettere che sono citazioni fatte dall’azienda agricola, e nulla garantisce che siano veritiere, e che la prima struttura interpellata, ha dichiarato che hanno smesso da tempo di acquistare, minacciando, querele se non avessero tolto il loro nome.

Però, con 35 ettari di coltivazione orticola, a qualcuno avranno pure venduto la merce, e avranno potuto accumulare le proprietà e i 550.000 euro sequestrati.

Sappiamo che l’elemento base della compravendita di agroalimentari oggi è sempre e comunque il prezzo più basso possibile, ed evidentemente il “sistema” di abbattimento dei costi del lavoro utilizzato dalla Tresoldi Walter ha reso il suo prodotto più appetibile di altri, che magari utilizzano lavoro regolare e pagano le tasse.

Oppure stiamo ancora pensando che le tante proposte di “sottocosto”, che ormai ci sommergono, pagate normalmente dal produttore/fornitore, siano miracoli della scienza?

Quale sarebbe un’impresa che può lavorare “sottocosto” e continuare a stare sul mercato, se non sottoponendosi ai ricatti del prezzo al ribasso ed alimentando situazioni di sfruttamento altrui, se non di auto-sfruttamento, nel caso dell’impresa diretto coltivatrice?

Da cittadino e da agricoltore, credo che ognuno, qualsiasi sia il suo ruolo nella filiera agro-alimentare, anche solo di consumatore finale, debba porsi il tema della responsabilità che inevitabilmente si assume nel concorrere al ribasso dei prezzi agricoli oltre certi limiti.

Ed è abbastanza facile ed emotivamente coinvolgente porsi il problema per il mercato ed i prodotti del sud del mondo, che siano “equi e solidali”, se non che qui siamo ad Albignasego!

E a fronte di questi fatti un ulteriore dubbio ci viene sull’attendibilità dei sistemi di certificazione su Norme qualitative ISO , di filiere controllate, ecc. ecc. che ormai si sprecano.

Ci aspettiamo quindi che ognuno dei marchi citati come clienti dalla Tresoldi si attivi legalmente nei loro confronti, almeno per danni di immagine.

Franco Zecchinato e Diego Boscarolo