3 dicembre 1943, il ghetto in fiamme

A Padova le vie del ghetto sono le stesse immutate da secoli. Ci raccontano molto, ma soprattutto oggi, ci raccontano qualcosa che non dobbiamo dimenticare.

 

Oltre il limite delle piazze, addentrandosi nel dedalo di strade medievali a sud di piazza delle Erbe si entra nel ghetto di Padova dove si può ancora percepire e respirare una storia antichissima: quella dell’insediamento ebraico in città; della sua storia commerciale, sociale, culturale e religiosa.

I primi insediamenti ebraici a Padova risalgono al secolo XII, ma solo dalla seconda metà del Trecento si può parlare di comunità ebraica. Per Padova è un periodo di grande crescita, in cui diventa una città aperta e accogliente, grazie anche alla presenza dell’Università che ha sempre accettato studenti di ogni religione, inclusa quella ebraica, anzi, diventerà un punto di incontro di ebrei di diversa provenienza e cultura.

Nel secolo successivo la comunità ebraica padovana continuò a crescere, soprattutto a causa dei decreti spagnoli di espulsione, per cui le famiglie ebraiche erano spinte alla ricerca di luoghi più tolleranti dove poter trattare i loro affari. Sarà però nel 1500, dopo la guerra della lega di Cambrai, che la comunità si raccoglie nella zona che oggi noi individuiamo con il ghetto di Padova, ma che verrà costituito con atto formale solo nel 1603 e che interessava via delle Piazze, via San Canziano, via San Martino e Solferino, via dei Fabbri, via dell’Arco. Il ghetto viene chiuso di notte da quattro porte, abbattute nel 1797, per riportare la comunità ebraica a far parte della municipalità.

Dalle descrizioni riportate a distanza di alcuni anni dalla definizione del ghetto, si potevano contare 63 negozi, 84 unità abitative e tre sinagoghe: un microcosmo, che per quanto fosse chiuso e delimitato, offriva un mercato specializzato e dinamico.

Un ruolo importante all’interno di questa comunità lo occupava la Scuola Tedesca, di rito ashkenazita, anche definita Scuola Grande, perché era la più spaziosa e perché raccoglieva nel medesimo edificio il forno, la beccheria e il miqwe, il bagno per le abluzioni rituali.

Questo edificio in via delle Piazze, oggi sede del Museo della Padova Ebraica, lo si distingue bene dagli altri edifici del ghetto, grazie all’esterno dipinto in tinta rossa da cui spiccano le cornici e i fregi di pietra bianchi e di cui si legge la grande nicchia dell’Aron ha Qodesh, l’armadio in cui si custodiscono i rotoli della Torah. Nel 1943 questa sinagoga fu devastata da un incendio di mano fascista.

Il 1943, e precisamente il 3 dicembre, ricorda il momento più nero della storia della città di Padova e del ghetto.

In esecuzione dell’ordinanza n.5 della Repubblica sociale italiana, gli ebrei della città vennero prelevati, cominciarono gli arresti che continuarono anche nei giorni successivi, mentre nella seicentesca villa Venier a Vo Vecchio venne aperto il campo di concentramento.

La permanenza degli ebrei nel campo di Vo ebbe tragicamente fine nell’estate dell’anno successivo, il 17 luglio 1944, giunsero in paese soldati tedeschi che fecero salire gli ebrei su due camion distinti e li trasferirono di nuovo in città da dove, il 19 luglio, furono condotti alla Risiera di San Sabba, nei pressi di Trieste, e da lì ad Auschwitz. Di quei 47 internati solo 3 donne fecero ritorno alle loro case.

In questo giorno gli scorsi anni la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Padova organizzavano una marcia silenziosa aperta a tutta la cittadinanza. In questo strano 2020, anche se non è possibile organizzate tutto quello che si vorrebbe, vogliamo cogliere comunque l’occasione per ricordare.

Tiziana MazzucatoRedazione Ecopolis

Per approfondimenti:

Padova ebraica

http://www.lepietredinciampoapadova.it/

Stefano Zaggia, Gli Ebrei a Padova. Tracce e memorie di una storia secolare (XIV-XVIII sec.), in HATIKWÀ, Il cammino della speranza. Gli Ebrei a Padova, Vol. 1. Padova, 1998.

Stefano Zaggia, La Scuola Grande di Padova: vicende storiche e architettura, in HATIKWÀ, Il cammino della speranza. Gli Ebrei a Padova, Vol. 1. Padova, 1998.