Prosegue e si rafforza il “progetto ortobio” del circolo Legambiente di Limena: alla scuola permanente di orticoltura biologica vengono proposti non solo il corso tradizionale, in partenza il prossimo marzo, ma anche altri laboratori e occasioni di approfondimento e socialità riguardanti – ad esempio – il compostaggio, la gestione dei lombrichi e i singoli ortaggi.
Il mio ortobio 2017 si rivolge a tutti coloro che desiderino imparare a coltivare l’orto familiare in modo biologico e si svilupperà in 7 incontri per un totale di 25 ore. La presentazione del corso avverrà venerdì 3 marzo alle 21 presso la sala polivalente RIAB di Limena.
Le prime tre lezioni saranno teoriche e verteranno sulle basi dell’orticoltura biologica, sulla fertilità del suolo, e sull’abbinamento per famiglie di ortaggi. Ad aprile si passerà invece alle attività sul campo con la preparazione del terreno, le semine e quindi i primi raccolti.
A fine giugno ci sarà poi una check up con i docenti per capire come starà andando l’orto. Ci sarà inoltre la possibilità di seguire e monitorare l’evoluzione dell’orto didattico per tutto il ciclo estivo.
Ma com’è nata l’idea di questo corso? “Tutto iniziò ben 8 anni fa – risponde Mariano Marcolongo, animatore e curatore del progetto -, quando alcuni membri del circolo legambientino di Limena cominciarono a chiedersi cosa ne fosse stato di quell’orto che, fino a poche generazioni fa, era il risultato tangibile di una pratica comune, un elemento proprio dell’economia domestica. Dov’era finita l’orticoltura nelle aree di periferia urbana? Legate a queste riflessioni vi furono anche quelle sul consumo di suolo e sulle trasformazioni avvenute in pochi decenni nel mondo agricolo con l’avvento della chimica, con il processo di industrializzazione dell’agricoltura ed il relativo stravolgimento conseguito“.
Una delle finalità del corso fu (ed è) quindi quella di recuperare il patrimonio di sapere perduto nell’arco di due generazioni e di tornare a gustare la bontà e la salubrità di cibi autoprodotti nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, perseguendo la salvaguardia della biodiversità.
“Nel corso di questi otto anni, ricorda Mariano, grazie ai finanziamenti di CSV e della Tavola Valdese, il progetto OrtoBio ha offerto continuità e ha coinvolto precise fasce sociali, come quella dei NEET (persone non impegnate nello studio, né nella formazione, né nel lavoro) o come i due ragazzi africani richiedenti asilo, che l’anno scorso hanno collaborato al progetto”. Hanno garantito la manutenzione assieme ai ragazzi del progetto NEET con i quali si è instaurato un ottimo rapporto personale. “Sono esperienze concrete come queste che consentono integrazione e scambio culturale“.
Per quest’anno l’intento è quello di ripetere l’esperienza sociale e di accoglienza, intrecciando rapporti con cooperative che si occupano di accoglienza dei profughi, mantenendo la caratteristica di corso che prevede la redistribuzione sia dei saperi che dei prodotti che si sono coltivati.
Dunque perché iscriversi a questo corso? I motivi sono davvero molti (dai più concreti a quelli più “filosofici”):
– frutta e verdura non avranno più lo stesso sapore, i nostri ortaggi saranno senza dubbio più gustosi di quelli comprati al mercato;
– provenienza e commestibilità di quello che mangeremo saranno garantite, e non è poco visto che, come ci ricorda il dossier Stop Pesticidi di Legambiente, l’impiego di prodotti chimici nelle campagne è tornato a crescere.
– coltivare la Terra significa coltivare l’arte della pazienza: la nostra Vita è scandita da un ritmo biologico inesorabile, che non possiamo cambiare ma solo imparare ad ascoltare e ad apprezzare;
– riappropiarsi del contatto con la Terra ci riporta a quando eravamo bambini e correvamo in giardino scalzi, un contatto che abbiamo perso ma che ci faceva bene. La Terra va toccata, va annusata, va gustata. La Terra ci ricorda chi siamo e da dove veniamo;
– “impara l’arte e mettila da parte”: apprendere le giuste tecniche di coltivazione non sarà mai tempo sprecato!
– ormai autoprodurre è più cool di comprare: vuoi mettere la soddisfazione di portare i tuoi amici dietro casa a vedere il tuo orticello?! Mi ricorda quando da bambina ci venivano a trovare le zie e mamma le portava a vedere pomodori e zucchine con cui riempiva una borsa di plastica (ora noi, che siamo più bravi, ne abbiamo una di tessuto): torniamo a fare doni colorati, profumati e ancora un po’ sporchi di Terra.
Per tutte le info relative al corso, qui il link.
Laura Fasanetto, redazioendi ecopolis