Padova arriva 51esima nella classifica dell’ultima edizione di Ecosistema Urbano (qui trovate il dossier completo), “fotografia ambientale” che Legambiente, in collaborazione con “il Sole 24 Ore”, scatta da 25 anni a tutti i capoluoghi italiani.
In Veneto fanno meglio di Padova Belluno (sesta) Treviso (settima) Venezia (14esima), Vicenza (49esima), peggio solo Verona (67esima) e Rovigo (88esima).
La posizione nella classifica dipende da 17 parametri che monitorano diversi valori dell’anno precedente, dallo smog alla dispersione idrica, dalle piste ciclabili al trasporto pubblico locale, fino alla presenze di verde e alla raccolta differenziata.
A penalizzare Padova è stata anche la pessima annata per quanto riguarda la qualità dell’aria, che ha visto, per fare un esempio, il numero di sforamenti (102) del limite giornaliero del Pm10 più elevato dell’ultimo decennio.
Peggiora nei parametri tanto il PM10 che passa dai 35,7 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale del 2016 al 40,1 del 2017 e da 66 a 102 superamenti del limite di legge giornaliero quanto l’ozono passa da 45 a 53 superamenti del limite di legge giornaliero. Non migliora neanche, restando stazionaria, la media annuale del Biossido di Azoto, con 36,8 microgrammi per metro cubo d’aria.
Non va bene neanche sul fronte della mobilità sostenibile: aumentano infatti, da 58,8 a 60, le auto circolanti ogni 100 abitanti, mentre scendono da 127 a 126 i viaggi annui per abitante effettuati sui mezzi pubblici. Completa un quadro di una città in emergenza cronica da smog la stasi rispetto alle piste ciclabili (18,69 metri equivalenti per 100 abitanti), la percorrenza annua dei trasporti pubblici (30 km per abitante), le isole pedonali (0,85 mq per abitante) e il numero di alberi ogni 100 abitanti (22).
Tra i pochi miglioramenti c’è la produzione pro-capite annuale di rifiuti, che scende da 593 chilogrammi a 587, ma la raccolta differenziata stagna al 55%, a causa di un “a porta a porta” a macchia di leopardo; e ci sono peggioramenti anche sul fronte del consumo dell’acqua, con l’aumento a 145,4 litri procapite e una perdita della rete idrica che arriva a sfiorare il 33%.
A tenere Padova stabile da anni a metà classifica è la mancanza di un disegno chiaro e coerente sullo sviluppo di Padova, tanto meno con al centro la sostenibilità. Le città europee emergenti sono quelle però che sanno affrontare insieme crisi economica, sociale ed ambientale, avviando coraggiosi programmi di rigenerazione urbana, incrementando il sistema del verde, potenziando i trasporti pubblici, creando nuove economie connesse all’ecologia e al territorio, valorizzando le reti delle relazioni sociali.
C’è l’auspicio che l’amministrazione in carica intraprenda questa strada con maggior determinazione, a partire dalla conversione alla mobilità sostenibile e dallo stop al consumo di suolo con la revisione del Piano regolatore.
Lucio Passi – Legambiente Padova