Visioni dalla quarantena

Anno difficile il 2020, ma la vena creativa a Padova resiste e così è tornato  Photo Open Up, il festival internazionale di fotografia.

 

 

Il 2020 non sarà certo ricordato come un anno prolifico e proficuo dal punto di vista artistico, lo stop forzato ha indubbiamente arrestato buona parte delle attività quotidiane, ma fortunatamente il flusso creativo è rimasto costante e particolarmente ispirato durante i mesi di lockdown.

Molti artisti hanno cominciato a riscoprire la “quotidianità” nella sua forma estetica più pura, altri hanno iniziato un percorso artistico interiore che gli ha visti scontrarsi e meditare con i propri traumi passati, ansie e paure di un futuro incerto, mentre i più temerari hanno raccontato in prima linea le tragiche vicende dei mesi più duri degli ultimi anni, con fotografie tanto forti quanto semplici e vere del nostro recente passato.

A Padova tutto questo viene narrato da “Photo Open Up”, il festival internazionale di fotografia arrivato alla sua seconda edizione, attraverso dodici mostre fotografiche che propongono il lavoro oltre 60 artisti nazionali e internazionali, con due percorsi dedicati alla fotografia cinese e a quella iraniana, tutti riuniti dal tema: “Latitudini quotidiane, visioni straordinarie del quotidiano”, dislocate in cinque sedi nel centro di Padova: entriamo nel vivo di questa rassegna. Dal 26 settembre fino al 25 ottobre sarà possibile visitare le mostre con tutte le disposizioni igienico/sanitarie del caso.

Scuderie di Palazzo Moroni: nelle scuderie troviamo un interessante reportage Per Padova noi ci siamo della giovane fotografa padovana, Valentina Borgato, che attraverso l’uso del bianco e nero e delle inquadrature ben mirate ci trasposta nei giorni più frenetici e tragici della pandemia.

Senza eccessive spettacolarizzazioni, vengono ritratte le azioni dei numerosi volontari, dalla protezione civile, Caritas, CSO Pedro intenti a rifornire e prestare assistenza alle fasce più bisognose.

Dal bianco e nero del reportage si passa al colore di Couchwandering curato dallo Spazio Cartabianca, un progetto molto particolare votato alla street photography dove 3 fotografi grazie ad un insolito uso di Google Street View, si son trovati a vagare con occhio attento, dal loro divano di casa, grazie alla finestra del digitale.

Galleria Civica Cavour: 4 progetti fotografici accomunati da un estetismo simbolico molto potente. Il percorso inizia con Giulia Parlato e il suo  Diachronichles, dove l’uso sapiente del bianco e nero e dei contrasti trasfigura i soggetti attraverso molteplici interpretazioni, seguito dall’omogeneità cromatica e il minimalismo di Unicacina di Jacopo Valentini, uno spaccato socio-culturale della comunità Italo – Cinese di Prato.

Si passa poi, alle memorie, ai traumi e ai ricordi di Elena Helfrecht in Plexus, dove l’artista mette in scena uno spettacolo allegorico nella vecchia casa di famiglia. A concludere, l’etereo e atemporale Il giorno dello splendore di Elisa Mossa. Le suore di clausura del convento di Santa Chiara si ritrovano a raccontare attraverso poche limitate immagini le loro giornate scandite da gesti quotidiani e scenari pittorici da un altro passato.

Musei Civici Eremitani: i gesti e la quotidianità, qui, si aprono alla fotografia contemporanea e internazionale, attraverso Latitudini quotidiane ,dove un mix di ritratti, paesaggi e nature morte rileggono il reale e ci trasportano in una dimensione più critica e visionaria della nostra quotidianità. E con Resonance, mostra annuale promossa dal Three Shadows Photography Art Centre di Pechino, uno dei più rinomati musei internazionali nel campo della fotografia contemporanea.

Cattedrale Ex Macello: In questo complesso archeologico industriale si sviluppano tre percorsi espositivi, che continuano la ricerca contemporanea e internazionale della fotografia. Si passa dall’innovazione di The Image as Process dove la tematizzazione delle immagini trasforma il significato di esse, alla personale di Giulia Agostini con Una storia vera, un viaggio individuale ed intimo alla scoperta di ciò che la circonda.

Tre sguardi dell’Iran invece, ci trasporta nell’iran post-coloniale, dove i tre artisti ritraggono il corpo come mezzo espressivo dell’identità nazionale e dalla contemporaneità.

Palazzo Zuckermann: nelle sale per le esposizioni temporanee trova spazio la fotografia del passato, Alunne in posa un secolo fa nella Scuola Femminile Pietro Scalcerle di Padova. Un interessante sguardo attraverso alcune testimonianze fotografiche, degli inizi del Novecento, che ripercorrono le attività delle giovani studentesse della scuola femminile Pietro Scalcerle di Padova. Tra lezioni di cucito, smacchiatura e canto, le giovani allieve venivano preparate al loro ingresso nella società.

Non si può concludere senza ricordare che poco prima dell’inaugurazione di questa rassegna fotografica è mancato Giovanni Umicini, maestro della “street photography”, Toscano di nascita ma adottato dalla città di Padova da decenni. Con il suo occhio, ha dato vita a storie e visioni intime di Padova che resteranno impresse nella memoria collettiva di molti. Le sue foto sono esposte nella mostra permanente presso il Centro Culturale San Gaetano.

Photo open up

progetto promosso dal Comune di Padova con la direzione artistica di Carlo Sala e la realizzazione di Arcadia Arte srl, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la partecipazione di vari partner scientifici:Three Shadows Photography Art Centre, Beijing, PR2 di Ravenna, Fondazione Francesco Fabbri Onlus, Pieve di Soligo e altri).

Tutte le mostre sono ad ingresso gratuito, venerdì, sabato e domenica, dalle 10.00 alle 19.00. Registrati per visitare le mostre.

Andrea Tosato, Tiziana Mazzucato, Legambiente Padova