Via Dante è una anomalia: antico decumano della città è oggi divisa in due tronconi totalmente differenti l’uno dall’altro. A sud di Corso Milano si respira già l’aria delle piazze, a nord si trasforma in una via ad alto scorrimento, quasi una tangenziale interna. Su segnalazione del Comitato per la pedonalizzazione di via Dante, Legambiente è andata a misurare quanto veloci corrono le auto in quello che dovrebbe essere uno dei punti più importanti del centro storico padovano (da Porta Molino Galileo scoprì i satelliti di Giove).
Un’analisi condotta dai volontari di Legambiente grazie allo strumento del telelaser ha dimostrato come su un campione di quasi 300 mezzi fra auto, taxi e bus abbia registrato punte di velocità superiori ai 60 km/h. Qualcosa di veramente fuori dal limite della tollerabilità per una via così stretta come via Dante che già di per sé rappresenta un’anomalia: è infattto forse l’unica strada porticata di Padova dove vige il limite di 50 km/h (in tutta la Ztl è di 30 km/h): la velocità media di auto e taxi è infatti di 37 km/h. Di un paio di km/h inferiori quella dei bus che però, considerando la grandezza e le vibrazioni del motore a scoppio, hanno un impatto particolarmente invasivo.
Il tutto senza considerare la notte, periodo in cui non sono state eseguite rilevazioni, ma che da una semplice osservazione visiva si può vedere come sono numerose le auto che viaggiano a velocità superiori ai 70 km/h.
Come uscire da questa situazione?
Residenti e commercianti riunti nel Comitato per la pedonalizzazione di via Dante da tempo discutono di questa situazione. All’orizzonte ci sono diverse opzioni. Di certo la prima richiesta che va fatta al Comune è quella di consacrare alla sua naturale vocazione la via: quella di racchiduerla nella ZTL, con annesso limite ai 30 km/h è una scelta non più rimandabile, considerando che il Comune in passato aveva surrogato questa decisione alla costruzione del nuovo cavalcavia Dalmazia (dove dirottare il traffico che da Ovest va verso nord, che ora passa in Via Dante). Il cavalcavia è funzionante da un bel po’, ci chiediamo quindi cosa si aspetta per dare a via Dante quello che è di via Dante.
La zona 30, del resto, non è un obiettivo simbolico, ma qualcosa di estremamente importante: la distanza di fermata di un’automobile che rotola a 50 km/h è di 29 metri, a 30 km/h è di 13 metri (su carreggiata secca). In occasione di una collisione con un’automobile che rotola a 50 km/h, un pedone ha soltanto il 20% di possibilità di sopravvivenza, ad una velocità di 30km/h questa possibilità di sopravvivenza è uguale al 90%.
Raggiunto l’obiettivo della ZTL si potrà ragionare della reale possibilità di trasformare via Dante in una zona pedonale: la vicina via San Fermo dimostra come le pedonalizzazioni possano ridare slancio alle attività economiche, il tutto con un valore aggiunte per l’ambiente e per chi vive il centro storico. Se si riuscirà a trovare percorsi alternativi per le 4 linee del bus che ora passano in via Dante, allora la pedonalizzazione sarebbe davvero a un passo.
Andrea Ragona, Presidente Legambiente Padova
Tutto condivisibile ed apprezzabile. Faccio solo un appunto di carattere storico. La lapide su porta Molino che riferisce che Galielo usasse la torre per le sue osservazioni è un “errore” ottocentesco (fatto mettere da Carlo Leoni, per altri versi importante patriota risorgimentale). E’ noto e accertato che Galileo fece le sue osservazioni (in particolare dei satelliti di Giove) dalla sua casa nei pressi del Santo.
Grazie Fabio per la precisazioe!
… quindi la velocità media, su di una strada il cui limite è di 50 km/h, punte massime a parte, che lo sappiamo, esistono ed esisteranno sempre, è di ben di 37 km/h: mi sembra perfettamente in regola.
La questione chiave è “Se si riuscisserò a trovare percorsi alternativi per le 4 linee del bus che ora passano in via Dante”. Per questo c’è una ipotesi di lavoro intermedia, quantomeno temporanea: trasformare quel tratto di via Dante come l’ultimo tratto di via del Santo. L’accesso a quel tratto di strada è chiuso da due sbarre comandate elettronicamente (sono le stesse presenti in via Zabarella e, finalmente, dietro piazza degli Eremitani), bus, taxi e passi carrai hanno il telecomando, gli altri fuori.
Peraltro segnalo che a Parma gli autobus comandano con segnale radio sia l’accesso oltre le sbarre in ZTL sia i semafori, che diventano verdi all’avvicinarsi del bus. Hanno anche i filobus al posto di pseudo tram, ma questa è un’altra storia….
@luca luciani
c’è scritto da qualche parte che non è in regola?
o c’è scritto che bisognerrebbe portare via Dante a una zona 30, come nel resto del centro storico?
Grazie Alberto, la tua è una buona idea. L’importante è affrontare il tema, discuterne per trovare la dimensione giusta per tutti.
@ Andrea Ragona: è il tuo ‘terrorismo letterario’ che è incredibile.
@ Alberto Lanzavecchia: sono spazi del centro cittadino completamente diversi dal punto di vista viabilistico-funzionale quelli da te indicati e quel tratto di via Dante. Peraltro si sa bene che intervenendo in quel tratto di via, ‘a cascata’, si va ad incidere pesantemente su una parte di Corso Milano. Allo stesso tempo in quel tratto di via Dante esistono dei portici pedonali che sono tra i più ampi e protetti. Padova possiede uno dei centri storici medievali più estesi a causa dell’espansione veneziana della cinta muraria tra ‘400 e ‘500 e certe drastiche progressive soluzioni equivarrebbero ad una forzata chiusura di grandi parti di centro storico. Io non sono di certo contrario alle zone e alle isole pedonali, ma credo che Padova abbia già, peraltro giustamente, raggiunto il suo potenziale più conveniente: che abbia raggiunto un suo equilibrio.
Detto in parole povere?