Uno scalo off-shore tra le foci del Brenta e Isola Verde. È il progetto che, il 27 novembre dello scorso anno, la Federagenti marittimi veneziani ha depositato al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare per l’avvio dello studio di impatto ambientale.
Un porto previsto in mezzo al mare, a 2,5 km dalla costa, per permettere l’attracco delle grandi portacontainers che non saranno in grado di superare la soglia di 11,50 mt di profondità del Mose e arrivare a Marghera.
Una striscia artificiale, collegata alla terra ferma con una strada per camion e una linea ferroviaria, dal costo di 1,5 miliardi di Euro, da realizzare nell’arco temporale di 3 successive fasi (5-10-15 anni) per movimentare a regime 2 milioni di teu (unità di misura dei containers), grazie al lavoro di 800 dipendenti diretti e 4000 indiretti. Vgate è il suo nome.
Il settore turistico clodiense si è già detto contrario vuoi per il nuovo skyline, come per l’ambiente costiero, delicato e finora protetto. Pesca, orticultura, come pure viabilità stradale e ferroviaria ne saranno non meno influenzate. Nulla si sa al momento in merito a come cambieranno le correnti marine lungo costa. Di sicuro un maggior traffico navale dovrà muoversi in uno spazio più ristretto.
La cosa riguarda anche i padovani? A mio avviso sì e per almeno due ragioni. Il Vgate prevede che il 59% del traffico avverrà su camion, per cui a regime avremo poco meno di 1,2 milioni di teu, ovvero non meno di 600.000 nuovi viaggi/tir/anno, che si aggiungeranno ai 10 milioni circa che già corrono sulle autostrade venete (A4 e A23). Non oso pensare a quale livello arriveranno le polveri sottili a Padova, ma anche a Venezia e Treviso, che in queste settimane sono già 2-3 volte più alte del massimo consentito.
Si riproporrà anche il tema della Romea commerciale, che pareva accantonato, ma soprattutto – e questa è la seconda ragione – si cancella l’idea di un trasporto lungo i corsi d’acqua interni: il Fissero Tartaro dall’Adriatico fino a Mantova, il Po fino a Isola Serafini, scalo già attrezzato per la navigazione ……come pure la nostra idrovia fino alla linea ferroviaria dell’Interporto. Nel Vgate solo il 3% di tutto il traffico sarà su battelli o chiatte.
In altre parole oltre a correre un serio rischio alluvionale, che un recente voto contro il completamento dell’idrovia Padova-Mare, da parte della attuale maggioranza gialloverde in Parlamento, ha decretato, avremo tutti, senza distinzione, anche la certezza di un danno polmonare, con una sensibile riduzione dell’attesa di vita.
Resta solo da chiedersi chi, tra i parlamentari veneti mandati a Roma, gli amministratori locali e regionali, gli imprenditori veneti, opinionisti e religiosi di queste zone, si assumerà la responsabilità politica e morale, raccomandando il consenso popolare alla realizzazione di infrastrutture come quella del Vgate.
Carlo Matteo Crotti, Presidente dell’Associazione
“Salvaguardia Idraulica del Territorio Padovano e Veneziano”