Immaginate che vostra figlia vi porti un disegno: il disegno di un pollo. Ora immaginate che quel pollo abbia quattro zampe. Sorridereste della fantasia della piccola, probabilmente, ma poi vi rendereste conto che se una bambina di cinque anni può immaginare quattro zampe in un volatile è anche perché ne ha visti ben pochi di reali, abituata piuttosto a una “fattoria fatta di supermercati, filiere riproduttive, animali di plastica”.
E’ questo il punto di partenza di Unlearning, come spiegato dal primo dei diversi trailer che lo raccontano, ancora nel 2013 (lo trovate su YouTube qui e potete vederlo per intero senza paura di rovinarvi il finale, perché le esperienze fatte durante il documentario sono state talmente tante che non ci sono entrate tutte).
Lucio Basadonne e sua moglie Anna Pollio decidono di partire, insieme alla loro bambina, Gaia, per un viaggio alla scoperta “di un mondo capovolto”: un’Italia (e oltre) fatta di diversi modi di abitare, di vivere la famiglia, il rapporto con i consumi e con l’ambiente, società diverse e perlopiù circoscritte ma, in ogni caso, possibili. L’idea è quella di “disimparare”, tornare indietro rispetto alle proprie certezze, Unlearning, appunto. Il progetto parte da subito come un’idea di comunicazione, oltre che di condivisione, infatti la realizzazione del documentario è stata finanziato attraverso un crowdfunding.
In questi mesi, il documentario è finalmente arrivato nelle sale e non poteva accadere altrimenti che grazie a un circuito di cinema indipendenti, quelli aderenti alla piattaforma MovieDay: la proiezione viene confermata solo quando si raggiunge il numero minimo di partecipanti. A Padova, una prima proiezione al Cinema Rex www.facebook.com/rex.padova ha registrato un eccezionale tutto esaurito lo scorso 13 gennaio. Una seconda proiezione è prevista per il 24 febbraio (su MovieDay http://www.movieday.it/event/event_details?event_id=206 i dettagli dell’evento e la possibilità di prenotare il proprio biglietto; oppure qui su facebook).
Assistere alla proiezione significa quasi sempre scambiare qualche impressione e poter fare qualche domanda a Lucio o Anna, che cercano di esserci, se non in persona, almeno in collegamento da lontano. E le domande, in effetti, abbondano: la prima perplessità che suscita un’esperienza di questo tipo è il ritorno alla vita di tutti giorni. Come si fa a ricominciare dopo aver visto così tante situazioni diverse? Il cambio di punto di vista, il ritorno alle certezze che si ha avuto il coraggio di abbandonare fa parte delle intenzioni di partenza, e questo è, forse, la vera forza del film. Non si tratta di una conferma per fanatici e iniziati… I dubbi di una famiglia come tante che lascia casa ci sono e rimangono durante tutto il viaggio, anche perché dietro l’etichetta comune della sharing economy, le motivazioni che animano le comunità incontrate sono le più diverse: quelle ecologiche, il rifiuto di un’educazione formale, stili di vita in tutto e per tutto nomadi (e non necessariamente staccati dall’economia monetaria), il desiderio di mettere il proprio in comune, quello di trovare compagnia…
Quello che fa questo documentario, insomma, anche nei confronti dello spettatore, è davvero proporre un punto di vista diverso che metta in crisi, senza soluzioni precostituite, come un invito a scoprire (e soprattutto a sperimentare) ancora, alla ricerca di stili di vita più sostenibili. Uno scambio di idee ed esperienze in ogni sua fase, dalla progettazione alla realizzazione, e perfino adesso che sembrerebbe un prodotto già finito e invece è una nuova occasione per condividere.
Annalisa Scarpa, redazione di ecopolis