Nella plenaria dal 4 al 7 luglio, un importante voto del Parlamento Europeo sulla tassonomia verde.
Dopo l’opposizione delle Commissioni Ambiente ed Economia all’inclusione di gas e nucleare nella Tassonomia dell’Unione Europea degli investimenti sostenibili, è il turno dei parlamentari europei in seduta plenaria prendere una scelta che avrà, inevitabilmente, pesanti conseguenze sulla transizione energetica dell’UE.
Nel Febbraio del 2022, la Commissione Europea ha portato avanti un Atto Complementare Delegato per includere gas e nucleare tra gli investimenti sostenibili della Tassonomia UE, uno strumento fondamentale per investitori e imprese che vogliono contribuire concretamente alla mitigazione e alla prevenzione dei cambiamenti climatici facendo investimenti che non rechino alcun danno all’ambiente, alla biodiversità, all’economia circolare.
Come riporta META, il canale dello European Environmental Bureau, l’inclusione di queste fonti energetiche nella tassonomia rallenterebbe ancora una volta la strada verso fonti rinnovabili, sostenibili e locali. Si tratta di una scelta che porrebbe molti ostacoli al cammino delle energie rinnovabili che oggi, con maggiori investimenti in tecnologie e sviluppo, renderebbero molto meno gravosa la dipendenza energetica del nostro continente dalla Russia. Ogni euro investito in combustibili fossili è un euro tolto allo sviluppo di fonti energetiche indipendenti e accessibili a tutti e tutte dal basso, un veicolo per nuovi posti di lavoro e per la massiccia riduzione delle emissioni di CO2 di cui abbiamo bisogno.
I progetti europei per la transizione ecologica sono oggi, al netto dei rischi e delle loro carenze, più promettenti che mai: basti pensare al Green Deal Europeo come cornice legislativa per tracciare le tappe di questo cambiamento, al Next Generation EU come uno strappo senza precedenti alle politiche di austerità adottate dalle istituzioni europee negli anni 2010 e infine al REPowerEU come un passo avanti per le ambizioni di indipendenza energetica dell’UE.
Proprio in virtù della primaria importanza che ha oggi, agli occhi del mondo, la politica energetica dell’UE, ci tocca ricordare ogni giorno le conseguenze nefaste che la dipendenza dal gas e dal petrolio hanno avuto e stanno avendo sui nostri ecosistemi. La guerra in Ucraina e la pesante impennata dei prezzi del gas hanno reso ancora più assurda la scelta di includere il gas tra gli investimenti per un futuro sostenibile.
Lo scorso 14 giugno, le Commissioni Ambiente ed Economia del Parlamento Europeo hanno già dato un importante segnale politico per rigettare la proposta della Commissione Europea. Adesso è necessaria una maggioranza di almeno 353 parlamentari europei per rigettare l’Atto Delegato.
Un voto di astensione o un’assenza in assemblea equivale ad un voto positivo alla tassonomia verde così com’è stata concepita dalla Commissione. Assume quindi un ruolo fondamentale la mobilitazione di partiti politici e associazioni per affossare la proposta.
L’Atto Delegato è stato redatto dalla Commissione Europea da un lato sotto la pressione dei grandi gruppi del gas e della Germania che ne fa ancora un asse portante della propria politica energetica, dall’altro è frutto di un lavoro di lobbying da parte di quegli Stati che puntano all’energia nucleare per ridurre le emissioni di CO2.
Lo spreco di risorse che potrebbero essere destinate alle energie rinnovabili è un rischio inaccettabile per la Commissione Europea, la tassonomia è fondamentale proprio perché deve indirizzare cospicui investimenti dove necessario. Secondo un’indagine della European Court of Auditors, la spesa del budget europeo 2014-2027 ha contribuito agli obiettivi di decarbonizzazione molto meno rispetto a quanto promesso: 72 miliardi di euro in meno. Una tassonomia che includa gas e nucleare non può che peggiorare questo dato.
Possiamo permetterci, come Unione Europea, di prendere la via sbagliata ancora oggi che gli effetti della crisi sono sotto i nostri occhi?
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Andrea Maiorca, Redazione Ecopolis