Poche settimane fa ho firmato – come altri esponenti di SEL e della coalizione del Centro sinistra – la proposta di Legge Italia Bellezza Futuro, preparata da Legambiente. Quindi sono molto convinto dell’agenda ambientale che proponete nel vostro appello padovano e nazionale. Provo ad entrare nel dettaglio di alcuni punti che ritengo centrali.
In primis sono convinto che lo Stato debba creare le condizioni fisiche, amministrative e finanziare per aumentare esponenzialmente le quote di energia rinnovabile nel paese, cioè deve realizzare le infrastrutture e le strutture necessarie per produrla, distribuirla e consumarla in modo intelligente, rendere le procedure amministrative agevoli ed efficaci per i cittadini e le imprese, fornire un quadro di incentivi chiari, equi e stabili che possano effettivamente essere propulsori del nuovo assetto energetico nazionale. Grazie solo a degli interventi strutturali su più fronti, sarà possibile lasciarsi alle spalle l’incubo dei rischi nucleari che a pochi chilometri dai nostri confini si palesano e dire addio a petrolio e carbone, una volta per tutte.
E chiudendo l’era dell’oro nero, dare splendore a quella dell’oro blu, dove l’acqua non viene sprecata e inquinata. Penso quindi a piani e misure drastiche per la riduzione degli sprechi, con investimenti sulle infrastrutture di distribuzione, per l’educazione al consumo critico, nonché alla persecuzione di chi inquina e alla richiesta di veri risarcimenti milionari con cui ripianare i danni del passato.
E se il consumo critico, parte dall’acqua, arriva al suolo. La madre terra ci chiede rispetto, mentre in questi anni è stata soffocata da colate di cemento che le stanno per toglierle l’ultimo respiro. Piani urbanistici a nuova cubatura zero per tutte le città italiane e grandi piani di recupero dell’esistente a partire dalla riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare ed industriale. Perché il consumo critico arrivi quindi all’energia.
Riduciamo i consumi, in primis, di acqua, energia e suolo e manuteniamo il territorio contro le calamità naturali, effetto anche dei cambiamenti climatici. E quindi una legge che impone a tutti i Comuni o le aggregazioni di piccoli comuni di redigere un piano per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
A partire da questi piani, ridiamo potere alle città perché siano le governance locali a riprogettare ad esempio le reti ecologiche e il trasporto sostenibile, affiancando e, un domani, sostituendo, ai piani urbanistici, dei piani ecologici per regolamentare i nostri territori. Per fare questo è urgente una revisione del PATTO DI STABILITA’ affinché i Comuni che oggi hanno i soldi ma non possono utilizzarli possano sbloccare risorse per far partire migliaia di piccoli cantieri per la cura e la manutenzione del territorio che diventerebbero un eccezionale volano per le nostre piccole e medie imprese e farebbero partire un’economia verde. Non è accettabile che ad ogni previsione meteo di pioggia anzichè aprire l’ombrello siamo costretti ad allertare la protezione civile. Pagare i danni provocati da calamità naturali costa molto di più che prevenirli. Serve dunque investire sulla prevenzione.
E se uno sviluppo equilibrato passa per la pianificazione del territorio a livello locale, non si può che incentivare le iniziative innovative di valorizzazione ambientale, dando splendore al nostro immenso patrimonio storico, artistico e culturale. Da questo, un piano nazionale di governo, sviluppo e incentivi per il turismo sostenibile, uno dei veri motori dell’economia di un’Italia Migliore, in cui la presenza dell’industria non sia in conflitto con questo settore. E penso alla necessita di un piano nazionale per la produttività verde.
Turismo responsabile, industria verde, città intelligenti e, aggiungerei un’agricoltura sana. In campo agricolo ed agroalimentare l’Italia gode di eccellenze riconosciute nel mondo. Facciamo della qualità alimentare e ambientale dei nostri prodotti agricoli e dei nostri allevamenti, il nostro definitivo fiore all’occhiello, con parole d’ordine come agricoltura biologica e biodinamica. Ogni regione, ogni realtà locale, anche nell’ottica di un economia di scambi svolti a scala globale, può offrire non solo prodotti di eccellenza, ma anche pratiche di eccellenza, esportando dal punto di vista scientifico ed economico, modelli di sviluppo vincenti, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello ambientale.
E per concludere, critici, ma propositivi, un piano nazionale per la dismissione delle discariche da un lato, e per l’obbligo di introdurre forme di raccolta differenziata spinta dall’altro, alimento le filiere del riuso, del recupero e del riciclo.
Alessandro Zan, candidato capolista alla camera Veneto 1 – SEL