Stati generali della bicicletta

Nel panorama italiano Padova certamente si distingue per l’impegno nella promozione dell’uso della bicicletta, ma resta ancora una realtà congestionata dall’uso dell’automobile, dove gli incidenti con ciclisti coinvolti sono tornati a salire e dove quindi c’è ancora molto da fare seguendo le linee guida individuate degli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità nuova.

Il Manifesto “L’Italia Cambia strada”, in sintesi:

L’esigenza di mettere in campo politiche per una mobilità nuova, a partire dai contesti urbani, è diventata inderogabile. L’Italia è il paese europeo con la più alta densità di automobili: 36 milioni di auto, il 17% dell’intero parco circolante in Europa, a fronte di una popolazione pari al 7% di quella dell’intero continente. Ciò significa che per ogni 100 abitanti in media in Italia ci sono 65 automobili. La differenza tra Italia ed Europa si nota anche nelle grandi città: ad Amsterdam e Parigi il rapporto è di 25 auto su 100 abitanti, mentre a Roma è 70 e a Torino 62 su 100.

La bicicletta è una delle chiavi di volta di una mobilità urbana diversa, innovativa e smart ed è in relazione e alleata con le altre modalità di spostamento “non motorizzate”.

Intendiamo avanzare idee e proposte per cambiare la mobilità del nostro paese in contrapposizione con l’immobilità che, ormai da anni, caratterizza questo ambito della vita pubblica sottovalutandone il ruolo fondamentale di indicatore di civiltà e qualità di una società.
E’ arrivato il momento di creare uno spazio per ragionare di mobilità ciclabile e, in generale, di mobilità urbana. Perché è tempo che l’Italia cambi strada.

Leggi qui il manifesto completo

Le strategie emerse dagli Stati Generali:

Limiti di velocità a 30km/h e priorità agli investimenti a favore della mobilità dolce. Le persone (e non le auto) al centro della programmazione urbana. Da Reggio Emilia arrivano proposte concrete per gli amministratori e per il chi si candida a governare il Paese affinché “prenda impegni precisi in materia di mobilità sostenibile” (Graziando del Rio – Presidente Anci).

Alla fine dei lavori, di questo primo appuntamento che avrà in futuro cadenza annuale, è stato elaborato un Documento di sintesi, di cui si riportano qui in modo schematico le strategie di intervento:

– ridisegno degli spazi e delle strade e nuovi quartieri Car free, ai fini della moderazione del traffico e della convivenza tra diversi modi di muoversi;

– progettazione e attivazione di servizi integrati e innovativi per una città amichevole che incoraggi il passaggio dall’auto in proprietà a sistemi integrati di mobilità, ad esempio: parcheggi bici-Tpl, stalli, parcheggio spazi condominiali, ciclofficine e luoghi (Bike Square) di aggregazione, ciclabilità diffusa (corsie, preferenziazioni, reti ciclabili come valorizzazione del paesaggio), bikesharing, servizi bici cargo per le merci, intermodalità…

– individuazione di investimenti da attivare e o da ridistribuire per il finanziamento della mobilità ciclistica;

incentivi e disincentivi: premi a Comuni e quartieri virtuosi, incentivi per i lavoratori (premi, agevolazioni, convenzioni, abbonamenti e defiscalizzazioni per i datori di lavoro..) e ai giovani…Riconoscimento dell’infortunio in itinere anche per lo spostamento in bici casa-lavoro. Disincentivi all’uso dell’auto (tariffazione sosta, accessi aree congestionate).

Leggi qui la presentazione completa dei documenti finali (Eco delle Città)

Qui il sito ufficiale dell’iniziativa

Sandro Ginestri – Legambiente Padova

 

One thought on “Stati generali della bicicletta

  1. un episodio piccolo piccolo per dimostrate perchè – nonostante tutto – a Padova siamo così indietro rispetto ad una città ciclabile.
    Durante il videoforum al mattino.it di sabato scorso un lettore chiede spiegazioni al ViceSindaco Ivo Rossi del “perchè, sul nuovo cavalcavia Dalmazia, esista una pista ciclabile solo su una rampa, e l’altra ne sia sprovvista”. Ivo Rossi risponde sicuro: “perchè nell’altra rampa abbiamo dovuto posizionare i sottoservizi”. Appunto sottoservizi, significa sotto il manto stradale. Qui per risparmiare una manciata di euro (o più probabilmente per una disattenzione progettuale) i sottoservizi sono stati messi in superficie, al posto della pista ciclabile. Così i ciclisti di attraversamenti pericolosi ora ne devono affrontare due.

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