I ricavi di gran parte delle aziende agricole sono inferiori ai costi di produzione e non da oggi. Ma chi è il principale responsabile?
Le recenti proteste dei “trattori” hanno messo in luce vecchie e nuove difficoltà del settore. Secondo l’ultimo censimento decennale Istat del 2021, in un decennio le aziende agricole sono calate di 487 mila unità, pari a oltre il 30% del totale. Come è possibile che l’agroalimentare, il settore in assoluto più sussidiato, manifesti una così grande sofferenza?
Chi sono i protagonisti delle proteste?
Hanno partecipato principalmente settori dei coltivatori cerealicoli e degli allevatori, meno gli agricoltori del settore vitivinicolo e orticolo: questo perché, in molti casi, questi ultimi godono di condizioni di reddito più dignitose o addirittura eccellenti, come nel settore vitivinicolo. Predominante, invece, la presenza dei contoterzisti, protagonisti delle proteste nel nord Italia, che, seppur coinvolti nelle lavorazioni agricole, non rappresentano il mondo dei produttori veri e propri.
Le richieste
Le nuove aggregazioni degli agricoltori hanno messo sotto accusa molte politiche europee e nazionali e avanzato non poche richieste: critiche ed obiettivi in gran parte sacrosanti ma non tutte centrati, soprattutto se si guarda alla costruzione di prospettive di lungo periodo per il rilancio del settore agroalimentare italiano e non solo alla situazione contingente. Il dibattito mediatico di questi giorni, poi, ha raramente messo in luce chi è da tempo il principale responsabile della crisi del settore: la grande distribuzione organizzata (G.d.O), come vedremo meglio. Infine il caro energia prodotto dalla guerra Russo-Ucraina e i conseguenti processi inflattivi, hanno aggravato la situazione.
Le responsabilità della G.d.O.
Come detto una delle cause principali della crisi di gran parte dei produttori agricoli è dovuta alle politiche della G.d.O. che ha la forza contrattuale per imporre i prezzi ai produttori. Infatti, per tentare difendere e mantenere la decennale politica “del primo pezzo” rivolta ai consumatori, (si pensi ad esempio ai “Bassi e Fissi” di Conad o alle politiche di acquisto della doppia asta della catena Eurospin), ha ridotto ulteriormente i già scarsi margini di guadagno dei fornitori, costringendoli a tagliare i costi di produzione anche a scapito della qualità degli alimenti e alla diminuzione dell’attenzione per la sicurezza alimentare. Ma così la G.d. O. sta danneggiando anche sé stessa. Questo perché ha sottovalutato la crescente espansione della domanda di qualità, territorialità, sicurezza alimentare e attenzione all’ambiente sempre più ricercata nei prodotti alimentari, perdendo così quote di “consumatori”.
Non a caso sta nascendo un modello distributivo più limitato nelle dimensioni e perciò molto più flessibile che, al contrario della G.d.O, riconosce il giusto prezzo agli agricoltori offrendo ampio spazio alla distintività degli alimenti i cui punti di forza sono:
– assenza o limitazione di input chimici e garanzie di sicurezza alimentare,
– qualità organolettica e valorizzazione delle specificità dei territori,
– sostenibilità ambientale delle produzioni e tutela della biodiversità e del suolo.
In una parola: agroecologia.
Nuove strategie per l’agricoltura
Questi sono i pilastri su cui costruire il rilancio strategico del settore, seguendo la via delle aziende agricole che già hanno fatto la scelta della qualità e della sostenibilità, conseguendo così lusinghieri risultati economici. Le politiche agricole UE in risposta alla crisi climatica, come la Farm to Fork vanno sostanzialmente in questa direzione anche se vanno corrette per alcuni aspetti per trovare un nuovo punto di equilibrio.
Quella parte del movimento dei trattori (e della Politica) che vi si oppone, si oppone all’ineluttabile, perché la crisi climatica è qui adesso e il primo soggetto a pagare i costi dei danni che provoca è proprio l’agricoltura. Senza una reale transizione ecologica la crisi non può che peggiorare. Compito degli ambientalisti è dialogare e supportare il mondo dell’agricoltura nella transizione offrendo proposte percorribili.
Lucio Passi, Legambiente per l’Agricoltura Italiana di Qualità
Guglielmo Donadello, Associazione Zero Residui