Le promesse mancate dell’ex sindaco Massimo Bitonci continuano a produrre prevedibili effetti negativi.
Ma anche risposte innovative da parte di cittadini organizzati che si difendono e mettono in campo idee concrete e soldi. Li offriranno per l’affitto di un terreno al principale proprietario di un lotto in zona Iris, così che rinunci alla partecipazione all’ennesima lottizzazione che soffocherà il parco Iris con altro inutile cemento.
E sì che in campagna elettorale del 2014 l’ex Sindaco Bitonci aveva promesso: “Il nostro programma prevede la tutela del Parco Iris, stop a nuove costruzioni”, così come aveva promesso che avrebbe modificato il Piano di Assetto del Territorio (PAT) di Padova, il cui sovradimensionamento (4,6 milioni di metri cubi edificabili) era stato da più parti contestato. Il PAT non è stato rivisto, come sappiamo, e nel 2016 è stata approvata una Variante al Piano degli Interventi che ha ulteriormente aumentato il carico urbanistico che minaccia la città.
In particolare la variante al Piano ha consentito l’ennesimo e nuovo attacco speculativo alla zona Iris, il cuneo verde tra via Forcellini e via Canestrini. Questa volta sul lato ovest, verso via Forcellini. L’Accordo pubblico-privato A021 consente ai proprietari, in cambio della cessione della rimanente area, di costruire un edificio residenziale di 8.800 metri cubi. Il comune, nel concludere l’accordo, ha considerato solo il vantaggio economico dell’acquisizione gratuita dell’area, senza tener conto delle aspettative dei residenti che confidavano in una tutela della naturalità dei luoghi.
Innanzitutto speravano che la corsia verde, che collega via Forcellini fino alla pista ciclabile, già utilizzata come giardini intercondominiali e piccoli orti e destinata ora a strada di collegamento con il nuovo parcheggio dell’ospedale Sant’Antonio, potesse essere mantenuta quale area verde di uso pubblico. Speravano inoltre che la rimanente superficie potesse essere utilizzata per l’estensione del Parco Iris, invece di vedersi proporre un impattante edificio a ridosso dell’area del parco destinata al gioco dei bambini. Un vulnus irrimediabile dal punto di vista paesaggistico, dell’inquinamento, dell’irraggiamento solare.
Cittadini a cui non resta altro che cercare di difendersi da soli. Ed è quello che stanno facendo coinvolgendo sempre più abitanti delle aree limitrofe che, tramite il passa parola, si stanno mobilitando per realizzare un altro modello di vivere la città e i suoi residui spazi verdi.
E’ nata così l’idea degli orti civici/sociali atti a creare una rete di relazioni e progettualità tra i cittadini. Più di trenta nuclei familiari hanno condiviso il progetto, dichiarandosi disponibili a mettere a disposizione adeguate risorse finanziarie (ammontano a sessantamila euro le dichiarazioni di offerte finora raccolte) per la possibile attuazione.
La strategia è quella di convincere la Fondazione IRPEA, proprietaria del lotto su cui il proponente dell’Accordo A021 vorrebbe costruire l’edificio, a condividere tale progetto di sviluppo alternativo dando in affitto ventennale, attraverso il comitato, le superfici su cui organizzare gli orti civici con il coinvolgimento ampio e aperto ai cittadini, anche tramite la concessione annuale di piccoli appezzamenti.
Se la Fondazione decidesse di accogliere questa richiesta, rinunciando ad entrare nel consorzio di attuazione dell’accordo A021, creerebbe un serio intoppo alla trasformazione dell’area secondo il disegno approvato dal comune, che prevede l’ulteriore inutile cemento sulle residue aree verdi interne alla città.
Per raggiungere questo obiettivo, le famiglie che abitano nei pressi dell’area minacciata dalla cementificazione, hanno dato vita al neo comitato: “Noi, la Terra, un Bene Comune” e pagina facebook qui.
Nel quartiere viene pertanto fatto girare un volantino qui per raccogliere adesioni a favore del progetto.
È questa una sfida che ci entusiasma. Sarebbe un successo esemplare se le istanze dei cittadini, che mirano alla conservazione dello stato naturale dei luoghi e ad un diverso modo di vivere la città, dovessero prevalere sulle miopi politiche urbanistiche dei sindaci.
Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova
Tutto molto bello, la revisione del Pat la puoi fare per le zone residenziali di espansione aggiunte ma, per quelle previste dal vecchio PRG confermate, vai sicuramente al Tar con danni certi
L’accordo pubblico-privato, che va ad aumentare il già eccessivo carico urbanistico del PAT con la concessione di 9000 mc residenziali in area destinata a verde pubblico attrezzato, è stato approvato con la variante al PI voluta da Bitonci. Il sindaco si è dimesso, ma è giusto sfidare il comune per vedere se ha il coraggio di attivare l’esproprio per realizzare un intervento, non voluto dai cittadini, che privilegia più il privato che il pubblico. Queste azioni di contrasto vanno sostenute come presupposto per ottenere il più ambizioso obiettivo di una revisione del dimensionamento del PAT, che metta in discussione le stesse zone edificabili del vecchio PRG confermate dal PAT. Bisogna condizionare la campagna elettorale ponendo la centralità di questo obiettivo
Sono Carraro Patrizia, abitante nella provincia di Venezia, aderisco lo stesso, alla mia totale opposizione di cementificare, la zona del parco iris, una delle poche zone verdi, rimaste a Padova, no a costruire su questa zona, solo per l’interesse di pochi soggetti, a danno della salute dei cittadini, cosa vogliamo parlare di smog, dando la colpa a chi usa le auto per neccessita’, quando eliminiamo continuamente, il poco verde rimasto che aiuta a dare ossigeno basta.