NO ALLO SBARRAMENTO SUL TORRENTE VANOI

Legambiente è contraria al progetto di una diga sul torrente Vanoi: troppi i rischi ambientali e sociali.

 

 

Il Consorzio di Bonifica Brenta ha chiesto a Legambiente Veneto e ai Circoli nel territorio del Brenta di esprimere parere sul Progetto di una diga sul torrente Vanoi per la fase di legge di Consultazione preliminare; il parere è stato redatto ed inviato. Di seguito i punti salienti.

Il Metodo. Con una procedura alquanto insolita, il Consorzo di Bonifica Brenta riceve la somma per la progettazione di uno sbarramento sul torrente Vanoi nel Trentino con un lato nel Bellunese. Il Consorzio, invece di condividere con trentini e bellunesi un nuovo studio di fattibilità che recepisca e superi tutti i vecchi studi precedenti non andati in porto e sia un vero studio Rischi/Benefici, commissiona unilateralmente ad un Studio professionale al costo di 300.000 euro un Piano di realizzazione dell’opera. Viene tenuto buono il Piano di fattibilità del 1989 ( anche se si dice di averlo aggiornato?!), ma quello che più conta non viene instaurata alcuna interlocuzione con i “padroni di casa” di Trento e Belluno e con la Regione Trentino Alto Adige, contravvenendo alla Costituzione sulle autonomie regionali. Un iter “normale” per un’opera così problematica avrebbe dovuto essere quello di concordare tra Regioni Veneto e Trentino Alto Adige, tra Provincie di Trento e Belluno con i rispettivi Comuni, un vero Piano Rischi/Benefici e non una “Progettazione esecutiva” qual è il Piano in discussione; il Piano Rischi/Benefici avrebbe dovuto essere affidato a professionisti indipendenti scelti dalle Parti coinvolte.

Rischio idraulico, geologico ed ecologico. Si deve tenere in massima considerazione il fatto che la Carta di sintesi delle pericolosità della Provincia autonoma di Trento ha individuato il grado massimo di pericolosità geologica (P4) e che la Valle è storicamente soggetta ad alluvioni, smottamenti e frane (l’ultima nel 2010 ha sepolto la vecchia strada che percorreva la valle e nel progetto C, questa parte verrebbe sommersa dal bacino). Inoltre,  in prossimità di Pian de Mottes (ipotesi C), dalle evidenze degli affioramenti superficiali, è presente un paleoalveo sepolto con il Vanoi che ha deviato il suo corso verso la sponda orografica destra. Gli stessi estensori del progetto constatano questi rischi e, di tre ipotesi, consigliano l’ipotesi C cioè quella più riduttiva che conterebbe solo 20 milioni di mc d’acqua contro quelle da 30 e 33 milioni di mc. L’allagamento della valle distruggerebbe le specie arboree rare presenti e il luogo di riproduzione della trota marmorata.

La diga sul Vanoi va contro la Legge sul ripristino della natura entrata in vigore in Italia il 18 agosto 2024: Una delle azioni da realizzare recita: “Misure per rimuovere le barriere artificiali alla connettività delle acque superficiali per convertire 25.000 km di corsi d’acqua a scorrimento libero entro il 2030”.

Le Alternative: Come risolvere le crisi idriche in modo ecologico e con costi minori.

Mantenere ed aumentare le aree verdi nella fascia di ricarica della falda. Tutelare la risorsa idrica dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo nell’intera area di ricarica dell’acquifero è indilazionabile in questa fase in cui si succedono crisi siccitose e si registra un abbassamento della falda acquifera, mentre una parte consistente delle acque sotterranee e superficiali del Veneto destinate ad uso idropotabile o agronomico risulta compromessa o addirittura inutilizzabile per ben noti fenomeni di inquinamento. Occorre quindi riservare una particolare attenzione alla fascia pedemontana che nel nostro Bacino va dallo zoccolo delle montagne fino alla fascia delle risorgive, area di ricarica della falda in cui il sottosuolo è permeabile e infiltra le acque superficiali (meteoriche, irrigue, fluviali) nell’acquifero indifferenziato, una zona estremamente vulnerabile per la mancanza di lenti di confinamento impermeabili. La sua protezione sia qualitativa che quantitativa risulta fondamentale per tutte le risorse idriche destinate ad uso potabile fino all’Adriatico, con particolare riferimento al campo pozzi di Camazzole a Carmignano di Brenta a servizio di un territorio di  un milione e mezzo di persone.

Il miglior modo per tesaurizzare l’acqua è quello di metterla in Falda. Necessita un’azione strategica e pianificata di ricarica artificiale della falda principalmente attraverso la creazione e il mantenimento delle Aree d’Infiltrazione Forestali (AFI), ma non è questo l’unico metodo di ricarica artificiale. A questo punto è utile citare il volume appena uscito “La Ricarica Artificiale degli acquiferi: Da azione strategica per la conservazione delle risorgive ad azione strutturale di cambiamento al cambiamento climatico”, Quaderni della Fondazione Festari, 06, 2024.  Gli studi hanno dimostrato che, allagando queste aree quando l’acqua non serve all’agricoltura, si ricarica la falda con acqua di qualità per 1milione di mc per ettaro per anno (Mezzalira, Niceforo, Gusmorali, Italian Journal of Groundwater, 2014). Quindi per creare una riserva d’acqua di 20 milioni di mc d’acqua, quanto conterrebbe il bacino del Vanoi, basterebbero 20 ettari di ricarica con l’innegabile vantaggio che l’acqua in falda è acqua di grande qualità pronta anche per il consumo umano.

Laghetti e Bacini. Accanto alla sistematica ricarica della falda bisogna continuare ed incrementare il Piano laghetti e bacini (vedi Piano ANBI) e le altre azioni di accumulo dell’acqua quando essa è in eccesso. Tutte queste opere richiedono sistematica manutenzione; oggi lo sghiaiamento di laghi e laghetti porterebbe ad importanti recuperi di volumi di acqua ed inoltre i materiali prelevati possono servire a ripristinare il letto del fiume Brenta abbassato di molti metri dall’escavazione selvaggia di uno stolto passato. Solo lo sghiaiamento del lago del Corlo potrebbe recuperare un volume di 20 milioni di mc di acqua, quanto previsto dall’opera sul Vanoi; se a questo aggiungiamo i risultati/benefici della ricarica delle falde, risulta evidente il danno e lo spreco immane che deriverebbe dall’imponente impiego di risorse e opere della diga del Vanoi.

Ultime notizie: Il ministro Lollobrigida comunica che non ci sono più i soldi per la diga, il presidente Zaia si smarca, i leghisti di Cittadella con il presidente  del Consorzio Sonza annunciano che andranno avanti ad oltranza e troveranno loro i finanziamenti… La telenovela continua…

Franco Sarto, Circolo Legambiente Altapadovana