L’ecomostro

Il primo grande stop trasversale al “partito degli affari e del cemento” padovano. Continua le storia a puntate su come Legambiente ha migliorato Padova.

 

L’ECOMOSTRO

Domenica 18 giugno 2006 i residenti di Arcella, San Bellino, San Carlo, e Pontevigodarzere furono chiamati ad un “referendum” consultivo  sul progetto della Valli s.r.l, di costruire nelle area di piazza Azzurri d’Italia – il cuore del quartiere – due nuove “torri” di 13 piani, alte 45 metri e tre edifici collegati con annessi parcheggi per 600 posti auto. In tutto 40 mila metri cubi di nuovo cemento. Un vero ecomostro, che Legambiente combatté in tutti i modi fino alla vittoria del referendum. Per fermare il consumo di suolo e “cemento selvaggio” abbiamo bisogno del tuo sostegno: iscriviti a Legambiente

LE FORZE IN CAMPO

La scheda referendaria predisposta dal Comune per la consultazione popolare conteneva due quesiti (denominati B1 e B2) a favore della costruzione della mega struttura (in tutto o in parte) e solo uno (l’A) contro l’ecomostro.

A favore del quesito B1 si schierò gran parte della coalizione di Centro Sinistra che governava la città, guidata dal sindaco Zanonato. Per il quesito A si pronunciarono vari comitati e organizzazioni, tra cui Legambiente e  CGIL, il cui Segretario generale di allora, Ilario Simonaggio dimostrò grande lungimiranzaContro la loro stessa coalizione si schierarono Rifondazione Comunista e Verdi. Infine, contro le “torri”, per motivi strumentali si schierò assai blandamente il Centro Destra.

FARE LA DIFFERENZA PER VINCERE

Senza false modestie Legambiente fu determinante perché fu l’unica organizzazione  a dimostrare, in maniera martellante e con dati inconfutabili, tutti gli aspetti dell’impatto ambientale che l’ecomostro avrebbe comportato, come documentano i materiali allegati a fine articolo (depliant 1/2 e gli articoli 1/2). In sintesi più traffico e congestione, più inquinamento, più rumore, spezzettamento dell’area verde. Il tutto senza un progetto globale di risistemazione del cuore dell’Arcella. Inoltre nel nuovo complesso avrebbero dominato le funzioni private mentre gli spazi pubblici destinati al Quartiere sarebbero stati irrisori.

Il progetto fu sconfitto dal 76% dei votanti al referendum, che scelsero il quesito A.

I FAUTORI DELL’ECOMOSTRO GIOCARONO SPORCO

In quell’occasione la par condicio fu inesistente e venne messo in campo tutto il possibile per “distrarre” i cittadini.

1) Il referendum spuntò d’improvviso il 24 maggio: solo 22 giorni per la campagna referendaria, quando normalmente sono 45. 2) Se non fosse stato per le proteste di Legambiente che ricorse anche al difensore civico, il Comune (che “semplicemente” non li aveva previsti!) non avrebbe installato spazi per le affissioni. Solo dal 10 giugno comparirono 15 piccoli spazi per un quartiere di 40 mila abitanti. 3). La lettera del Sindaco invece fu mandata già il 25 maggio a tutti i residenti e conteneva l’invito a votare la soluzione B1. 4) Negli stessi giorni partì il punto informativo allestito dalla Valli srl , con tanto di hostess, video, plastici, pannelli a colori,  diventando persino il punto informativo ufficiale di Comune e Consiglio di Quartiere. Peccato che il plastico fosse fuorviante, non basandosi  sul piano guida reale. 5) La scheda referendaria non era per nulla neutra: conteneva due quesiti (denominati B1 e B2) a favore in tutto o in parte all’edificazione e un solo (l’A) contro. 6) Per cercare di evitare il raggiungimento del quorum l’amministrazione si guardò bene di abbinarlo al referendum nazionale che si sarebbe svolto solo una settimana dopo, il 25 giugno.

UNO STRANO REFERENDUM E LA PARTECIPAZIONE TRADITA

Nel 2004, supportato da una coalizione di centro sinistra, Flavio Zanonato fu eletto Sindaco. Durante la campagna elettorale la questione della partecipazione fu centrale, e la parte sulla partecipazione del programma del Sindaco fu approvato dal Consiglio Comunale il 7 luglio 2004, (vedi documento a fine articolo).  Ma invece di implementarla, Sindaco e Giunta si mossero sistematicamente per sterilizzarla. Infatti una reale partecipazione dei cittadini avrebbe intralciato i progetti del trasversale “partito del cemento e degli affari”. Lo si capì subito, quando, senza alcun dibattito pubblico l’allora Assessore all’urbanistica Luigi Mariani, sostenuto da Zanonato, fece ingoiare alla città una pesante variante urbanistica (2 milioni di nuovi metri cubi di nuova potenzialità edificatoria). All’Assessore alla Partecipazione Renzo Scortegagna , in quota ai Verdi, venne impedito di fare alcunché. Verosimilmente per le pressioni dei Verdi gli venne permesso di proporre il suddetto “referendum” che la Giunta approvò. Il Sindaco in questo modo ottenne due risultati: non prendersene la responsabilità diretta e dare un contentino ai Verdi.

Lucio Passi – Coordinatore di Legambiente Padova dalla fondazione al 2009

4 – continua