Sotto la pressione dei nuovi movimenti ambientalisti, Padova ha deciso di “dire la verità”.
Lo scorso 10 giugno il Consiglio comunale ha approvato lo stato di emergenza climatica, votando all’unanimità la mozione presentata dall’esponente della maggioranza Roberto Marinello.
La nostra città si aggiunge così alla fitta rete di città che in tutto il mondo ha detto con chiarezza che “la nostra casa è in fiamme” e che dunque serve agire subito, per usare le parole del discorso di Davos di Greta Thunberg (ne abbiamo parlato qui).
Dopo il no del Senato ad inizio giugno, quando l’opposizione ha chiesto al governo italiano di esprimersi sulla questione, si allarga invece il fronte delle città italiane, come Milano, Napoli e Lucca, che hanno deciso di dare un segnale importante per affrontare i cambiamenti climatici in atto.
Significativo, inoltre, che la mozione di Padova metta l’accento sulla necessità di cambiare i nostri stili di vita (ne parliamo in questo numero) in nome della giustizia climatica, tanto nei confronti delle persone che vivono nelle zone più esposte, quanto verso le generazioni future.
«È una dichiarazione che vuole stimolare anche altri Comuni a fare altrettanto – commenta per Ecopolis Chiara Gallani, assessora all’ambiente del Comune di Padova – un atto rilevante perché va a creare una cornice comune europea da cui tutte le istituzioni possono partire per compiere azioni concrete contro l’emergenza climatica».
«Abbiamo approvato questa mozione perché servono le parole giuste per agire, perché per curare la febbre del pianeta serve una corretta diagnosi – prosegue l’assessora – il Comune oggi sta portando avanti vari progetti per limitare le emissioni, da Incentiviamo l’aria pulita per portare i cittadini a ridurre i consumi nelle case a H2020 PadovaFit Expanded che punta alla riqualificazione energetica degli edifici privati e pubblici: l’obiettivo è uscire dalla logica degli incentivi e mitigare le emissioni rispondendo alle esigenze dei cittadini».
A portare questo tema nell’agenda politica globale, con la dichiarazione dello stato di emergenza climatica ed ecologica nel Regno Unito – a cui poi sono uniti l’Irlanda e più recentemente il Canada – è stato il movimento ambientalista radicale Extinction Rebellion che è riuscito con la disobbedienza civile a paralizzare Londra (ne abbiamo parlato qui).
Il movimento in Veneto sta però ancora muovendo i suoi primi passi (qui le prossime iniziative), a farsi carico della parola d’ordine è stato dunque il Fridays for Future locale, mentre a livello nazionale il movimento ha diffuso un manuale per far dichiarare la crisi climatica ed ecologica.
«Aver riconosciuto l’emergenza climatica è un primo passo importante: positivo che sia avvenuto all’unanimità – dichiara al nostro giornale Carlo Zanetti del Fridays for Future Padova – ora però dalla dichiarazione serve passare ai fatti, servono scelte politiche che affrontino radicalmente la crisi climatica: per evitare di oltrepassare la soglia di un grado e mezzo, in Italia dobbiamo cominciare a ridurre le emissioni del 6-10% ogni anno».
L’altra questione fondamentale – come afferma la stessa mozione – sarà adattare le nostre città agli eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico in atto (ne parliamo ancora in questo numero): piani contro inondazioni e siccità che, secondo l’Accordo di Parigi, sono a carico proprio degli enti locali.
Politiche necessarie e urgenti, perché l’emergenza climatica ha oggi gli stessi effetti di una guerra, rendendo paesi inabitabili e costringendo le persone a spostarsi: nelle scorse settimane l’India ha raggiunto picchi di caldo di oltre 50 gradi centigradi e sta vivendo una terribile crisi idrica che ha costretto ad abbandonare centinaia di villaggi, lasciando a se stessi malati e anziani.
Un’emergenza annunciata che però che non è affatto inevitabile: possiamo affrontarla, ma per invertire la tendenza dobbiamo agire subito e con decisione a tutti i livelli.
Luca Cirese – redazione ecopolis