I vantaggi sono noti ed evidenti a tutti, ormai: usare la bicicletta giova all’ambiente e ci fa risparmiare.
Per favorire l’uso di questo mezzo di locomozione e contribuire alla riduzione dello smog causato dal transito quotidiano di mezzi di trasporto a consumo fossile nascono progetti come ‘bike to work’, ovvero il pedalare nel tragitto casa – lavoro.
Anche nel nostro paese si ragiona da tempo sul rimborso chilometrico per incentivare le persone a recarsi al lavoro in bicicletta. Qualcosa di molto simile già accade nel comune di Massarosa (LU) e nella città di Bari, dove si stanno sperimentando soluzioni per invogliare le persone a muoversi in bici beneficiando di un rimborso pari a 20/25 centesimi a chilometro.
Ma se in Italia siamo ancora alle fasi sperimentali, in Europa, in special modo Belgio, Francia e Lussemburgo, il rimborso chilometrico per chi va al lavoro in bici è ormai realtà dal 2011.
Il Belgio, per esempio, ha stanziato un rimborso di € 0,23 cent per chilometro. Una modalità scelta da 400.000 persone corrispondente al 9% dei lavoratori. In Lussemburgo vi sono agevolazioni all’acquisto di bici sia per i privati (300€ per l’acquisto di una bicicletta comune o elettrica) che per le aziende verso i propri dipendenti. Il tutto esentasse per i cittadini.
L’incentivo a recarsi al lavoro in bicicletta sta intercettando un numero sempre maggiore di persone, il che vuol dire meno auto per le strade, meno inquinamento e più sicurezza.
I ciclisti si vedono accreditare sul proprio stipendio una somma che nell’arco dell’intero anno lavorativo può raggiungere i 200-250 euro a persona. Si calcola che con un utilizzo di almeno 200 giorni, percorrendo una distanza di una quindicina di chilometri giornalieri, al costo chilometrico rimborsabile pari a 0,22 cent/km si raggiungerebbe una cifra prossima ad una comune tredicesima. Un’ottima occasione, il bike to work, per fare dell’attività motoria senza appuntamenti aggiuntivi con la palestra.
I costi di questa iniziativa, per le casse dello Stato, vengono poi ben compensati dagli evidenti benefici generati in termini di: risparmio di tempo, denaro, inquinamento non prodotto e costi sanitari ridotti.
Per rimanere nel campo delle due ruote anche l’indotto del cicloturismo in Italia sarebbe altrettanto vantaggioso. Soprattutto in termini economici. Si stima che l’investimento in piste ciclabili generi, ad esempio in Trentino con i suoi 500 km di piste, un indotto di 150 milioni di euro all’anno (fonte Federazione Italiana Ambiente Bicicletta) .
Sono questi numeri importanti che dimostrano come il mondo del ciclismo urbano sia in piena attività e crescita costante. Forse ancora troppo localizzata nei freddi paesi del Nord Europa. Un dato, questo, a ben vedere paradossale. Evidentemente, malgrado il clima maggiormente rigido, laggiù hanno ben colto i reali vantaggi, ecologici ed economici, di una tale mobilità ad emissioni zero. Un modo, questo, intelligente e fruttuoso di creare sostenibilità su due ruote.
Flavio Boscatto – redazione ecopolis
… e dove sarebbe il “risparmio di tempo e di denaro” per le casse dello stato?