I consultori vanno difesi

Donne e consultori a Nordest, una conquista delle donne da non disperdere. Presentata a Padova la ricerca ‘Il corpo mi appartiene’, monografia della rivista di storia contemporanea Venetica.

 

Per ricordare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne abbiamo scelto di parlare di consultori, luoghi speciali in cui le persone dovrebbero trovare aiuto e comprensione.
Oggi i consultori sono in pericolo. A quasi mezzo secolo dall’istituzione dei consultori familiari* crescono i bisogni delle donne, dei minori, delle famiglie, dei soggetti vulnerabili, mentre diminuisce l’offerta. A fare il punto su un servizio cardine del sistema sociosanitario, frutto delle lotte femminili e femministe degli anni ’60 e ’70, è stato il convegno promosso dal costituendo Comitato per la storia dei movimenti femminili e delle donne a Padova – coordinato da Lucia Basso, prima consigliera di parità del Veneto – per presentare l’ultimo numero di Venetica “Il corpo mi appartiene – Donne e consultori a Nordest”.

La rivista di storia contemporanea, diretta da Mario Isnenghi, ha dedicato un numero monografico alla ricerca, curata da Alfiero Boschiero e Nadia Olivieri, sulla nascita tra anni ‘60 e primi anni ‘80 dei consultori nelle province venete, allargando lo sguardo anche alle realtà trentine e triestine.  La ricerca – illustrata per la parte padovana dalle storiche Franca Cosmai e Liviana Gazzetta – fa parlare storiche e sociologhe di diverse generazioni e dei diversi territori che ripercorrono l’evoluzione della cultura femminile e femminista a Nordest attingendo a testimonianze dirette, documenti, storie personali e collettive, evoluzioni legislative.  Sorti inizialmente in forma volontaristica, per iniziative di movimenti e associazioni di donne – o, quelli cattolici, su input della Chiesa e dell’associazionismo cattolico – come luoghi di partecipazione, prevenzione e formazione, i consultori familiari sono stati strutturati all’interno del servizio sociosanitario nazionale e regionale, essenzialmente come luoghi di accesso all’interruzione volontaria della gravidanza.

Oggi molte prestazioni vengono erogate a pagamento – è stato il grido di allarme lanciato da Anny Tormene, già ginecologa dei servizi consultoriali a Padova –  L’accesso diretto non c’è più, i consultori hanno pochi fondi e non hanno operatività di struttura autonoma. Rispetto a quanto previsto dalla legge istitutiva sono venute meno le capacità di fare prevenzione, di fare educazione sessuale, di promuovere il benessere delle donne e delle persone.
“C’è il rischio di perdere la memoria di quanto è stato fatto e delle conquiste raggiunte dalle donne che ci hanno preceduto”, ha avvertito l’assessora alle politiche sociali e alle pari opportunità del Comune di Padova. La ricerca di Venetica aiuta a non disperdere la memoria di una stagione ‘gloriosa’ del femminismo e dell’impegno sociale delle donne, ha sottolineato Annalisa Oboe , direttrice del Centro di ateneo Elena Cornaro Piscopia dell’Università di Padova. In Veneto attualmente c’è un consultorio ogni 50 mila abitanti, per legge dovrebbe essercene uno ogni 20 mila abitanti, con omogeneità di presenza e di servizi a supporto della vita delle donne e del benessere dei giovani e delle famiglie”, ha ricordato la consigliera regionale Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo), che si è fatta promotrice in Regione di una campagna di sorveglianza e di monitoraggio sul futuro di queste strutture.
I consultori sono una pagina innovativa frutto del protagonismo delle donne e dei loro movimenti, su un piano pre-politico, ha ricostruito Anna Scattigno, docente di storia delledonne all’università di Firenze.
I consultori chiusi sono violenza sulle donne”, ha concluso Alessandra Stivali della Cgil-Funzione pubblica. “La politica e la società deve decidere se questi servizi devono sopravvivere come ambulatori ginecologici sanitarizzati, o se devono recuperare la loro funzione e natura sociale, con una mission allargata ai bisogni delle donne, dell’infanzia e dell’adolescenza, e in senso lato delle famiglie”.

* la legge nazionale di riferimento è la n. 405 del 29 luglio 1975, la prima legge veneta istitutiva è la n. 57 del 1975, la disciplina organica regionale è la legge n. 28 del 25 marzo 1977.

Margherita Carniello,
Centro di documentazione per la storia e la memoria
del movimento delle donne