Donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in tutto il mondo ma la parità di genere è un diritto umano fondamentale
Alziamo la voce. Urliamo la rabbia e il dolore. Nessuna vittima deve essere dimenticata. Nessuna deve più essere vittima.
L’assassinio di Giulia Cecchettin ha segnato una svolta, ha tracciato un limite, ha sollevato la cappa che silenzia i femminicidi in Italia. Al suo funerale la parola d’ordine è stata: Facciamo rumore.
Il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, 22 anni, è stato trovato il 18 novembre 2023 sulle sponde del lago di Barcis, in un canalone.
Della ragazza si erano perse le tracce dall’11 novembre quando in serata era uscita insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta, suo coetaneo. I due avevano appuntamento: Giulia era uscita di casa verso le 18.00, era salita sull’auto di Turetta e non è più rientrata a casa (la sequenza degli avvenimenti è descritta qui; https://femminicidioitalia.info/2023/novembre/18/giulia-cecchettin-filippo-turetta-torreglia-vigonovo-venezia).
Giovani studenti universitari entrambi, questo femminicidio ha rotto gli schemi mediatici sia per il racconto della fuga di Turetta, sia per il contesto sociale, e ha messo in luce come sia necessario riconoscere le varie forme di violenza di genere e combattere gli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza. Sul sito di Save the Cildren si trova il risultato di una consultazione del loro Movimento Giovani, che ha coinvolto quasi mille ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni in Italia: 2 adolescenti su 5 si sono detti a conoscenza di casi di violenza on-line nelle relazioni di coppia. Tra i comportamenti più frequenti vengono citati: il controllo degli spostamenti e dei contatti e amicizie del/della partner, violazione della privacy, atteggiamenti sessuali aggressivi.
Il 42,2% del totale dei partecipanti riferisce di avere avuto un’amica/o che ha vissuto una qualche forma di violenza on-line nella relazione, soprattutto rispetto alla sfera del controllo personale. Tra i comportamenti ritenuti più frequenti ci sono: la creazione di un profilo social fake per controllare il/la partner (73,4%), le telefonate/invio di messaggi insistenti per sapere dove si trova e con chi è (62,5%), il controllo degli spostamenti e delle persone con cui si trova (57%), l’impedire al/alla partner di accettare delle persone tra le amicizie sui social (56,2%), fare pressioni affinché il/la partner invii sue foto sessualmente esplicite (55,1%) o minacciare la diffusione di informazioni, foto o video imbarazzanti (40,6%).
Sono queste forme di violenza che colpiscono soprattutto le ragazze e troppo spesso i comportamenti violenti sono tollerati e normalizzati anche dai media che definiscono le motivazioni e le azioni degli assassini con: troppo amore, frustrazione, raptus, bisogno di conferme, etc, etc, etc. È davvero ora di dire: basta! Vogliamo vivere! Noi siamo libere. Facciamo rumore!
Donatella Gasperi, responsabile Ecopolis