Al Centro di Meccanizzazione Postale alla ZIP di Padova da mesi i sindacati fanno pressioni per ottenere, vista l’assenza del servizio pubblico, una navetta che, a carico dell’azienda, porti il personale dalla stazione al luogo di lavoro. È una soluzione che hanno già adottato il CMP di Bologna e l’azienda padovana Safilo.
I lavoratori si fanno così carico di un problema che dovrebbe spettare al mobility manager del CMP: l’azienda di Padova, per numero di dipendenti, ricade nei termini del decreto del Ministero dell’ambiente del marzo 1998 che istituì la figura del responsabile della mobilità, per ridurre sia il traffico sia i costi economici ed ambientali del trasporto privato.
Sono più di cinquecento i dipendenti dell’azienda che devono raggiungere ogni giorno il loro luogo di lavoro: molti i pendolari regionali, soprattutto da Venezia. Ma la zona industriale in cui si trova il CMP è quasi del tutto irraggiungibile tramite il trasporto pubblico; i lavoratori dell’azienda sono così obbligati a utilizzare l’auto, con una spesa che, senza contare l’usura del mezzo, si aggira sui 200 € al mese.
Ne abbiamo parlato con Giovanni Borgia dell’Unione generale del lavoro di Padova, il sindacato che ha avuto l’idea della navetta, trovando il consenso dei lavoratori nelle varie riunioni che hanno coinvolto tutte le altre sigle sindacali. “Per ottenere la corriera abbiamo raccolto più di cento firme, che abbiamo inoltrato all’azienda con una richiesta ufficiale lo scorso 13 dicembre: siamo però ancora in attesa di risposta” racconta il segretario provinciale della Ugl Comunicazioni. “Un pullman aziendale è però necessario sotto vari aspetti: risolverebbe sia il problema dell’inquinamento sia quello principale della sicurezza, con il rischio incidenti per i pendolari e la pericolosità della zona”, conclude Borgia.
Gli fa eco Lucio Rampazzo, segretario provinciale del reparto Comunicazioni della Sailp-Confsal di Padova: “È per la sicurezza serale dei dipendenti e la sostenibilità economica degli spostamenti casa-lavoro che abbiamo fatto questa richiesta: la riduzione dell’impatto ambientale sarà una positiva conseguenza, una volta ottenuta la navetta”.
Anche uno degli operai del CMP, socio Legambiente da molti anni, ragiona con ecopolis della proposta dei sindacati. “La proposta è ottima, ma va integrata con il car-sharing: la navetta avrebbe orari stabiliti, serve dunque un’alternativa per chi quel giorno non può servirsene” dichiara Silvano Fontolan. “Va ricordato”, prosegue il dipendente, “che la zona industriale è ad alta densità di lavoratori: è per questo che le associazioni ambientaliste, Legambiente in testa, devono fare pressioni sull’Aps per ottenere degli stalli del car-sharing”. “Non si tratta di grandi investimenti strutturali, ma solo di alcuni posti riservati con delle strisce apposite”, conclude Fontolan, “senza questa possibilità, al momento siamo costretti a prendere la nostra auto; servirebbe un car sharing modello car2go o enjoy (come a Roma, Milano o Torino, n.d.r.), senza l’obbligo del riorno allo stallo di partenza”.
L’assenza dei mobility manager non è però solo un problema aziendale. A Padova il ruolo di mobility manager d’area, che un successivo decreto del 2000 mise a coordinare i vari mobility manager aziendali, è stato affidato negli ultimi anni ad un oberato Capo Settore Mobilità comunale, depontenziandone così il significato. Ancora nel 2005, una figura a tutto tondo di mobility manager d’area aveva svolto un lavoro di indagine per capire le esigenze negli spostamenti casa-lavoro concentrati nelle trenta aziende padovane di grandi dimensioni, propedeutico ad azioni di sistema.
La mancanza di questa figura a tempo pieno impedisce di affrontare con la necessaria sistematicità il drammatico problema dello smog nella nostra città, proponendo interventi collettivi ma flessibili adatti a quei lavoratori che presentano un bisogno di mobilità concentrato nello stesso lasso spazio/temporale. Car pooling, car sharing e scontistiche aziendali per il trasporto pubblico languono a causa dell’assenza di una regia unica.
Nel vuoto di coordinamento cittadino qualcosa si muove sul fronte mobility manager e sostenibilità ambientale dell’Università di Padova: se Stefano Piovesan recentemente ha introdotto, con il contributo del Sindacato degli studenti, la raccolta differenziata in tutto l’Ateneo (ne abbiamo parlato qui), il suo predecessore ha previsto agevolazioni economiche per il bike-sharing e l’uso del badge personale di studenti e personale universitario come semplificazione, incentivi opportuni a favore di un servizio ecologico e di condivisione che in pochi anni ha conquistato il favore di molti universitari. A quando politiche analoghe nelle altre grandi aziende padovane, pubbliche e private?
Luca Cirese – redazione ecopolis