Il solito andamento altalenante di Padova, sempre in bilico tra politiche in grado di lanciarla in un futuro sostenibile o ancorarla ad un passato di smog e cemento
Puntuale come ogni anno, da trenta ormai, è stato pubblicato l’annuale rapporto sulle performance ambientali dei capoluoghi di provincia italiani. Ecosistema urbano è la “fotografia ambientale” scattata annualmente da Legambiente in collaborazione con l’Istituto Ambiente Italia, delineata attraverso 19 indici ambientali grazie ai dati forniti da Comuni, Istat, Ispra e Aci. I dati del Rapporto sono riferiti all’anno precedente di pubblicazione.
Padova si piazza al trentaquattresimo posto nella classifica generale, perdendo cinque posizioni rispetto al 29esimo posto della scorsa edizione. I dati dei 16 indicatori confrontabili con il 2021 danno il seguente quadro: 8 migliorano (come nella scorsa edizione), 8 peggiorano (erano 4 nel precedente rapporto), 1 è stazionario (erano 4).
A guardare indietro negli anni, non è una novità questo andare su e giù di Padova, sia nella classifica generale, sia nel migliorare o peggiorare gli indici. Così non riesce ad emergere una tendenza stabile, una direzione chiara: questo altalenare è la spia di come la bussola dello sviluppo di Padova non punti con la necessaria determinazione e costanza verso la sostenibilità ambientale. Il tempo nella clessidra scorre però sempre più velocemente: la crisi climatica-ambientale, globale e conclamata, impone scelte nette, rapide e determinate.
In Veneto, nella classifica nazionale dei capoluoghi, fanno meglio di noi Treviso, che è quarta, Belluno, decima, Venezia, undicesima. Peggio di noi invece: Vicenza, 49esima, Verona, 71esima, Rovigo, 72esima.
A Padova, come nelle altre città prese in esame, non tutti gli indicatori hanno lo stesso peso nell’impattare sulla qualità urbana, della vita e della salute dei cittadini. Possiamo definire indici pesanti quelli che diminuiscono o inaspriscono le strutturali criticità cittadine. Quella sicuramente più percepita da tutti è l’annosa questione della mobilità, a tutt’oggi dominata dagli spostamenti su mezzi privati a combustione, con il conseguente inquinamento atmosferico urbano e le emissioni climalteranti. Nel 2022 per la prima volta le auto circolanti hanno raggiunto il record di 62 ogni 100 abitanti. Non può essere un caso che insieme alle auto crescono anche gli incidenti: 7 morti e feriti ogni 1.000 abitanti, un dato sempre allarmante per la nostra città.
Ma ci sono indici finalmente in controtendenza: le piste ciclabili, ad esempio, per anni ferme a poco più di 18 metri ogni 100 abitanti ora sono a più di 20, anche se urgono quegli interventi di miglioramento qualitativo come la Bicipolitana. Dopo un decennio di lento, ma continuo, declino dell’uso del trasporto pubblico, culminata con la crisi verticale negli anni più acuti del Covid, si registra una grande ripresa. I vaggi/abitante/anno passano dai 69 del 2021 ai 90 del 2022, mentre la percorrenza annua Km/vettura/abitante sale dai 24 del 2020, ai 34 del 2021, a 37 del 2022.
Se questi dati fanno ben sperare per i risultati che si otterranno una volta completato lo Smart, nel frattempo va aumentata la frequenza dei bus, sviluppate strade ciclo pedonali scolastiche, sicure, protette e “strafficate”, aumentate le zone 30, ampliate isole pedonali e ZTL, potenziate tutte le forme di mobilità condivisa.
L’altra grande criticità è quella del consumo di suolo: Padova negli ultimi dieci anni ha consumato 2 milioni di mq di suolo. Le aree artificializzate nel 2021 sono arrivate al 49,6% della superficie comunale (fonte ISPRA). Siamo la città che ha divorato più suolo nel Veneto, che è la seconda regione più cementificata d’Italia dopo la Lombardia. Purtroppo l’indice di uso efficiente suolo è peggiorato scendendo da 6 a 5. Pertanto è necessario implementare subito il Piano degli interventi di Padova (PI), recentemente approvato dal Consiglio comunale, che punta ad eliminare 3 milioni di mq precedentemente destinati all’edificazione, “ricucendo” la città con un sistema organico di aree verdi e reti ecologiche. Positive in questo senso le recenti dichiarazioni del Soprintendente Tinè che per l’ex caserma Prandina prevede una conversione pressoché completa a parco , mentre va assolutamente respinta al mittente la proposta dei Supermercati Alì di cementificare 10 ettari di terreni agricoli a Granze di Camin.
Infine, tira sempre una brutta aria in città: gli sforamenti di Pm10 superano sempre i giorni consentiti per legge: nel 2022 sono stati 67, dieci in più dell’anno precedente.
Se queste saranno le priorità amministrative, ora e dei prossimi anni, avremo molte ricadute positive, su tutte il contenimento dello smog e delle emissioni climalteranti. La principale cartina di tornasole di questo sviluppo è rappresentata dalla realizzazione di un grande parco urbano nei 36mila metri quadrati dell’ex Prandina. Insomma, Padova troverà finalmente una bussola adeguata per diventare una città moderna, sostenibile e molto più vivibile, al contrario resterà vittima di un devastante passato che non passa.
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Leggi il Rapporto Ecosistema Urbano 2023.
Francesco Tosato e Lucio Passi, Legambiente Padova