L’area individuata per la costruzione del nuovo ospedale di Padova è davvero idonea da tutti i punti di vista (idrogeologico, dimensionale, infrastrutturale …)? Inoltre, la realizzazione di una struttura sanitaria così importante è compatibile con la salvaguardia e la valorizzazione di testimonianze storiche preesistenti nel sito prescelto?
Titti Panajotti (Italia Nostra) rileva che la zona interessata ospita la più grande necropoli paleoveneta della città. Nell’area adiacente, nel 1975, in occasione degli scavi per la realizzare gli impianti sportivi dell’Università, sono infatti state rinvenute 132 tombe a incinerazione, databili fra il VI e il IV sec. a.C.
La sovrintendenza archeologica non può concedere deroghe, inapplicabili in campo archeologico, ma – osserva Italia Nostra – potrebbe dare l’autorizzazione se, prima dell’inizio dei lavori, si provvedesse ad asportare tutti i reperti archeologici mediante la tecnica detta “cassonatura” che consiste nel prelevare blocchi di terreno compatti al cui interno si trovano i reperti, i quali saranno recuperati più tardi, in laboratorio. Tale soluzione di compromesso presenta due limiti, ossia la rinuncia a uno scavo sistematico sull’area interessata (e la conseguente perdita di informazioni utili agli studiosi) e, in secondo luogo, la prospettiva di cassoni lasciati per un lungo periodo in magazzini non climatizzati (e perciò poco adatti alla conservazione), in attesa di costosi interventi.
Perciò questa opzione potrebbe essere accettabile – conclude Italia Nostra – solo se sarà prevista nel piano economico una voce di spesa adeguata a sostenere gli oneri del recupero dei reperti, del loro restauro in laboratorio, della esposizione dei pezzi più significativi in un luogo adeguato e la collocazione dei restanti materiali in magazzini accessibili agli studiosi.
Anche il Comitato Mura di Padova esprime dubbi sull’idoneità dell’area prevista per la costruzione del nuovo ospedale, rilevando che sotto il vecchio ospedale giace un lungo tratto delle mura veneziane, un patrimonio importante dal punto di vista storico, culturale, turistico, ambientale, oggi invisibile. Infatti “sotto via Bartolomeo d’Alviano si conservano probabilmente le casematte di due cannoniere, che potrebbero essere riportate alla luce; il più grande baluardo della città, il Cornaro, opera di un architetto fra i più grandi del Rinascimento, Michele Sanmicheli, si conserva ancora, cancellato alla vista dalle cliniche neurologiche che lo sovrastano e lo invadono (come mostra l’immagine), ma quasi integralmente recuperabile; il canale San Massimo scorre ancora, intubato sotto il piazzale dell’ospedale e sotto le cliniche, ma potrebbe essere riportato in superficie; un grande parco storico jappelliano, il giardino Treves, è stato a suo tempo mutilato, ma potrebbe essere ricostituito.
Le mura veneziane – chiede il Comitato Mura – non potrebbero rappresentare una risorsa vitale per la Padova del prossimo futuro? Secondo il Comitato Mura se anche dovesse essere mantenuta un’attività ospedaliera ridotta, dove oggi è il policlinico, con la riapertura del canale l’intera area potrebbe essere ridisegnata e dal giardino Treves, al baluardo Cornaro, all’ex macello, all’area della golena San Massimo e del Castelnuovo, e ancora fino al giardino Venturini-Natale, si potrebbe realizzare un grande parco cittadino, con le mura veneziane come asse portante, che cambierebbe il volto della città.
Italia Nostra sezione di Padova
Ass. Comitato Mura di Padova
Sintesi a cura di Silvia Rampazzo,
redazione “Ecopolis”
La sintesi giornalistica ha in parte travisato il senso del comunicato del Comitato Mura. L’associazione non si è in alcun modo espressa riguardo all’idoneità o meno dell’area scelta (via J. Corrado), come di altre, non ritenendo proprio compito quello di indicare l’area più adatta. Ha invece espresso forte contrarietà all’ipotesi di ricostruzione del nuovo ospedale sul vecchio, che impedirebbe proprio la riscoperta di quell’area nei suoi contenuti storici, momumentali e ambientali, che potrebbero essere valorizzati solo con lo spostamento in altra sede del complesso ospedaliero, lasciando eventualmente nell’area a ovest di via Giustiniani soltanto un’attività ospedaliera ridotta, nel caso cioè che venisse spostato qui l’ospedale della città (Sant’Antonio), come si è ventilato.
Inserisco link al sito del Comitato Mura di Padova in cui è possibile leggere il testo originale del comunicato diffuso dall’associazione http://www.muradipadova.it/lic/area-ospedali-una-risorsa-per-il-futuro-della-citta.html