Alla fine della Conferenza tenutasi a Firenze lunedì 21 febbraio sulla Cappella e la Cripta degli Scrovegni, i proff. Chiara Frugoni, Alessandro Nova, Salvatore Settis hanno scritto una lettera al Sindaco di Padova (scaricala qui).
Nella lunga missiva ringraziano il Sindaco per la risposta loro inviata; manifestano rammarico perché né lui, né un assessore, né funzionari delle Soprintendenze o della Direzione regionale Beni Culturali siano voluti intervenire al Convegno di Firenze. Aderiscono alla proposta del Sindaco di una tavola rotonda a Padova.
Inoltre, i tre docenti, Frugoni, Nova e Settis, invitano l’Amministrazione padovana a prendere atto della necessità che sia una Commissione più ampia di quella fino ad ora nominata – preferibilmente una Commissione internazionale – a elaborare un progetto condiviso per la tutela della Cappella.
Al Convegno non si sono esaminati solo i problemi connessi alla falda e alle costruzioni di Auditorium e PP1, ma anche quelli connessi al rischio sismico. Il terremoto in Emilia non sembra per fortuna aver toccato la Cappella di Giotto. Non potendo però contare sempre sulla fortuna, l’ Amministrazione dovrebbe raccogliere alcuni dati essenziali sulla Cappella, a tutt’oggi mancanti.
Nella lettera i firmatari elencano alcune basilari emergenze evidenziate nel corso del convegno.
Primo punto: manca un “Rilievo architettonico di dettaglio in scala 1:20.” Le piante, come ha spiegato il prof. Pietro Matracchi, docente di Restauro architettonico all’Univ. di Perugia, dovranno essere eseguite a diverse altezze; “mentre le sezioni dovranno intercettare la Cappella sia longitudinalmente sia trasversalmente”. Tale Rilievo è assolutamente necessario per acquisire informazioni circostanziate sulla consistenza delle strutture e sullo stato di conservazione dei paramenti murari e degli affreschi.
Il Prof. Ing. Giorgio Macchi, già Preside della della Facoltà di Ingegneria a Pavia, esperto di Restauro statico di edifici monumentali (facciata di S. Pietro a Roma, Torre di Pisa, campanile di S. Marco), ha richiamato il problema delle fondazioni della Cappella e dell’ urgenza di una loro conoscenza dettagliata. Nessuno sa quali siano le fondamenta della cappella e come la parte absidale sia collegata alla navata, e dunque quale sia la sua reale solidità.
Il prof. P.Matracchi è intervenuto a proposito della struttura dell’edificio. Il tetto, a seguito dell’intervento degli anni 1961-1963, è costituito da strutture rigide in cemento armato, che accentuano la vulnerabilità sismica delle compagini murarie della cappella. Togliere il cordolo potrebbe essere assai impegnativo, ma si potrebbe operare un miglioramento alleggerendo le capriate in ferro.
Il prof. Girolamo Zampieri, già Direttore del Museo Archeologico di Padova, autore di “La Cappella degli Scrovegni in Padova. Il sito e l’ area archeologica”, Skira 2004, ha evidenziato come un condotto d’acqua entrava nelle «cripta», per alimentare un pozzo o una fontana. Sarebbe interessante fare un piccolo scavo nel sagrato antistante la facciata per vedere a che cosa il condotto si collegasse.
I tre docenti concludono affermando di avere esaminato nella lettera soltanto gli interventi che da subito andrebbero esperiti per potere formulare poi con calma e ponderatezza un piano che metta in sicurezza la Cappella e i suoi preziosissimi affreschi.
La prof. Chiara Frugoni è stata docente di Storia Medioevale e Storia della Chiesa all’ Univ. di Roma Tor Vergata. Ha scritto “L’affare migliore di Enrico Scrovegni. Giotto e la Cappella degli Scrovegni”, Einaudi 2009.
Il prof. Alessandro Nova è Direttore del Kunsthistorisches Institut – Max Plank.
Il prof. Salvatore Settis, archeologo, è stato Direttore della Scuola Normale di Pisa.
sintesi a cura di Sergio Costa, Amissi del Piovego
La lettera completa è scaricabile qui