Il processo entropico e il processo evolutivo hanno una sola direzione e questa non può essere cambiata. Ma sulla velocità di questi processi possiamo esercitare la nostra influenza. Il nostro modo di vivere, di consumare e di comportarsi decide la velocità del processo entropico, la velocità con cui viene dissipata l’energia utile e, in ultima analisi, il periodo di sopravvivenza della specie umana. E’ necessario capire quali parametri debbano essere rallentati nel processo entropico e in quello evolutivo per modificare il comportamento umano.
Qui sta la centralità del concetto di tempo di Enzo Tiezzi¹ e la sua affermazione che tempi storici e tempi biologici hanno ritmi diversi. Le culture, le società, le forme politiche espresse dalla rivoluzione industriale in poi mancano di un parametro fondamentale nella loro analisi economica, sociale e storica, quello del tempo biologico. Perciò sono statiche ed estremamente limitate nel programmare il futuro. Il tempo biologico è ciò con cui si misura l’evoluzione, e la sua unità di misura per studiare il passato è dell’ordine di grandezza di milioni di anni. Miliardi di anni ci separano dall‘origine della Terra; centinaia di milioni di anni dalla comparsa di alghe, batteri, trilobiti, artropodi, pesci; 3 milioni di anni dalla comparsa dell’uomo. Ma il tempo biologico é anche quella cosa con cui si deve misurare il futuro e la rottura degli equilibri biologici sta inducendo variazioni a livello planetario in tempi estremamente brevi. Trasformazioni che prima avvenivano in tempi lunghissimi possono ora avvenire, per lo squilibrio indotto, in poche decine di anni e le conseguenti variazioni per gli equilibri umani e sociali potrebbero essere insostenibili.
La storia dell’uomo fino ad oggi é un tempo trascurabile rispetto alla storia biologica della Terra, quasi un infinitesimo matematico e quindi un flash statico nella cultura biologica. Le grandi variazioni iniziate a livello planetario richiedono invece, affinché si possano programmare gli opportuni rimedi, che i futuri anni siano paragonati, dal punto di vista biologico, ai milioni di anni trascorsi e che quindi le analisi biologiche siano prioritarie rispetto alle esigenze “storiche”. Per far questo, scriverà Tiezzi nel 2001, nell’introduzione alla ripubblicazione del suo Tempi storici, tempi biologici: “serve una epistemologia della scienza orientata allostudio del vivente, delle dinamiche non lineari, irreversibili e imprevedibili della natura. La biodiversità, Ia storia delI’ evoluzione darwiniana, Ia ricchezza di fenomeni nuovi ed inaspettati che si osserva in natura, nel mondo vero, quello del vivente, pone quesiti insoluti per i quali risultano inadeguate soluzioni deterministe, univoche, riduzioniste. L’osservazione di queste caratteristiche nella realtà e, soprattutto, del loro persistere nel tempo, anima la ricerca scientifica verso lo studio della complessità dell’ambiente, della società e degli ecosistemi. I primi passi percorsi in questa direzione partivano dalla definizione di concetti e significati; la nuova scienza pronunciava le prime parole, quelle che avrebbero invaso il panorama scientifico degli anni a venire.
Si parlava allora di carrying capacity, la capacità portante, o meglio la capacità di portare, e la costruzione del pensiero ecologico, con una propria coerenza, partiva proprio dalla definizione dei limiti di cui la termodinamica dava delle risposte esaurienti e inconfutabili. C’era però una novità rispetto alla scienza classica, alla termodinamica delle macchine termiche ed alla fisica quantistica e che trovava le proprie certezze nel riconoscere il ruolo del tempo, la sua asimmetria, l’irreversibilità, la impredicibilità degli eventi. Il tempo, portato prepotentemente all’interno dell’osservazione scientifica, delle discipline e della programmazione dei sistemi umani cambiava tutte le prospettive e le nostre aspettative. Si partì dalla della sostituzione del verbo to carry con to sustain che aveva un significato più ampio, quello sì di portare ma portare nel tempo, sostenere appunto. Non a caso, sustain è il nome del pedale del pianoforte che sostiene la nota nel tempo.”²
Nella prossima (ed ultima) puntata: Che cos’è lo sviluppo sostenibile
Nelle puntate precedenti – Ecopolis 393: I Limiti Biofisici del Pianeta. Ecopolis 394: Entropia. Ecopolis 396: La vita è una proprietà planetaria.
Lucio Passi – Portavoce Legambiente Padova
1 Lucio Passi, “Enzo Tiezzi, Verso il nuovo ambientalismo” – La Biblioteca del Cigno – Editoria & Ambiente, 2013.
2 Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici vent’anni dopo (nuova edizione del 2001), Donzelli, Roma 2001-2005.