La scoperta è stata casuale, durante una serata al Portello River Festival: un tale si è tuffato e si è reso conto che sul fondo c’erano delle bici. I ragazzi de La Mente Comune non aspettano che occasioni del genere per mettere in moto le idee: quali migliori partner degli Amissi, che già nel 2010 hanno dato il via alla campagna “PuliAmo il Piovego” e che nel 2011 hanno coinvolto perfino l’allora assessore all’Ambiente Alessandro Zan (vedi qui l’articolo sul Mattino). Un’operazione di recupero congiunto, “a barche” e “a braccia”, nella quale, il 15 giugno scorso, sono riemerse ben 18 bici. «Anche bici storiche, si può dire, begli esemplari con freni a bacchetta, che evidentemente non erano rottami prima che fossero buttate in acqua», racconta con una punta d’amarezza, Matteo Lenzi de La Mente Comune.
Con gli Amissi a bordo delle proprie mascarete e sandoli e alcuni soci di LMC con i loro polmoni e una buona dose di coraggio, siamo di fronte a «una perfetta sinergia, tra chi pesca gli oggetti e chi li può recuperare alla funzione originaria» commentano gli Amissi, «come i barcari di un tempo che non gettavano nulla, consapevoli del valore delle acque e dei beni, tutt’al più reimpiegati per altri scopi, così oggi le bici pescate nel Piovego torneranno a pedalare» anche se il deterioramento a causa dell’acqua rende il restauro molto più difficile. E difficile è immaginare i motivi di un simile spreco e disprezzo del bene comune che sono, appunto, le vie fluviali. «E’ allucinante che ancora nel 2000 ci sia un analfabetismo ambientale così diffuso», aggiunge ancora Matteo Lenzi.
L’area interessata dall’operazione, una cinquantina di metri sotto e attorno il ponte di Porta Portello secondo gli Amissi, è comunque limitata: cosa c’è da aspettarsi da un’indagine che interessi più estensivamente i nostri canali?
Così, all’amministrazione comunale le due associazioni rivolgono un appello: far partire un servizio sistematico di pulizia e manutenzione del Piovego, con rimozione corpi flottanti, all’interno della convenzione comunale con Acegas APS-Hera. La proposta, che ormai da 6 anni è rivolta al Sindaco di Padova, viene rinnovata al nuovo Sindaco Ivo Rossi. In questo caso, sulle imbarcazioni erano presenti anche 4 rifugiati politici, al lavoro presso gli Amissi grazie ai voucher del Fondo straordinario di solidarietà – Caritas.
Questa è la soluzione che gli Amissi propongono per creare una prima unità fluviale di pulizia: «offrire a disoccupati, se opportunamente motivati, la possibilità di dare il via ad un nuovo lavoro, remunerato inizialmente con i fondi comunali già stanziati. La “Padova Città d’Acque”, oggi promossa in centro in terraferma sul liston, non può essere solo una vetrina di buone intenzioni, ma il Piano della navigazione deve contenere espressamente un capitolo riguardante il servizio di manutenzione e pulizia sistematico».
Annalisa Scarpa, redazione di ecopolis
Ci sarà amnche la mia!!