Per chi percorre un tragitto, l’importante è arrivare, sempre e comunque, nel modo più veloce, più comodo possibile alla destinazione, sia esso una attrazione turistica o un luogo in cui si svolgono attività collettive ?
In una lettera aperta (il testo integrale è apparso sul portale Bassa Padovana, laboratorio sociale qui) Gianni Sandon affronta questa domanda, mettendo in discussione la presunta necessità di installare un ascensore a Monselice per il trasporto dei visitatori dal piano sino alla Rocca di Monselice, sulla cima del monte Ricco, progetto voluto con insistenza dagli amministratori comunali per favorire, dicono, il commercio e il turismo.
A sostegno di questo progetto, l’amministrazione locale cita molti luoghi “dove è in funzione un ascensore o un mezzo meccanico di risalita, ma – osserva Sandon – trascura sempre un dettaglio: sono tutti impianti (a Bellinzona, a Salisburgo… ma anche a Cison di Valmarino o Belluno, ecc.) che servono a portare cittadini e turisti da un defilato punto di partenza a un punto di arrivo che costituisce il centro dell’interesse turistico o di attività collettive. E quasi sempre per sostituire un invadente traffico automobilistico.
Chi si sente di sostenere che questa impostazione è valida anche per la Rocca? Quale è il vero interesse di questo colle? La sua sommità? O non è invece la straordinaria ricchezza di suggestioni storiche-architettoniche-naturalistiche-panoramiche distribuite uniformemente lungo tutto il percorso che dal centro storico porta al mastio?
Quanto distorta è la strategia che punta a scaricare vagonate di visitatori sotto al mastio come fosse la vera attrazione, inducendo così di fatto a trascurare tutto il resto? Ma è così che si valorizza l’ impareggiabile patrimonio della Rocca? Nascondendolo e banalizzandolo?
Ma cosa impedisce di privilegiare, oltretutto a costi infinitamente più contenuti, il vero richiamo del colle, che è questo autentico “miglio d’oro”, che dal piano porta alla cima?“.
Considerazioni analoghe sono formulate da Maria Letizia Panajotti (Italia Nostra) in una lettera indirizzata al sindaco di Monselice (per leggere l’intero testo cliccare qui) riguardante la via del Santuario che porta alla Rocca, minacciata dal traffico. Difatti, “dall’inizio dell’anno scolastico la strada è intasata da un viavai di auto di genitori che portano i figli alla scuola primaria paritaria dell’Istituto Sabinianum ex Sacro Cuore vicino al duomo vecchio. Ciò, tra l’altro, rischia di compromettere la stabilità della strada: sono circa novanta i pass concessi ai genitori per transitare lungo via del Santuario“.
Eppure, spiega Letizia Panajotti, “solo camminando lentamente e in salita si coglie il significato processionale e il valore culturale della salita alla Rocca di Monselice, un percorso che rappresenta un viaggio nella memoria storica e nello stesso tempo un “itinerario di pellegrinaggio” dove il salire è simbolo di un’ascesa spirituale e un’esperienza estetica eccezionale“.
Per questo via del Santuario dovrebbe essere tutelata e quindi preservata dal traffico. Di fronte al problema, l’amministrazione ha annunciato ai giornali l’intenzione di dar vita a un pedibus e un servizio carpooling.
Italia Nostra, da sempre attenta all’equilibrio delicato del Colle della Rocca di Monselice, rilancia come possibile soluzione l’attivazione di uno scuolabus, integrato dal pedibus: “elementi importanti anche per educare i bambini al rispetto del paesaggio e del patrimonio artistico“. Questi contributi richiedono una tutela e una promozione rispettosa del territorio, anche in vista del Giubileo, senza ripetere i molti errori del passato.
“Gli amministratori di Monselice hanno un tesoro che attende solo una “normale”, coerente promozione; (…) il costoso, frivolo giocattolo loro lo vogliono, e poco importa se il rischio è quello di umiliare il colle, ma anche di disorientare, se non di “imbrogliare” i turisti“: sono le conclusioni di Gianni Sandon. A tutti noi il compito che non diventino amare parole profetiche.
sintesi a cusa di Silvia Rampazzo, redazione di ecopolis
… e le persone anziane, quelle con problemi fisici di vario tipo, e i diversamente abili?
Ma certo… facciamone uno anche dentro il mastio….
Premesso che l’ascensore non l’hanno certo progettato pensando a queste categorie (sarebbe troppo filantropico per degli amm.ri pubblici!), con tutto il ben di Dio di arte che c’è in pianura, devono proprio andare sul monte in ascensore? Se vogliono vedere Monselice dall’alto che vadano sul Monte Ricco in auto. O dobbiamo sventrare tutti i colli perché tutti devono arrivare in alto sempre e comunque? Un po’ di senso del limite dai! Non è un servizio pubblico essenziale come la sanità, l’acqua o la scuola.
Il fatto è che questo folle progetto invasivo e rovinoso non risolverebbe nemmeno i problemi di chi non ha buone gambe per camminare. Infatti il punto di arrivo dell’ascensore è ben distante, per dislivello e distanza, dal Mastio (posto 35 metri più in su e a 275 metri di sentiero) e dalla locanda prevista nell’ex Casa Bernardini (15 metri più in basso e 270 metri distante). Per cui occorrerebbe comunque prevedere l’uso di piccoli mezzi elettrici o qualcosa del genere.
Quindi oltre al danno la beffa!
Esistono soluzioni molto più semplici efficaci, non invasive e moltissimo meno costose… mai volute portare avanti.
i disabili non arriverebbero al mastio visto che l’ascensore si ferma a Casa Bernardini, ma ammesso che si trovasse un improbabile stratagemma per farli arrivare sino al mastio, sarebbe comunque impossibile farli salire…e chi c’é stato sa bene che da giù non si vede nessun panorama.