Regione Veneto bocciata: stop alla liberalizzazione del cemento

centro«Come simbolo, la Regione al posto del Leone Alato potrebbe mettere una betoniera. È vergognoso che in Veneto non solo si stia cementificando e asfaltando tutto il possibile, distruggendo il suolo e il futuro dei suoi abitanti, ma con delle leggine fatte ad hoc si voglia sottrarre certe cementificazioni alle norme europee che tutelano l’ambiente». Così inizia il comunicato stampa (clicca qui), del 5 novembre scorso dell’eurodeputato Andrea Zanoni. E’ il commento alla notizia – passata troppo inosservata – che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 251 del 28/10/2013, ha dichiarato illegittimo l’articolo 22 della legge regionale n. 50 del 28 /12/ 2012, nella parte in cui non prevede la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per i centri commerciali di medie dimensioni.

In effetti l’art. 22 della legge regionale ha previsto che le grandi strutture di vendita di superficie superiore a 8000 metri quadri devono essere assoggettate alla procedura di VIA, mentre quelle con superficie comprese tra 2501 e 8000 metri quadri sono soggettealla verifica o screening di assoggettabilità alla stessa Valutazione di Impatto Ambientale.

La Corte Costituzionale ha, però, obiettato che la Regione Veneto ha previsto la VIA, o la verifica di assoggettabilità, per le grandi strutture di vendita, cioè per le strutture commerciali che hanno superficie superiore a 2500 metri quadri, non rispettando la prevalente normativa statale che prevede che le medesime procedure di VIA o di verifica di assoggettabilità debbano riguardare tutti i centri commerciali.

La sentenza, infatti, rileva che “ai sensi della normativa statale, i centri commerciali sono definiti come strutture di vendita di medie e grandi dimensioni, nelle quali più esercizi commerciali sono inseriti in una struttura a destinazione specifica e usufruiscono di infrastrutture comuni e spazi di servizio gestiti unitariamente (…omissis). Pertanto, la disposizione regionale impugnata si riferisce a una categoria di esercizi commerciali, quella delle grandi strutture di vendita, diversa da quella utilizzata dal legislatore statale.”

In conclusione, posto che la disciplina della VIA rientra senza alcun dubbio nella tutela dell’ambiente di competenza esclusiva dello Stato e che la legge regionale si discosta da quanto previsto dal d.lgs. n. 152 del 2006 che regola la materia, la stessa legge regionale dovrà essere riformata indicando tutti i centri commerciali di grande e media dimensione che dovranno essere assoggettati a procedura di VIA  o a verifica di assoggettabilità.

Contemporaneamente – ci ricorda nel comunicato stampa Andrea Zanoni –  il Parlamento europeo ha approvato la nuova Direttiva VIA, di cui lo stesso europarlamentare veneto è stato il relatore. Le nuove norme prevedono tra l’altro: “un maggior coinvolgimento dei cittadini, lotta al conflitto d’interessi, sanzioni per chi sgarra, norme contro lo spezzettamento dei progetti ovvero contro il cosiddetto “salami slicing”, monitoraggio ex post, sanzioni, stop alle deroghe“.

L’Europa, afferma Zanoni, con il testo adottato “ha compiuto un passo importante verso una maggiore tutela ambientale nel contesto della realizzazione delle grandi infrastrutture, che troppo spesso vengono realizzate con poco se non scarso rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini”.

Ci auguriamo che la Direttiva sia quanto prima approvata in via definitiva e che la Regione, nel riformare la propria legge, voglia darle il giusto peso, anticipando, se del caso, il formale recepimento da parte dello stato italiano.  Dimostrerebbe così, almeno una volta, di voler fare seguire ai propri proclami sulla difesa del territorio contro la cementificazione coerenti atti legislativi.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova