Pubblichiamo ampi stralci del documento sulla forza preziosa dei piccoli gruppi (qui il testo completo) scritto per il XXV congresso del Movimento Nonviolento, tenutosi a Roma i primi di aprile con il titolo Coerenza, continuità, convinzione: la nonviolenza oggi.
Perché ambientalismo e nonviolenza sono strettamente collegate, e c’è molto da imparare dal metodo del Movimento di persone e piccoli gruppi come «centri di radicale contestazione».
[…] Di fronte alla crisi della politica, di fronte al disorientamento di tanta parte dei cittadini, che non trovano più punti di riferimento credibili, e di fronte a un sistema fondato strutturalmente sulla violenza, che diventa sempre più violento, il Movimento Nonviolento deve attrezzarsi per svolgere un ruolo «politico» e contribuire alla costruzione di un’alternativa che abbia come riferimento l’idea e la pratica della nonviolenza. La nonviolenza, come diceva Gandhi, in quanto alternativa globale, strategica, di vita, di cultura e di civiltà. C’è dunque bisogno di compiere una scelta etico-politica che prefigura – e vive già come una festa – un progetto alternativo di società da contrapporre all’attuale sistema dominato dal capitale e fondato sulla violenza.
I nostri gruppi, quindi, dovrebbero ragionare insieme sull’importanza della gestione comunitaria dei territori, con l’obiettivo dell’autogoverno solidale delle comunità locali e la costruzione di una rete delle autonomie locali, attuando così, non la conquista del potere, ma la sua destrutturazione, frantumazione, con i cittadini che si organizzano con una nuova e più avanzata pratica di gestione ecologica e solidale dell’economia e del territorio. Ecco allora che i movimenti della nonviolenza hanno, per esempio, l’opportunità di una benefica contaminazione con esperienze che fanno riferimento al “nuovo municipalismo” o al movimento delle “città ribelli”. […]
Sono necessari dei tentativi per rendere visibile «il potere di tutti» nel piccolo, senza alcun bisogno di sventolare alti i vessilli ‘retorici’ della democrazia diretta e orizzontale. Già Aldo Capitini assegnava ai piccoli gruppi l’arduo compito della sperimentazione contro la violenza culturale e strutturale, attribuendo proprio ad essi – e finanche a un solo persuaso della compresenza – il ruolo prezioso di «laboratori di omnicrazia». […]
[Servono] una ricchezza sul piano dei principi, come anche la testimonianza concreta di una cultura opposta a quella della violenza, dell’aggressione, dello scontro […], [così come sono necessari] strumenti operativi per la paziente “tessitura” di reti, di attivazione di tavoli ampi di confronto e ricerca tra associazioni e istituzioni, per l’individuazione degli “obiettivi comuni e condivisi” per superare i conflitti, accogliere e sostenere chi fugge da fame e guerra, per essere concreti artefici di politiche di pace e relazioni nonviolente, fra Stati, comunità, umani, non umani e natura.
Tenendo insieme tutte queste cose, e altre ancora che non vediamo, a ognuno fare qualcosa, a ciascuno la possibilità di «farsi centro». Consapevoli che agire in queste molteplici direzioni, oltre a richiedere un lavoro infinito, già fine e non mezzo per altro, il quale ci rende centri di radicale «contestazione», di contrapposizione assoluta alla realtà così com’è. […]
Dobbiamo avere il coraggio di incanalare la forza preziosa dei nostri Centri territoriali, dei singoli e dei gruppi di persuasi che danno corpo alla nonviolenza organizzata, per rendere visibile la «nonviolenza concreta», poiché non c’è da aspettare nessun «potere nuovo» che venga da altre parti, ma c’è sicuramente la possibilità di articolare un’intensa e complessa attività che tenga insieme mezzi e fini, bisogni e visione.
La nostra opposizione alla realtà deve sempre avere il sapore della liberazione e portata avanti come un’aggiunta attraverso la quale l’apertura ai tutti è già vissuta come una festa, preliminare e permanente. […] E non dobbiamo scoraggiarci se vediamo che c’è ancora tanto da fare: la rivoluzione nonviolenta non può avvenire hic et nunc [qui e ora, ndr], ma può essere già vissuta.
Claudio Morselli (Centro del MN di Mantova)
Daniele Taurino (Centro del MN di Fiumicino)
Vittorio Venturi (Centro del MN di Modena)