“Prendetevi cura della mia bici”, ha detto la quarantenne Caterina lasciandoci la sua due ruote.
Caterina è stata una delle tante persone diverse che ci hanno contattato per donare i mezzi che non usavano più al progetto Porta-Bici di Legambiente Padova, realizzato con il sostegno dei fondi 8×1000 della Tavola Valdese (ne abbiamo parlato qui). I primi a donare Massimiliano e Eleonora, per condividere, ha detto la coppia, la loro storia con altri.
Una delle biciclette è stata addirittura recuperata nel Piovego, tra lo stupore e l’interesse dei passanti, grazie all’aiuto di un volontario di Legambiente.
A maggio alcune di queste bici sono state aggiustate in occasione dei laboratori di riparazione professionistica organizzati dalla cooperativa ReFuture e dalla Mente Comune. Dopo una prima lezione teorica, si è entrati nel vivo con la pratica. Partecipavano alle lezioni alcuni migranti che seguono i percorsi di accoglienza di Città Solare e della cooperativa Populus, sia provenienti dall’Africa sub-sahariana, sia di origine araba.
Insieme a due ragazzi italiani, hanno formato spontaneamente gruppi inter-etnici per rimettere in sesto le bici. Una volta superato lo scoglio della lingua, i gruppi hanno permesso di conoscersi, divertirsi e lavorare bene insieme. Al ragazzo africano Adam il corso è piaciuto molto, dell’aggiustare le bici vorrebbe farne un mestiere: Città Solare gli comprerà una valigetta di utensili che gli ha consigliato Claudio, insegnante del corso di ReFuture.
L’ultima fase del progetto è la distribuzione delle biciclette a chi ne ha bisogno, avviata grazie alla collaborazione con alcune belle realtà padovane che si occupano di integrazione, e che si sono dette molto soddisfatte degli sviluppi del progetto.
Tra i primi destinatari, la parrocchia San Camillo, che ha deciso di farsi carico dell’accoglienza dei profughi in seguito alle parole di Papa Francesco, affinché, dichiarano citando Nelson Mandela, “le nostre scelte riflettano le nostre speranze, non le nostre paure”. La parrocchia ha donato due biciclette, che una volta aggiustate, sono tornate lì, in dono a una giovane coppia di richiedenti asilo nigeriani, oggi ospiti nella parrocchia: seguendo i laboratori, il padre ha anche imparato ad aggiustare le bici della famiglia.
Altre due le realtà che hanno ricevuto le biciclette. La già citata Città Solare, che all’inizio ne ha donate quattro, tornate quasi raddoppiate per essere date ai loro richiedenti asilo, dall’Africa sub-sahariana e dal Bangladesh, che stanno seguendo il progetto SPRAR di Montegrotto Terme: prosegue così con lo SPRAR (di cui abbiamo parlato qui) la bella collaborazione fra la cooperativa e Legambiente per un’integrazione diffusa che passa per stili di vita più eco-sostenibili. Il ristorante etico PercorsoVita – Strada Facendo (di questa bella esperienza padovana, nata da un prete di strada, abbiamo parlato qui) ha invece ricevuto due biciclette affinché i migranti che vi lavorano avessero un mezzo per spostarsi.
Un piccolo ma significativo progetto che si muove, passo dopo passo, nella direzione giusta, affrontando insieme due delle questioni più urgenti dell’oggi, i cambiamenti climatici e le migrazioni: insieme all’inversione di rotta dei nostri stili di vita, diventano infatti sempre più impellenti forme positive di convivenza con i molti richiedenti asilo che arrivano in Europa. Porta-Bici lo fa, andando nella direzione dell’importante insegnamento Alex Langer (di cui abbiamo parlato qui) sull’arte della convivenza: i gruppi misti inter-etnici, scriveva, sono «il terreno più avanzato di sperimentazione della convivenza» e «meritano pertanto ogni appoggio da parte di chi ha a cuore l’arte e la cultura della convivenza come unica alternativa realistica al riemergere di una generalizzata barbarie etnocentrica.».
Luca Cirese – redazione ecopolis