Il 22 febbraio 1946 nasceva in Alto Adige/Südtirol Alexander Langer.
Per raccontare la sua vita e le sue idee a settant’anni dalla nascita, Legambiente, assieme a storici esponenti dei Verdi e con la collaborazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung ha pubblicato Alexander Langer. Una buona politica per riparare il mondo, libro che a Padova verrà presentato questo sabato alle 17 alla libreria Pangea.
Il volume, a cura di Marzio Marzorati e Mao Valpiana, rispettivamente vicepresidente Legambiente Lombardia e presidente nazionale del Movimento nonviolento italiano, crea una bella unità tra testi meno noti di Langer e vari interventi sugli stessi temi di alcuni dei suoi compagni di strada.
Non è semplice raccontare chi sia stato Alex Langer. Dall’inizio del suo attivismo politico in AltoAdige/Südtirol, con la creazione del primo gruppo misto italiano-tedesco-ladino contro i fautori delle “gabbie etniche”, fino al notevole impegno per fermare la guerra e la pulizia etnica in Jugoslavia, Langer si è impegnato sulle questioni più varie. Dalla militanza giovanile in Lotta continua all’esperienza al Parlamento Europeo con i Verdi, passando per la significativa esperienza di insegnante in un liceo periferico di Roma e per l’attenzione alle questioni del Sud e dell’Est del mondo, si trova un’importante costante: il partire da sé, incarnando le proprie idee.
Una complessità e una radicalità che il libro, volutamente a più voci, vuole e riesce a restituire, a chi, come me, è nato troppo tardi per poterlo incontrare. Due sono le linee principali su cui Langer ragiona per tutta la vita e intorno a cui si snoda il libro, sintetizzate dall’obiettivo “fare pace tra gli uomini e con la natura”: la conversione ecologica e la convivenza inter-etnica, temi oggi ancora più centrali e urgenti di ieri.
Come la conversione ecologica possa divenire «socialmente desiderabile», cioè quali possano essere le motivazioni di un nuovo stile di vita, è la questione che Langer si pone ripetutamente, dato che, ripete con insistenza, né scenari catastrofici né eco-dittature riusciranno farci cambiare rotta. In uno splendido testo, ripubblicato nel libro, risponde che alla base di questo mutamento sarà l’unione tra ragioni altruiste – il non intaccare, ad esempio, la possibilità dei nostri figli di vivere su questa terra – e ragioni egoistiche – il miglioramento della qualità della nostra vita.
L’altro tema è la pace tra gli uomini. Poiché, e qui Langer vede ben più lontano dei suoi contemporanei, «la compresenza di persone, di lingua, di cultura e di religione, spesso di colore della pelle diversa, sarà sempre meno l’eccezione e sarà sempre più la regola», è centrale rendere possibile una convivenza tra «diversi noi», nonostante gli antichi pregiudizi, gli odi e le violenze subite.
È per questo che, durante l’orrore della guerra bosniaca, scrive il suo importante “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica”, primo testo ripubblicato nel libro. A partire dalla sua duplice storia italo-tedesca, Langer ragiona sui modi in cui sia possibile una convivenza tra etnie diverse.
Condizione della reciproca comprensione: l’incontro e lo stare insieme. Da Reinhold Messner, alpinista e suo compagno di strada, ha infatti imparato che le nostre identità, il nostro sentirci a casa, sono un fatto di lingue che si conoscono.
Ma chi può mediare tra identità con distanze spesso incolmabili? Quelli che Langer chiama «traditori della compattezza etnica», che pur rimanendo radicati nella propria identità, costruiscono ponti tra diversità. Condizione necessaria a tutto questo è, però, il «bandire ogni violenza»: tra gli interventi più belli del testo, che da solo merita il possesso del libro, quello di Anna Bravo, che di nonviolenza si occupa da alcuni anni. La presentazione del libro è dunque un’occasione da non perdere per imparare da Langer e ragionare insieme di questi temi.
Luca Cirese – redazione ecopolis