La Scuola del Santo di Padova è un piccolo, affascinante complesso architettonico, molto significativo per la storia di Padova.
La scoletta custodisce la memoria di una storia secolare di spiritualità e di carità radicate in una dimensione quotidiana, restituisce la figura del Santo protettore della città nella sua vitalità e attualità e ci presenta una preziosa panoramica sulla pittura cinquecentesca padovana.
I volontari di Salvalarte di Legambiente Padova hanno avuto occasione di apprezzare questo e molto altro, quando qualche giorno fa sono stati accolti in questo meraviglioso sito monumentale dai “padroni di casa”, ovvero dalla Arciconfraternita di sant’Antonio di Padova, per una interessante visita guidata.
Custode della Scoletta è infatti l‘Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova, associazione laica o sodalizio di laici e chierici, impegnata ormai da sette secoli, a fianco dei Frati Minori, nella pratica della carità evangelica e nella diffusione della devozione antoniana. Nel 1427 fece erigere una sede propria, l’attuale Scuola del Santo, come luogo di preghiera e di ritrovo, proprio sul sagrato della Basilica del Santo, consolidando la propria autonomia.
A inizio XVI secolo fece decorare la sala superiore con un importante ciclo di affreschi, inserendosi nella tradizione cittadina che aveva molti illustri precedenti, tra i quali la Cappella degli Scrovegni, il Battistero del Duomo e l’oratorio di San Giorgio, attiguo alla nostra Scoletta. Qui nella Scuola del Santo avviene tra 1510 e 1511 un episodio che segna la storia della pittura padovana: arriva Tiziano e, su incarico della confraternita, realizza tre riquadri, raffiguranti i miracoli del neonato che parla, del marito geloso e del piede riattaccato.
Le innovazioni figurative del Rinascimento veneziano – il colore utilizzato per plasmare e modellare forme e volumi, l’atmosfera luminosa, lo studio degli stati psicologici dei personaggi – risaltano proprio nel confronto con gli altri affreschi, compiuti da artisti , quali Gianantonio Corona, Filippo da Verona, Girolamo Tessari detto dal Santo e Domenico Campagnola, legati a una tradizionale locale, influenzata dalla lezione di Mantegna.
Il ciclo di affreschi della Scuola del Santo, realizzato da mani diverse, si situa in un momento particolarmente difficile per Padova, segnato dalla guerra e dai suoi inevitabile strascichi di violenza, distruzione e miseria. Probabilmente la confraternita, commissionando le decorazioni della sala priorale, intendeva invocare l’intervento del Santo perché salvasse e proteggesse la città da altre tragedie e calamità.
Lo stesso incarico dato a Tiziano, pittore ancora giovane e sconosciuto, è dettato da un’esigenza suggerita dagli eventi di allora e acquista un significato politico, in quanto riconoscimento dell’autorità e del prestigio di Venezia, che aveva faticosamente ristabilito da poco il suo controllo sulla terraferma veneta.
Si potrebbe dire ancora moltissimo sulla Scoletta del Santo, sulla storia della Arciconfraternita di Sant’Antonio e sulle sue numerose attività, inclusa l’apertura al pubblico della propria sede storica, ma per conoscere, approfondire e apprezzare, forse nulla è meglio di una visita fatta di persona (qui le informazioni su orari e biglietti) in questo antico luogo antoniano, dedicando magari un po’ di attenzione ai presepi e alle varie esposizioni disseminati in città, in questi giorni.
Silvia Rampazzo – redazione ecopolis