Il Comitato Mura di Padova approva il progetto di costruzione della “promenade” per collegare ponte Molino alla Cappella degli Scrovegni, con la condizione di evitare la pavimentazione delle sponde del naviglio.
L’architetto autore del progetto, promuove la sua idea come rivalutazione del monumento da cui Galileo “molta via dei cieli svelò”. Il Comitato obietta che i fatti in realtà sono un po’ diversi.
Lo zelo, che sia quello di un romantico cultore ottocentesco di patrie glorie o quello di un intellettuale contemporaneo, per quanto generoso e sincero nelle intenzioni, gioca brutti scherzi.
A Carlo Leoni, quello di non essersi limitato a raccogliere e mescolare fatti storici e tradizioni popolari, ma, in mancanza, di esserseli inventati di sana pianta, per trarne le decine di iscrizioni, talvolta icastiche, più spesso magniloquenti, di cui tappezzò la città, a eterna memoria (peraltro, onore al merito, a sue proprie spese).
A Gaetano Pesce, valente architetto e designer, quello di aver preso per buone le fantasie di Leoni… (Il Mattino 13 febbraio c.a.).
Galileo e il suo cannocchiale con porta Molino proprio non c’entrano. Nessun documento a supporto, nessuna tradizione precedente, è pura invenzione di Leoni. Del resto, sarebbe difficile spiegarsi perché mai l’astronomo, con cattedra al Bo, dove esisteva una ben più alta torre, avrebbe dovuto sceglierne una più bassa e tanto più lontana da casa sua.
Ben vengano nuove proposte di valorizzazione di porta Molino, ma partano dalla sua realtà, non da una leggenda metropolitana, rischiando il ridicolo.
Unica torre della cinta duecentesca che si conservi in tutta la sua altezza (e anche un pochino di più: fu rialzata quando nella seconda metà dell’Ottocento vi fu installato il primo serbatoio dell’acquedotto), costituisce, con l’adiacente tratto di cortina, il più significativo avanzo della prima cerchia di mura della città comunale.
La torre, restaurata all’esterno in anni recenti, ma in stato di abbandono all’interno, nonostante le proposte di riuso in passato non siano mancate, offre gli ambienti più adatti a ospitare una auspicabile mostra permanente sulle mura medievali, le cui tre cerchie caratterizzarono la città fino alla costruzione delle mura veneziane. Davanti a essa si susseguono le cinque arcate di un ponte di origine romana, che attraversa il Tronco Maestro del Bacchiglione (non il Naviglio come erroneamente riporta l’articolo), a ridosso del quale sorgevano i mulini da cui la porta ha preso il nome: anche a essi potrebbe essere dedicata una mostra permanente all’interno della torre.
Quanto alla promenade proposta (vedi qui) da Pesce, nulla da dire quanto al valore artistico, ci si chiede soltanto perché mai ogni iniziativa di valorizzazione debba passare attraverso la pavimentazione sistematica di ogni residuo spazio verde ancora miracolosamente conservato in una città che, come ormai noto, è ai primi posti in Italia per coefficiente di cementificazione. Golene e sponde di corsi d’acqua restino tali, per la gioia di chi lungo quei corsi d’acqua navigherà, alla scoperta delle mura, rinascimentali e comunali. Permettere la navigazione sul Tronco maestro è un obiettivo ben più concreto e rilevante che una ennesima passerella destinata all’abbandono, seppure nobilitata da (ben giustificati!) punti interrogativi d’artista.
Ugo Fadini, Comitato Mura di Padova
Concordo pienamente con quanto espresso da Ugo Fadini. Non ho nulla da aggiugere o da togliere, ma soltanto da sottoscrivere.
Una precisazione IMPORTANTE, onde evitare equivoci. Nei primi due capoversi, aggiunti dalla redazione di Ecopolis, si afferma che il Comitato Mura approva il progetto di Gaetano Pesce. Ciò non corrisponde a verità, come d’altra parte dimostra la lettura del resto dell’articolo, che riporta fedelmente il nostro intervento.
Il mio testo non contiene alcuna approvazione del progetto. Dire che una cosa di per sé è apprezzabile dal punto di vista estetico, ma del tutto sbagliata nei presupposti (il riferimento a Galileo) e nell’approccio metodologico (la pavimentazione delle rive e la cancellazione sistematica di ogni triangolo di verde “non attrezzato”, come se questo fosse un grave difetto) vuol dire che NON la si approva.
Spero che ora il concetto risulti chiaro. Questo ovviamente non vuol dire che non si debba fare nulla, a prescindere, ma semplicemente che “quel” progetto, in quella situazione, è sbagliato.
E concordo anche con questa precisazione di Ugo Fadini, che con l’occasione saluto cordialmente.
Complimenti, articolo illuminante. Grazie
prendiamo atto della precisazione di Ugo Fadini. L’esplicito riconoscimento, contenuto nell’articolo, del valore artistico del progetto dell’arch. Pesce, ci ha fatto ritenere che l’unica contrarietà del Comitato Mura riguardasse “la pavimentazione sistematica di ogni residuo spazio verde ancora miracolosamente conservato”, in questo caso riguardante le sponde del Tronco Maestro, affermazione che ci trova assolutamente d’accordo. Ci scusiamo per l’equivoco
Nel dubbio si chiede. I nostri padri dicevano “stultum est dicere PUTABAM”. Buona giornata.
forse non c’era dubbio.