Si è concluso venerdì scorso 5 aprile l’interessante ciclo di conferenze sul Parco delle mura e delle acque di Padova, promosso dal Comitato mura e dall’Ordine degli architetti con il concorso di varie altre associazioni e istituzioni.
Tante le idee emerse nei sette incontri, molte delle quali condivisibili. E tante le cose da fare. In tempi, però, inevitabilmente non brevissimi.
Intanto, come ha molto opportunamente ricordato la presidente dell’Ordine degli architetti Giovanna Osti durante la tavola rotonda conclusiva, incombono sulle mura progetti in fase avanzata di approvazione, alcuni totalmente in conflitto con ogni più elementare criterio di tutela del bene monumentale.
Il più sconvolgente e incredibile è l’abnorme palazzone della Nuova Pediatria (ne abbiamo parlato qui), destinato, qualora venisse realizzato, ad annientare visivamente il bastione Cornaro, capolavoro di Michele Sanmicheli, il più splendido manufatto di tutto il perimetro urbano cinquecentesco.
Vorremmo tuttavia qui richiamare l’attenzione su una struttura di meno clamoroso impatto, ma ugualmente incompatibile con le finalità della corretta conservazione e del restauro delle mura. Si tratta del ponte ciclopedonale galleggiante che dovrebbe collegare la futura area verde dell’ex piazzale Boschetti con i giardini dell’Arena, scavalcando il Piovego e planando a qualche metro dalla cortina muraria: un ponte incongruo, che andrebbe a interferire con la corretta percezione del continuum delle mura, già mortificate da intrusioni d’ogni tipo.
Anziché aggiungere nuovi motivi di contrasto, sarebbe il caso, piuttosto, di cominciare a eliminare qualcuna delle tante presenze estranee cresciute nei decenni sopra e intorno alle mura e rimodellare magari la golena nel tratto adiacente il torrione dell’Arena, eliminando innanzitutto – come prima e pregiudiziale operazione di restauro – la montagnola sulla quale è previsto si appoggi proprio il nuovo ponte, che così finirebbe inevitabilmente per compromettere ogni futuro intervento di rimozione dell’accumulo terroso e di restituzione di questa porzione di mura all’originaria condizione.
Si tratta di una struttura del tutto ingiustificata anche sul piano funzionale, visto che a pochi metri ci sono già ben due altri ponti che danno facile accesso ai giardini dell’Arena, vale a dire il ponte del Corso e soprattutto il ponte Milani, all’altezza di via Porciglia, quest’ultimo, tra l’altro, opportunamente destinato, nell’originario progetto, alla pedonalizzazione.
Insomma ci sembra ci siano ragioni più che sufficienti per stralciare il nuovo ponte dalle previsioni progettuali, con un considerevole risparmio, tra l’altro, di risorse, che potrebbero essere più utilmente destinate alle tante e urgenti opere di restauro di cui le mura abbisognano.
Renzo Fontana – Direttivo Italia Nostra