Dopo il Piemonte, il Veneto è la seconda regione alpina per numero di bandiere verdi assegnate da Legambiente alle buone pratiche locali in difesa dell’ambiente e contro l’emergenza climatica.
Per tutelare la fragilità delle zone montani causata dai cambiamenti climatici in atto è necessario, secondo l’associazione ambientalista, mettere in campo azioni innovative di difesa del territorio, replicando le esperienze virtuose che vanno in questa direzione.
Premiati nella nostra regione i Comuni della provincia di Belluno Rocca Pietore e Feltre per per gli sforzi tesi a restituire centralità alla montagna e per i lavori di rimessa in sicurezza dei luoghi colpiti dalla tempesta Vaia lo scorso ottobre.
Nella provincia di Verona i riconoscimenti per buone pratiche di sostenibilità sono andati invece all’allevatore Modesto Gugole che porta avanti la transumanza e a Nello e Giorgio Boschi che mantengono viva la tradizione delle carbonaie, attività nata dalla migrazione cimbri dalla Bassa Bavaria nel XII-XIII secolo.
«La tempesta Vaia ha mostrato con grande chiarezza quanto il cambiamento climatico possa essere repentino e toccarci in prima persona – dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – per affrontare la crisi climatica serve intervenire subito con politiche mirate ed efficaci e approvare piani di adattamento climatico che partano dai territori colpiti, mettendo al centro il protagonismo delle comunità; si pensi al caso di Feltre, che ha reagito all’emergenza mobilitando cittadini e associazioni: un lavoro incessante che prosegue con la realizzazione di un primo campo di volontariato nazionale per contribuire al ripristino dell’ecosistema.»
Insieme a otto bandiere nere, sono 17 i riconoscimenti (qui il report), due in più rispetto al 2018, con cui Legambiente ha premiato cittadini, associazioni e Comuni che si impegnano a tutelare e valorizzare in modo sostenibile le Alpi.
Sempre sul tema dei cambiamenti climatici è stato premiato il Comune di Chamois (AO), unico paese in Italia a non essere raggiungibile in auto che sta inoltre lavorando per diventare una comunità energetica oil free del tutto rifornita da fonti rinnovabili, mentre a Forni Avoltri (Ud) il gruppo di giovani della cooperativa COOPMONT di Collina ha avuto la bandiera verde per lo sforzo di tutelare la biodiversità, conservando la varietà agricola del Cjaput, il cavolo cappuccio.
Bandiera nera invece al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia per la comunicazione scorretta sui cambiamenti climatici in seguito alla tempesta di Vaia, perché per affrontare l’emergenza climatica serve “dire la verità” (ne abbiamo parlato qui)
«Oggi ai territori montani viene chiesto di fronteggiare con intelligenza gli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – per questo è importante mettere in campo azioni virtuose e sostenibili che tutelino e valorizzano davvero l’Arco Alpino e le buone pratiche premiate oggi dimostrano che ciò è possibile».
Secondo Legambiente per affrontare i cambiamenti climatici – in particolare nelle Alpi che vedono il doppio dell’aumento medio della temperatura – è necessario tanto moltiplicare le esperienze virtuose di gestione del territorio e delle risorse, quanto sviluppare finalmente un modello energetico distribuito e rinnovabile che sia un’opportunità per territori, famiglie, imprese.
Perché per fermare l’emergenza climatica serve una radicale inversione di rotta che riduca drasticamente le emissioni e metta al centro il necessario adattamento del territorio (ne abbiamo parlato qui).
Luca Cirese – redazione ecopolis