La recente scomparsa di Giuseppe Galasso, avvenuta lo scorso 12 febbraio, ci ricorda la conquista che ha saputo realizzare nel 1985.
Fu allora che, nella veste di Sottosegretario al Ministero dei beni culturali, pose le basi per la prima disciplina organica in difesa del paesaggio, introducendo a livello normativo una legge ad hoc, nota appunto come legge Galasso, poi integrata nel Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004.
Giuseppe Galasso, celebre storico napoletano e principale erede di Benedetto Croce, era uomo di grande cultura, animato da una ricca umanità e da una forte passione civile. In un’intervista del 2008 ha raccontato come si arrivò a questa famosa legge che ha segnato una svolta per la tutela del paesaggio in Italia.
La progressiva invasione edilizia, soprattutto lungo le coste e in alcune Regioni in particolare, stava sistematicamente distruggendo il territorio; la scarsa volontà di contrastare l’abusivismo aveva portato a uno stato di grave impotenza nella tutela del paesaggio prevista dall’articolo 9 della Costituzione.
Negli anni ’80 erano già in corso le campagne di Lega Ambiente, Fai e Italia Nostra e di altre associazioni ambientaliste, sostenute anche da giornalisti sensibili a questi temi, come Antonio Cederna. In questo clima di denunce ma soprattutto di disattenzioni e complicità, Giuseppe Galasso diventò progressivamente e senza clamore il protagonista della svolta.
Per difendere il paesaggio non si poteva più limitarsi a una politica di repressione: era necessario passare alla prevenzione. Secondo Galasso era necessario un provvedimento nel quale fossero già indicate quali erano le zone di particolare valore paesaggistico: invece di prevedere una infinita serie di piani di tutela per i luoghi individuati di volta in volta come di particolare pregio paesistico, si dovevano disegnare basi e criteri di una sorta di piano paesistico nazionale.
La svolta innovativa impressa dalla legge portò al superamento di una concezione puramente estetica del paesaggio: dal criterio della bellezza presente nella vecchia legge del 1939 si è passati a un criterio strutturale. Va salvata non la bellezza in sé ma la fisionomia del territorio, con le sue caratteristiche peculiari e secondo criteri oggettivi.
Siamo passati da una tutela puntiforme del territorio, limitata ad alcune località come Capri, Portofino e Venezia, basata sul criterio del bello, a una tutela generale del territorio attraverso il piano paesistico nazionale. Inoltre con la legge Galasso si è aperta la possibilità di inserire la tutela in un’azione più generale di politica economica e sociale.
Come tacere il ricordo di questa grande figura del mondo intellettuale italiano al quale dobbiamo una preziosa eredità, lo strumento di difesa delle bellezze del nostro territorio che altrimenti non avremmo saputo come preservare dagli assalti degli speculatori e dalle devastazioni ambientali.
Chi di noi non ha mai desiderato di staccare dalla quotidianità, anche solo per qualche ora, recandosi nei pressi di un bosco, di una montagna, di un lago o in riva al mare o in collina per godere in pace della dolcezza consolatoria della natura, quasi in senso bucolico. E se non altro, se parte di queste bellezze di cui godiamo oggi sono ancora intatte, lo dobbiamo anche a Giuseppe Galasso.
Roberta Di Luca, redazione ecopolis