Un giardino tutto speciale: è fatto di carta, ma emana atmosfere e odori di “un’isola, al centro del Mediterraneo, che ha tante storie da raccontare, fatte di fiori e di foglie, di frutti e di profumi”. È la Sicilia di Lucia Scuderi, straordinaria autrice e illustratrice di questo Giardino delle meraviglie (Donzelli, 2017).
Ed è la Sicilia di tutti gli scrittori, naturalisti e viaggiatori che nel corso dei secoli sono stati attratti e rapiti da questa terra. Come in una magica serra fatta di sola carta e colori, questo albo illustrato è uno scrigno di poesia, suggestioni e biodiversità.
Sfogliando queste pagine ci si immerge nella storia, ma anche nella botanica, nella letteratura e nella cucina, in un intreccio di sensazioni multiple, ricco come un viaggio. Un viaggio è sempre un’esperienza polisensoriale, fatta di ricordi visivi, ma anche di tracce olfattive e gustative.
Primo tra tutti: il gelsomino. “Piacciono tanto a nonna Rosa quei gelsomini di bella notte! […] quando ha raccolto i gelsomini con la sua cannuccia, siede all’ombra del pergolato, inforca gli occhiali e infilza uno ad uno quei gelsomini…finché non ne forma una bella rosa bianca, piena, dal profumo intenso e soave…”. Queste parole di Pirandello si intrecciano con un’illustrazione meravigliosa e con una ricetta che svela il trucco per realizzare la “sponza”, “una sorta di fiore tradizionale fatto a mano e rigorosamente di sera, utilizzando i boccioli di gelsomino colti sul punto di sbocciare e di sprigionare il loro profumo”.
Ma non manca l’attenzione ai gusti più autentici e forti. Come il cappero: “pianta perenne e cespugliosa”, che ama il clima arido e asciutto e che è capace di crescere “nelle crepe dei vecchi muri e sulle rocce”. “Mangiandoli con uva passera i capperetti rallegrano il cuore e destano l’appetito” (parola di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote di quello famoso). E naturalmente tra le righe trovi anche una deliziosa ricetta; o se invece non vuoi mangiarli quei capperetti puoi ammirarne il fiore, tripudio di bellezza.
Ma forse è una sola la parola che racchiude la Sicilia e la sicilianità. È quella che, entusiasta, dice: “Benvenuto!”. Sapete quale pianta simboleggia questa calda accoglienza? La Bouganvillea, romantico cespuglio rampicante che è stato portato in Sicilia da un esploratore francese vissuto nel Settecento (Louis de Bouganville appunto) che in Brasile era rimasto affascinato da quella coltre cremisi di “fiori” (che in realtà sono foglie modificate, brattee).
Nell’ immaginario di noi tutti c’è anche l’azzurro a simboleggiare il paesaggio mediterraneo, i colori del cielo e del mare. L’azzurro del Plumbago, definito anche gelsomino azzurro, e che catturò l’attenzione persino di accademici francesi dell’Ottocento: “il mio primo pensiero, quando ricorderò Siracusa, non sarà per i resti del passato, ma per i rampicanti dai grandi fiori blu, che si appoggiano sui muri, sugli alberi degli aranci e poi scendono in cascate di verdi catene”, così scriveva Renè Bazin, nel suo Viaggio in Sicilia, del 1893.
E se ancora non avete messo in programma un viaggio anche voi, iniziate a farlo sfogliando questo ammaliante albo illustrato. Sentirete il profumo delle polpette cotte alla griglia su foglie di limone, e troverete il gusto delle scorzette di arancia candite, e il peso leggero dei semi di carrubo, che hanno dato il nome a quell’unità di misura tanto preziosa, che è quella dei “carati” dell’oro. Come in una sorta di “teca della biodiversità” in questo albo troverete ben 23 piante, sia endemiche che esotiche, che testimoniano quanto la Sicilia sia stata terra d’incontri, fruttuosi e fecondi.
Chiara Sallemi