OSE è l’acronimo per Open Source Economy. L’idea è partita da un fisico 39enne americano con un Phd Fusion Energy, Marcin Jakubowski, ritiratosi a coltivare una fattoria nel Missouri dopo una vita passata da Consumatore. Vista l’impossibilità di riparare il suo vecchio trattore se ne è costruito uno nuovo, smontabile in ogni sua parte, con motore sostituibile e ruote che si smontano in 5 minuti, ad un costo pari ad un decimo (1/10) di quelli commerciali e molto più robusto. Ha progettato assieme alla community, oltre al trattore, 50 macchinari ripensati con criteri ecologici necessarie per vivere con le comodità moderne. A lui si è aggiunta una comunità internazionale che lo aiuta con idee, progetti, test delle macchine. Al momento hanno costruito 20 delle 50 macchine previste..
In Italia il 1° gennaio 2012 è nata OSE Italia a Padova, che ha già prodotto due macchine per la produzione di mattoni di terra cruda per la bioedilizia, e sta progettando una macchina per la lavorazione industriale delle fibre di canapa. Il ciclo di vita di queste macchine non risponde all’attuale paradigma di “usa e getta”, non prevedendo obsolescenza programmata, ma una manutenzione/personalizzazione/implementazione in modo quanto più esteso si possa immaginare.
Tutto parte dal Software Open Source, gratuito nell’uso e aperto alla personalizzazione. Con esso si possono riprodurre, sviluppare, correggere tutte le applicazioni, rese poi disponibili nella piattaforma Open Source Hardware (OSHWA) i cui progetti e schematiche sono liberamente scambiati in rete. Inoltre le varie comunità che lo producono sono disponibili su web per dare assistenza. La formazione di queste comunità non si basa solo su Internet ma anche su gruppi locali che lavorano assieme in compresenza fisica.
Questo modello si è esteso alla produzione di macchine agricole ed industriali ecologiche, tanto da fondare un nuovo paradigma economico: parliamo di Open Source Economy ma anche Ecology, un modello di business Open Source che permette anche di viverci e guadagnare.
Cosa c’entrano queste tecnologie e queste metodologie di sviluppo con l’ecologia? Open Source Ecology produce macchinari che inquinano meno quando vengono usate ma soprattutto abbatte o elimina la produzione di materiali non riciclabili, risparmia energia di produzione, risparmia energia di rigenerazione e riciclo, risparmia energia di trasporto perché le macchine vengono prodotte in modo decentralizzato vicino al posto in cui vengono usate, risparmia tutta l’energia mangiata dalla pubblicità perché tutte le informazioni sono veicolate su Internet. Legare questa metodologia di sviluppo a prodotti di uso comune comporta l’eliminazione dell’obsolescenza programmata ed intrinseca, sostituita con il continuo ammodernamento e ricontestualizzazione dei prodotti, dei materiali usati, dei criteri di progettazione. Obiettivo finale, il riciclo e la riparazione continua dei prodotti e dei macchinari.
Il progetto Open Source Ecology comprende un kit di 50 macchine agricole ed industriali. Un esempio dei molti progetti esistenti in rete e simili nei principi è Wikispeed, un’automobile modulare Open Source, oppure il SolarFire, un concentratore solare in grado di produrre energia tramite la rifrazione della luce, o la RepRap, una stampane Stereolitografica, o 3D printer, che produce oggetti solidi nelle tre dimensioni, ma ve ne sono molti altri, tutti documentati e reperibili in rete.
Riferimenti: Jacopo Amistani Guarda,+ 39 342 758 7027 , info@opensourceecology.it, www.opensourceecology.it
Annachiara Capuzzo – Redazione di Ecopolis
Sulla terra cruda:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=24856