Consumo di suolo e rigenerazione: brutta proposta di legge regionale

rigen urb 3Il progetto di legge n. 390/2013 della Giunta Regionale, partendo dalla constatazione che il Veneto è una delle prime regioni italiane per urbanizzazione del suolo (12,7% della superficie regionale, con un valore record del 20,2% nella provincia di Padova) propone alcune norme finalizzate al contenimento del consumo di suolo per promuovere la rigenerazione urbana.

Finalità condivisibili ma, a fronte dell’urbanizzazione del territorio inarrestabile anche nell’attuale periodo di crisi (cfr. Rapporto dell’ISPRA, marzo 2014), ci si sarebbe aspettati un provvedimento di immediata efficacia, tale da imporre una drastica moratoria all’urbanizzazione di nuove aree, in attesa di una revisione degli strumenti della pianificazione urbana e territoriale.

Il Progetto di legge della Giunta Regionale, invece, non stabilisce alcun criterio per la revisione della pianificazione esistentee rinvia ad un futuro provvedimento di Giunta la definizione dei limiti al consumo di suolo. Per ora si limita a vietare che nei Piani degli Interventi siano inserite aree di nuova urbanizzazione che superino il 50% del fabbisogno aggiuntivo previsto dai Piani di Assetto Territoriale (PAT), prescrivendo inoltre che tali urbanizzazioni siano adottate entro e non oltre sei mesi dall’entrata in vigore della legge.

[segue una sintesi delle osservazioni al Progetto di Legge n. 390/13 della Giunta Regionale del Veneto. Trovi QUI il documento completo]

Una norma del tutto insufficiente in quanto la moratoria del 50% non incide sulle aree di espansione urbana previste dai Piani Regolatori vigenti, bensì solo sulle teoriche ulteriori potenzialità espansive previste dai PAT di recente approvazione.

Il problema di fondo invece è quello del sovradimensionamento dei PRG vigenti,  acriticamente riconfermato nella quasi totalità dei PAT, che prevedono l’urbanizzazione di consistenti parti del territorio comunale ancor oggi utilizzate a fini agricoli. L’attuazione di queste previsioni consente un incremento di circa il 40% (!!) dell’attuale superficie urbanizzata (v. Relazione al PTRC del 2009). Più di due volte e mezzo del consumo di suolo realizzato dal 1983 al 2006.

Se si vuole porre un freno al consumo di suolo nella nostra regione occorre rimettere in discussione le previsioni degli stessi PRG o Piani degli Interventi vigenti. Così come è necessario che i limiti alla trasformazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU), previsti dalla legge urbanistica regionale (n.11/04), vadano applicati a tutte le aree di espansione dei vecchi piani regolatori che hanno ancora caratteristiche agricole e non solo alle sole nuove aree di espansione previste dai PAT.

La proposta di legge, invece, non rimette in discussione la pianificazione esistente, ma si limita a fissare un termine di tre anni dall’approvazione della legge per approvare i piani attuativi delle aree di espansione. Una norma di per sé condivisibile se i vigenti piani fossero stati dimensionati correttamente, ma che nella situazione reale rischia solo di innescare una corsa all’attuazione di inutili lottizzazioni.  Inoltre è prevista una serie di deroghe talmente ampia che di fatto impedisce alla legge di conseguire le proprie finalità.

Sotto questo profilo ben più coerente ed incisiva è la proposta di legge d’iniziativa popolare presentata da “Salviamo il paesaggio che: subordina ogni nuova pianificazione e consumo di aree libere al Censimento del patrimonio edilizio da parte dei Comuni, con verifica della possibilità di riorganizzare gli insediamenti e le infrastrutture esistenti, pone come limite alle aree edificabili dei P.R.G. il 10% di quelle già urbanizzate e prescrive, come già attuato dalla regione Toscana, una apposita “Perimetrazione di salvaguardia del territorio”, che definisca in relazione allo stato di fatto i confini del territorio urbanizzato, classificando le aree esterne come aree agricole e/o di tutela ambientale e paesaggistica.

Anche sul tema della rigenerazione edilizia e urbana il testo normativo è inadeguato. In pratica si punta sulla ripresa delle iniziative private, con incentivi che richiamano i recenti “piani-casa”, che ben poco hanno a che fare con il concetto di rigenerazione. Nessun indirizzo viene dato sulle caratteristiche dei processi di rigenerazione di estesi ambiti urbani. Si delegano i Comuni ad individuare  ambiti di degrado, sulla base di categorie talmente generiche che potrebbero comprendere tutti i quartieri delle nostre città.

Meglio si sarebbe potuto fare guardando alle esperienze realizzate nelle principali città europee in cui i programmi sono stati attuati su aree rigorosamente selezionate, con concentrazione delle risorse nelle situazioni di effettiva emergenza sociale, economica ed ambientale, sperimentando soluzioni innovative ed esemplari in grado di essere d’indirizzo per l’avvio di più estesi processi di riqualificazione urbana.

Sul punto, il testo di legge può tuttavia essere positivamente emendato recependo i contenuti del documento “Un patto per un Programma regionale di Rigenerazione Urbana: obiettivi e valori per le città venete del futuro”, presentato a conclusione del Convegno tenutosi lo scorso 3 dicembre nell’Aula Magna dell’Università di Padova e sottoscritto da ben diciotto enti, istituzioni ed associazioni regionali.

Sergio Lironi – Osservazioni al PdL della Giunta Regionale del Veneto n. 390

Sintesi a cura di Lorenzo Cabrelle