Sono una sessantina le Associazioni e le Aziende in tutta Italia (molte in Veneto, e fra queste moltissime a Padova e provincia) facenti parte del Coordinamento Zero O.G.M. (http://zeroogm.wordpress.com/) che con l’inizio della primavera ha lanciato una vera propria campagna di boicottaggio dei prodotti derivati da O.G.M.
Tutti noi consumatori siamo invitati a firmare una petizione per bloccare il TTIP (link https://stop-ttip.org/firma/) che è un trattato di libero commercio che gli U.S.A. e l’Unione Europea stanno cercando di concludere da circa un anno e che rappresenta un tentativo di ulteriore erosione delle garanzie conquistate in anni di lotte sociali sui temi degli O.G.M., dei prodotti alimentari, della tutela alla salute, della salvaguardia dell’ambiente, del diritto al lavoro. Non solo, ma anche un vero e proprio attacco agli Stati che volessero contrastare il potere e gli interessi delle multinazionali in questi campi.
Come noto, in Italia non è permesso coltivare O.G.M. (Decreto Interministeriale del 22/01/2015), ma non ne è vietata l’importazione e la commercializzazione, anzi dai dati a disposizione si scopre che l’80% dei mangimi viene prodotto con piante geneticamente modificate. Ma nella carne, nelle uova, nei latticini prodotti dagli animali che si nutrono di quel mangime non vi è traccia di questa informazione, per cui il consumatore è perfettamente ignaro del fatto se sta consumando o meno indirettamente prodotti di derivazione O.G.M.
Il Coordinamento Zero O.G.M. porta degli esempi molto espliciti di aziende e di prodotti che non danno questa informazione, anzi che indirettamente ne ammettono la presenza senza però dichiararlo. Per esempio il Gruppo Veronesi (che fra gli altri comprende i noti marchi AIA, Negroni, Wudy, Dakota) che dichiara tranquillamente di importare diverse migliaia di tonnellate di soia O.G.M. al mese, lasciando immaginare dove vanno a finire visto che gestisce la filiera completa. O prodotti dell’eccellenza agro alimentare italiana come il Consorzio del Parmigiano Reggiano o del Grano Padano che nei loro disciplinari non escludono se non addirittura ammettono l’utilizzo di mangimi contenenti O.G.M.
Con l’Expo di Milano dal titolo “nutriamo il pianeta” alle porte, i sostenitori della campagna oltre ad avanzare molti dubbi sulla salubrità dei prodotti ottenuti da O.G.M. ricordano che con questa tecnica certamente non si abbatte (se non si aumenta addirittura) l’utilizzo dei pesticidi, si mette a rischio oltre che la biodiversità e la specificità di ogni regione anche la sovranità alimentare attraverso la privatizzazione dei semi, concentrando in un vero e proprio oligopolio la produzione dei beni primari.
Dalla scorsa settimana è partita quindi un’azione di volantinaggio davanti ai principali punti vendita della Grande Distribuzione con l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori ma anche le stesse Direzioni dei supermercati sull’importanza dell’informazione e della consapevolezza in merito al fondamentale tema dell’alimentazione.
L’esplicita richiesta ai commercianti di mangimi o prodotti derivati da animali è quella in primis di garantire, anche attraverso forme di pressione sui fornitori, tracciabilità e trasparenza sui prodotti in vendita con chiare indicazioni di presenza di materiale transgenico nell’alimentazione degli animali o in qualsiasi altra componente di prodotto. Ma contemporaneamente anche quella di mettere in calendario da subito la conversione delle proprie filiere in prodotti liberi da OGM.
Coordinamento Zero O.G.M.