A Cittadella un convegno su “Acqua bene pubblico. Pianificare gli interventi sostenibili nel territorio del Brenta” consente una riflessione e una strategia.
Gli obiettivi del Convegno erano quelli di informare gli stakeholders e la popolazione e di favorire un dialogo tra il Enti almeno su tre temi di vitale importanza nel territorio: La situazione degli acquiferi nel bacino del Brenta; Il campo pozzi di Carmignano-Camazzole, che dopo il loro acquisto dalla Regione da parte di Etra, sono totalmente gestiti e controllati dal Consiglio di Bacino; La gestione irrigua e le problematiche della falda.
La terribile siccità dell’estate 2022 ha evidenziato ed esasperato alcune problematiche già esistenti, cioè in agricoltura la domanda di acqua può superare l’offerta in determinati periodi dell’anno, esistono segni sempre più evidenti che il campo Pozzi di Camazzole non possa sopportare la prevista apertura di una nuova condotta verso Vicenza e quindi sopportare il prelievo massimo di 1800 l/sec. Zone umide, come la Palude di Onara , le Risorgive di Bressanvido e San Pietro in Gù, tutelate dalla Comunità Europea per il grande pregio paesaggistico e la biodiversità, e altre Risorgive sono andate in secco.
Le relazioni innanzitutto hanno sottolineato, con riferimento a studi e dati, che la grande siccità di quest’anno non possa considerarsi un evento eccezionale e non ripetibile ma , al contrario, ci sia da aspettarsi il ripetersi di eventi simili. Il Bacino idrografico del Brenta è caratterizzato da una relativa disponibilità d’acqua che finora ha garantito l’acqua per tutti nei suoi molteplici usi (uso umano, irriguo, idroelettrico, turistico-ricreazionale). La grande siccità di quest’anno ci ha ricordato che, quando la coperta diventa corta, esistono delle priorità da rispettare che sono normate dall’art 167 del Codice dell’Ambiente (DLgs 152/2006): “1. Nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorse idriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni in atto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura di cui alla legge 5 febbraio 1992, n.102”.
Con le finalità di garantire il più possibile l’acqua per tutti, le priorità sono : 1) Aumento delle risorse con accumuli-utilizzo-riciclo stagionale delle acque disponibili, ricarica-ravvenamento dell’acquifero, invasi di raccolta acque. 2) Risparmio delle risorse che richiede scelte politiche precise e richiede grande collaborazione e consapevolezza da parte dei cittadini, cioè una cittadinanza attiva e il ricorso a programmi di Educazione civica-ambientale.
La Ricarica delle falde. La questione della ricarica è stata più volte richiamata, era il rimedio cardine nell’Accordo di Programma Regione/Enti (DGR2407-2011) ed era già stata dichiarata necessaria con la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA-2008) dalla Regione per la realizzazione dei prelievi dai pozzi a Camazzole di Carmignano di Br. ; questi prelievi acquedottistici servono un terzo del veneto (v. SAVEC) con ottima acqua oligominerale (tanto che viene imbottigliata con enormi profitti da San Benedetto e dall’Acqua Vera-San Pellegrino). La ricarica è centrale per i prelievi citati e riguarda la possibilità di essere utilizzata in ampi territori permeabili della fascia pedemontana.
E’ stata richiamata l’importanza di intervenire anche nella Linea delle Risorgive (fascia delle risorgive) così da poter bloccare l’estinzione delle stesse e ridare vita ad altre, con grandi vantaggi per l’equilibrio idrico , per la natura e per il paesaggio. E’ stata ribadita l’utilità-necessità di realizzare, in misura più estesa possibile, le Aree Forestali di Infiltrazione : le AFI sono un sistema di ricarica della falda che prevede la distribuzione delle acque, nei mesi non irrigui, all’interno di aree appositamente allestite con una rete di scoline e atri accorgimenti. Il Consorzio Brenta gestisce il sistema delle acque superficiali e per l’ irrigazione nei nostri 52 Comuni su circa 70.000 Ha. Si occupa quindi di irrigazione a scorrimento in 20.000 ettari e di irrigazione con impianti pluvirrigui in 10.000 ettari e rivolge una particolare attenzione alla precaria situazione delle risorgive.
La ricarica era al centro dell’Accordo di Programma tra Comuni, Province, Regione, Consorzio Br. ed ETRA (scaduto nel 2017) e prevedeva la realizzazione di un sistema di ricarica, a monte della fascia delle risorgive nella zona di Marostica, Bressanvido, Sandrigo…., chiamato progetto “Democrito”; questo non è stato finanziato dalla Regione ma il Consorzio B. sta predisponendo delle opere adatte per la sua realizzazione, è doveroso riprendere quanto sospeso e formalizzato a suo tempo, tenuto conto che Consorzio e Comuni capofila hanno chiesto il rinnovo dell’Accordo di Programma. Molto importanti sono le 16 AFI che il Consorzio Brenta ha realizzato ; ogni ettaro di terreno sistemato allo scopo prevede un milione di mc./anno d’acqua ricaricata. E’ necessaria un’azione coordinata per questi validissimi obiettivi. Da evidenziare e rivalutare ed estendere il “Contratto Risorgiva” che Comuni e Consorzio Brenta hanno sottoscritto. L’ing. Niceforo ha comunicato che le aree di ricarica realizzate dal Consorzio coprono oggi solo 16 ettari e che il Consorzio ha in progetto di portarle a 50 ettari con un’infiltrazione di acqua per 50 milioni di mc. anno (problema finanziamenti).
Gli Invasi e laghetti. L’ANBI -Consorzi di Bonifica del Veneto- ha in fase di programmazione una serie di invasi e laghetti da realizzare in cave dismesse per la raccolta delle acque, da usare sia come laminazione in caso di piena, sia per la riserva in caso di scarsità d’acqua con benefici diffusi. Durante l’ultima grande siccità si è dimostrato strategico il lago del Corlo, le cui acque hanno evitato la perdita delle colture in pianura; la Regione Veneto ha una lunga trattativa in atto con la Regione Trentino Alto Adige per la realizzazione dell’invaso del Vanoi che conterrebbe 38 milioni di mc., mentre il Corlo ne contiene 33 milioni.. Inoltre l’ANBI condivide la necessità di intervenire per la salvaguardia delle risorgive.
CONCLUSIONI
1 L’Accordo di Programma, scaduto nel 2017, va rinnovato. Il Consiglio di Bacino ed ETRA hanno presentato i dati sui prelievi dai Pozzi di Camazzole /Carmignano di Br. dimostrando il rispetto dei 1300 mc/s circa. E’ stato comunicato che nel marzo 2020 il Genio ha autorizzato fino a 1800 litri al secondo con un collaudo durato qualche mese di misura del livello di falda dopo un prelievo massimale di 950 l/s (800+950) dichiarando che la falda non si è abbassata. Ad agosto 2022 nel Campo Pozzi di Camazzole è stato misurato un abbassamento di falda di più di 60 centimetri. Questi passaggi andrebbero confrontati con le prescrizioni dell’Accordo di Programma prima citato che dovrebbe essere rinnovato. La previsione della Commissione Tecnica, magari allargata ad Associazioni portatrici d’interessi dei cittadini, non pare in alcun modo superata bensì quanto mai utile.
2 “Il miglior modo per accumulare l’acqua è quello di metterla in falda” (Ricarica) parafrasando le conclusioni del recente Documento del CIRF Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, Venezia 2022. Appoggeremo in ogni modo i progetti indicati che vanno in questo senso.
3 Per sostenere l’agricoltura del nostro territorio e garantire il “minimo deflusso ecologico” del fiume, riconosciamo la necessità dei bacini di accumulo, anche se vanno sempre rispettate le compatibilità ambientali e le giuste aspettative delle popolazioni locali.
4 Un modo fondamentale per risparmiare acqua potabile è quello di continuare a lavorare per ridurre le perdite degli acquedotti. I Consigli di Bacino del Veneto hanno presentato progetti al Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza per la riparazione delle perdite degli acquedotti (dal 30% al 50%) per un importo complessivo di circa 200 milioni di euro; questo significa che i Comuni del Bacino Brenta NON dovrebbero mai più chiedere la ripartizione degli utili del bilancio di ETRA spa, ma utilizzarli per questi investimenti.
5Legambiente manterrà l’attenzione su un Progetto di risezionamento (scavo di circa 2-3 metri) dell’alveo del Brenta per un tratto di 2 km a monte del ponte di Fontaniva. Negli ultimi anni in vari documenti ufficiali sono stati riconosciuti i danni derivati dalle escavazioni in alveo ,avvenute nei decenni precedenti, le quali hanno causato un abbassamento di 6/7 metri dell’alveo e delle falde. I vari Enti sono tenuti a contrastare eventuali ritorni di questo incredibile progetto.
Le considerazioni principali sono state riassunte sulla base delle presentazioni dei Presidenti degli Enti , di Legambiente Veneto e delle relazioni del prof. Rinaldo (università di Padova), del dr. Moretto (ANBI veneto), dell’ing. Niceforo (Consorzio Bonifica Brenta) e della dr.ssa Cristofani (Consiglio di Bacino Brenta) e del Dibattito.
Legambiente Alta Padovana
foto: andreatosatophotographer